Siamo un popolo di battezzati, molti fanno la prima comunione e la cresima, poi si sposano in chiesa.
Magari siamo poco praticanti dei riti religiosi, ma ci teniamo a definirci cristiani. Alcuni ne fanno addirittura pubblico vanto, talora con ostentazione.
Anzi, sempre più la religione diventa una clava per contrastare i vari nemici che ci creiamo.
Dopo "navigatori ed eroi" dovremmo veramente essere un popolo di "santi"!
E invece no.
La corruzione e la cultura mafiosa dilagano a tutti i livelli della vita sociale, inquinano le istituzioni e la politica.
La mafia tende a diventare Stato.
Nella pratica del vivere quotidiano molti cristiani scompaiono: la logica del potere per il potere, del profitto illecito, della violenza, della sopraffazione, dell'egoismo, prevale su tutto.
I cristiani dimenticano che il mondo è il luogo nel quale sono chiamati ad esserlo.
I cristiani dimenticano che Cristo volse le spalle al potere costituito per stare in mezzo agli ultimi, agli esclusi.
La sua vita fu caratterizzata dallo scontro con le strutture del potere civile, contestandone le pratiche generatrici di ingiustizie sociali.
Molti presunti cristiani sono invece costantemente proni ad ogni forma di potere, elemosinandone favori e privilegi.
Il cristiano è per definizione un ribelle, un permanente rivoluzionario.
Le sue linee guida sono le Beatitudini contenute nel "Discorso della Montagna".
E invece?
Tanti farisei e sepolcri imbiancati!
Tanti ignavi e indifferenti!
Tanti, troppi, inclini a pratiche illecite!
Da dove si comincia?
Dal riconoscere, con umiltà, che dobbiamo cambiare noi stessi per cambiare il mondo.
Altrimenti il baratro sarà inesorabile.
Per tutti!
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2024-04-30 08:10:53
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