Negli anni '80, quando ormai si era abbandonata la logica keynesiana dell'economia, in seguito alla crisi petrolifera del '73, e si era passati ad una visione neoliberista, con una libertà di movimento dei capitali ed una finanziarizzazione dell'economia che presupponevano non una distribuzione della ricchezza ma la sua concentrazione in poche mani, abbiamo avuto alcune scelte importanti fatte in Italia.
Con una lettera Ciampi comunicò al ministro delle finanze di allora che era intenzione della Banca d'Italia di non riassorbire i Bot invenduti sul mercato. Il ministro delle finanze, Andreatta, si disse d'accordo.
In questo modo, per piazzare i bot, bisognava ricorrere solo al mercato. Questo passaggio fu fatto con semplici lettere senza passare dal Parlamento.
Il debito pubblico che agli inizi degli anni '80 era del 58% del Pil schizzò agli inizi degli anni '90 al 120% del Pil. Convenzionalmente si ritiene che un debito pubblico del 60% è accettabile mentre debiti superiori devono portare a scelte di rientro.
Quindi, il grande debito pubblico venne generato da queste scelte. Per rientrare dal debito, negli anni '90 si decise di dover dismettere i beni pubblici, banche, industrie ed infrastrutture. Uno dei principali artefici delle privatizzazioni dei beni pubblici italiani fu Mario Draghi, espressione di interessi dei grandi gruppi finanziari. Nonostante dette dismissioni il debito pubblico è sempre cresciuto.
Lo stesso Draghi, a capo della BCE ha favorito una compressione dei salari e dello stato sociale con precarizzazione del lavoro per avvantaggiare sempre i grandi gruppi finanziari. Draghi è stato sempre espressione degli interessi del grande capitale. Basti ricordare il trattamento della Grecia che fu completamente privata di qualsiasi autonomia gestionale in economia, per dover soddisfare gli interessi delle banche tedesche, riducendo alla miseria quel popolo ed alla svendita di quasi tutti i suoi beni.
Per la guerra ucraina si sono trovati centinaia di miliardi ma non per la Grecia. Del resto, dopo la crisi del 2008, il sistema bancario fu salvato con denaro pubblico e questo debito fu riversato sui debiti pubblici che noi tutti paghiamo.
Draghi è l'espressione di questo mondo e la sua figura a capo dell'Europa determinerà la fine di un sogno nato con il Manifesto di Ventotene, per difendere gli interessi di chi detiene le ricchezze. Con questa logica, come ha già dimostrato, si allinerà alle direttive di riarmo e guerra, comprimendo ancora di più la spesa sociale e la distribuzione della ricchezza.
L.P.
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2024-04-19 09:08:39
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