Bullismo, cyberbullismo, aggressività sessuale, dipendenze di vario tipo, sono alcune delle manifestazioni del disagio giovanile. Ma, al contempo, rappresentano l'incapacità di molte famiglie e della scuola ad essere ambiti di formazione globale.
Gli educatori veri, motivati, consapevoli del proprio ruolo, sono rimasti in pochi.
Prima genitori distratti e talora immaturi, poi insegnanti burocrati, non sono testimoni di valori che possano contribuire alla costruzione di una identità adulta.
Anche perché questi valori neppure loro li possiedono.
E certamente la politica non aiuta, anzi contribuisce a peggiorare il contesto.
La classe politica ha responsabilità enormi, e per essa la scuola non rappresenta una priorità del Paese.
L'edilizia scolastica è fatiscente e le risorse economiche destinate alla formazione sono ridotte.
A memoria d'uomo è difficile trovare un ministro della istruzione che sia stato all'altezza del proprio compito.
L'ultimo in ordine di tempo, Giuseppe Valditara, sta poi toccando il fondo. Ha una concezione anomala, formale e punitiva dei percorsi formativi.
Ha indicato la "mortificazione" come metodo educativo per correggere i comportamenti sbagliati degli alunni.
Il "nostro" ineffabile ministro, anni fa di AN e adesso della Lega, ha testualmente affermato: "Se le scuole elementari e medie scoprissero l'uso del grembiule e i docenti insegnassero l'uso del 'Lei' ne guadagnerebbe il decoro della scuola e degli alunni".
Maria Montessori, Danilo Dolci, don Lorenzo Milani si stanno rivoltando nella tomba.
Valditara sconosce il significato di "comunità educante", forse perché, poveretto, ha avuto un'infanzia difficile.
Uno così, se dipendesse da me, non lo vorrei neppure come custode notturno di una scuola.
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2024-02-09 08:37:16
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