Alla vigilia di questa finale, nessuno dava per favorita la Juventus. Nonostante il prestigio e i trofei vinti, i bianconeri venivano considerati sfavoriti al cospetto dell’Atalanta.
Dietro questo scetticismo, il pareggio casalingo raggiunto nei minuti finali contro la retrocessa Salernitana, aveva lasciato grande preoccupazione. Invece i bergamaschi si sono presentati con i favori del pronostico, dopo aver raggiunto la finale di Europa League e aver vinto contro una Roma stanca e ancora demoralizzata in campionato, mostrando un momento di forma incredibile.
In campo sin dai primissimi momenti della sfida, si è vista una Juve attenta, precisa nei dettagli, solida nel difendere, aggressiva nella riconquista della palla, vogliosa di vincere, a differenza di quanto fatto vedere pochi giorni prima allo Stadium.
Una squadra in totale armonia, guidata da un Vlahovic nella sua versione splendente e da giocatori come Danilo (migliore in campo), Cambiaso (migliorato tantissimo sia tatticamente che tecnicamente). Questo trionfo non compensa di certo una seconda parte di stagione troppo al di sotto delle aspettative, visto il girone d’andata disputato in campionato. Aspettative non rispettate soprattutto da un allenatore ancora aggrappato al ruolo di personaggio, ma troppo vincolato ai risultati. Le finali si vincono soprattutto e Allegri ha preparato la partita in modo perfetto, incartando Gasperini e la sua ciurma. Stesso copione nel secondo tempo, dove un fuorigioco millimetrico di Vlahovic, un rigore netto non concesso (Maresca e tutta la squadra arbitrale imbarazzanti) la sfortuna con la traversa di Miretti, non hanno reso il vantaggio più ampio.
Troppo giù di corda la Dea, incapace di resistere e affrontare l’intensità messa in campo dai rivali.
L’assenza di Scamacca si è sentita parecchio, in un reparto dove il tridente leggero è stato schiacciato dalla difesa bianconera. Gasperini ha cominciato la partita con Lookman messo al centro dell’attacco, affiancato lateralmente da Koopmeiners e De Keatelare. Col passare dei minuti ha ruotato i tre davanti, ma senza creare problemi alla retroguardia bianconera. Nel secondo tempo con l’ingresso di Tourè al posto di un De Keatelare irriconoscibile, la squadra ha fornito spunti maggiori come il palo colpito da Lookman, partito dalla sua mattonella preferita.
Già al 60’ l’Atalanta ha utilizzato i 5 cambi, a dimostrazione di come il mister ha cercato in tutti i modi di raddrizzare il match. Il fattore esperienza ha giocato un ruolo fondamentale: per la prima volta l’Atalanta ha affrontato una finale partendo favorita e questo ha influito parecchio nella gestione della partita, andata subito a favore della Juve, che passata subito in vantaggio, ha creato i presupposti per portare a casa il trofeo. Sono mancati il ritmo e la creatività, che solitamente la squadra sa offrire, a maggior ragione che questa era la terza finale negli ultimi 5 anni.
Adesso ci sarà la finale di Europa League la prossima settimana, il non partire favoriti contro il Bayer Leverkusen può essere un vantaggio da sfruttare.
immagine copertina pixabay
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2024-05-18 08:09:53
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