I migliori cantanti, come Andrea Bocelli e Paolo Conte, lo evitano come anche la sua esposizione floreal-kitsch. I contendenti sono per la maggior parte giovani speranze, più alcune vecchie glorie al crepuscolo della carriera. La vera attrazione del Festival è la nostalgia.
Sanremo ricorda alla gente la felicità e la spensieratezza di un'Italia che non c'è più e, in giorni di onnipresenti rap importati e rock che pulsano nei locali, molti italiani lo trovano rassicurante.
È appena iniziato, dopo un'incessante pubblicità durata poco meno di un anno (manco fossimo all'elezione del premio Nobel per la pace), il "grande evento musicale" (che perdonatemi l'eccesso, ma di musica vera e propria solo qualche nota di straforo), la kermesse musicale italiana più attesa dell'anno. Il solo ed unico Festival (perché è l'accento sulla A a fare la differenza) di Sanremo, tutto il resto?
È meglio.
Sanremo, come si è ormai soliti chiamare l'evento musicale che si tiene nell'omonima città ligure, nonostante vanti una storia lunga ben 74 anni, pare continui ad occupare una posizione di rilevanza nello scenario musicale italiano ed internazionale.
Nasce come una gara durante la quale, inizialmente, artisti italiani eseguivano canzoni inedite e una giuria selezionava la canzone vincitrice, tant'è che la partecipazione al festival ha contribuito al lancio della carriera musicale di molti artisti del calibro di Mina, Celentano, Morandi, Battisti e tanti altri grandi del panorama della musica italiana.
Gli ultimi decenni però hanno visto la kermesse interessata da varie trasformazioni, che susseguono l'andamento e/o il decadimento culturale del Paese, privilegiando e soddisfacendo principalmente le richieste di un mercato discografico basato su quanto più commerciale sia uno specifico pezzo musicale, piuttosto che su quanto sia musicalmente valido, artista ed interpretazione compresa.
Tali cambiamenti hanno influenzato persino l'immaginario comune, ridefinendone l'aspetto e l'impatto sul pubblico.
Se un tempo il festival si è contraddistinto per l'eterogeneità di interpreti e di generi musicali, lasciando spazio anche alla presentazione di canzoni più impegnate dal punto di vista sociale e politico, oggi, sembra essere più orientato verso l'omogeneità dei brani musicali, rinunciando all'originalità e personalità dell'interprete, premiando l'estensione dell'auto-tune.
Neppure la presenza di artisti internazionali, gli spettacoli di intrattenimento e momenti socialmente impegnativi restituiscono all’evento la sua autenticità e il ruolo avanguardista nel panorama della musica italiana.
Se da una parte il festival della canzone italiana continua a interessare milioni di spettatori, alimentando la passione per lo stesso ad ogni nuova edizione, dall’altro si assiste ad un notevole aumento del disinteresse, alimentando di fatto un continuo dibattito sulla sua “evoluzione”, anche nel ruolo di talent-scout musicale.
Tant’è che tutt’oggi e fino alla conclusione della gara, il “santo ligure” sarà sulla bocca di tutti; nel bene o nel male, purché se ne parli.
Alla contemporaneità è preferibile il vintage, il modo migliore per celebrare le diversità e la non conformità verso tutto ciò che è produzione di massa e la noia dell’omologazione che spesso predomina.
Vintage: un ottimo riferimento al festival di Sanremo delle edizioni passate, alle canzoni indimenticabili e i momenti iconici che hanno contribuito a costruire la storia della musica italiana. Rimandi che interessano le icone della moda e della musica dell'epoca, alle esibizioni teatrali e ai vivaci discorsi dei presentatori che hanno caratterizzato le edizioni storiche.
“Vintage" potrebbe essere un modo riscoprire e valorizzare il patrimonio musicale del Festival.
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2024-02-08 18:51:50
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