Inaugurata a Savona in Piazza Giulio II, alla presenza del Consigliere comunale Aureliano Pastorelli e del Consigliere Regionale Roberto Arboscello, la prima installazione italiana della PANCHINA VIOLA contro l’abuso sessuale sui minori e persone vulnerabili.
L’iniziativa presentata dal fondatore e portavoce della Rete L’ABUSO, Francesco Zanardi non solo pregia la Città di Savona in quanto promotrice, ma vuole dare un senso sociale che vada oltre ad una semplice panchina colorata.
Una panchina colorata di viola non salva i bambini e non cura chi è stato abusato.
Deve servire da simbolo agli adulti, alla società civile, a chi può o deve tutelare minori o persone vulnerabili, a non chiudere gli occhi, a non voltarsi dall’altra parte, ma ad intervenire.
In questo purtroppo siamo ancora molto indietro in Italia, abbiamo ancora difficoltà; perché ci fa paura; perché ci imbarazza; perché non lo riteniamo un non nostro problema intervenire nei casi di violenza, troppo spesso dimenticando che siamo noi gli occhi e gli orecchi di chi è in difficoltà oltre che della giustizia. Siamo noi che dobbiamo civilmente tutelarci, partendo dai nostri figli, dai nostri nipoti, dai nostri cari facendo prevenzione, denunciando.
Non possiamo pretendere che siano le vittime a farlo perché in quanto tali non ne hanno le risorse, spesso non ne hanno la forza ed è per questo che siamo a dover intervenire. Perché chi è fragile o non in grado di potersi tutelare da sé, possa contare sugli altri e su una concreta e civile società, non restando solo.
L’iniziativa è stata patrocinata e promossa dalla Rete L’ABUSO, ECA Global Justice Project e dal Coordinamento italiano Italy Church Too e nelle prossime settimane vedrà non solo in Liguria altre nuove istallazioni tra cui Enna, in Sicilia, a Roma ed in altri comuni d’Italia dove i sopravvissuti insieme ai membri locali dell’Associazione stanno contattando le varie amministrazioni locali.
Rete L’Abuso – Associazione Sopravvissuti agli abusi sessuali del clero
“Ringraziando” la disinformazione di massa del Secolo XIX (La Stampa e La Repubblica Redazioni liguri) sulla Panchina Viola di Savona; Secolo che il giorno dell’inaugurazione pubblica una panchina che sarà inaugurata il 15 marzo
Certamente un pessimo esempio di informazione stampa, opposto peraltro al messaggio civile e sociale in tutela dei minori (Figli e nipoti pure delle redazioni) al quale la stessa panchina, come le altre si ispira; “Una panchina colorata di viola non salva i bambini e non cura chi è stato abusato.
Deve servire da simbolo agli adulti, alla società civile, a chi può o deve tutelare minori o persone vulnerabili, a non chiudere gli occhi, a non voltarsi dall’altra parte, ma ad intervenire.
In questo purtroppo siamo ancora molto indietro in Italia, abbiamo ancora difficoltà; perché ci fa paura; perché ci imbarazza; perché non lo riteniamo un non nostro problema intervenire nei casi di violenza, troppo spesso dimenticando che siamo noi gli occhi e gli orecchi di chi è in difficoltà oltre che della giustizia. Siamo noi che dobbiamo civilmente tutelarci, partendo dai nostri figli, dai nostri nipoti, dai nostri cari facendo prevenzione, denunciando.
Non possiamo pretendere che siano le vittime a farlo perché in quanto tali non ne hanno le risorse, spesso non ne hanno la forza ed è per questo che siamo noi a dover intervenire. Perché chi è fragile o non in grado di potersi tutelare da sé, possa contare sugli altri e su una concreta e civile società, non restando solo”.
Ancora una volta il Gruppo Gedi, almeno per quanto riguarda il triste monopolio assoluto della Liguria, per quanto concerne la carta stampata, puntualmente si “pregia” per essere mezzo non solo di censura e distrazione di massa.
Ma veniamo agli ultimi fatti, quando sabato 24 febbraio (malgrado ampiamente pubblicata su tutte le testate online savonesi) il Secolo XIX pubblicava (vedi foto a lato) un’iniziativa al quanto “distraente”.
Sempre di una panchina, ma per il 15 di marzo prossimo.
Sicuramente una notizia lodevole, peccato la puntuale omissione di quella del giorno stesso, neppure citata lontanamente, malgrado la stessa testata avesse intervistato i promotori e i loro sostenitori, quindi fosse indubbiamente ben a conoscenza.
Un lavoro (quello del Secolo XIX da dopo che è stato assorbito da Gedi) che va sottolineato per la carenza deontologica oltre che i demeriti, nell’informazione.
A questo proposito chiederemo sia al Garante che all’Ordine opinione non solo per l’assenza di pluralità di informazione e censura da parte della carta stampata in Liguria, ma un intervento riguardo al disconoscimento dei principi deontologici che costituzionalmente danno privilegi (ai fini democratici) all’informazione, che vengono a nostro avviso meno in queste circostanze, ben lungi da quella che è l’informazione, nei fatti discriminante di fasce deboli e minoranze.