Il piccolo comune di Maletto, in provincia di Catania e alle pendici dell’Etna, negli ultimi mesi si è ritrovato al centro della stampa siciliana per il coinvolgimento, da reo-confesso, del sindaco, Giuseppe Capizzi, in merito all’appalto del “Torrente Cataratti-Bisconte“.
L’imprenditore e sindaco Capizzi ha confessato, tra ottobre e novembre 2022, tutti i movimenti e le cause che gli hanno fatto prendere la decisione di corrompere il superburocrate ed ex assessore regionale Maurizio Croce.
A seguito di questi fatti, portati alla conoscenza dell’opinione pubblica il 14 marzo 2024 è seguita una lettera di “protesta politica” presentata dai consiglieri d’opposizione, De Luca, Foti, Saitta e Cutraro, i quali non si sarebbero presentati ai consigli comunali “fino al ripristino della legalità”. Dopo due assenze fatte per questa ragione si arriva al consiglio comunale del 24 maggio, del quale ci siamo già occupati, dove vengono buttati fuori in maniera illegittima, secondo gli stessi consiglieri.
Da lì è arrivata la decisione di procedere legalmente attraverso i ricorsi al Tar, presentate dai consiglieri Foti e Saitta. Il magistrato, nel ricorso presentato dalla consigliera Foti, le ha dato ragione mettendo in evidenza la libertà di effettuare proteste politiche anche sottoforma di astinenza delle sedute sancite dalla nostra Costituzione. Si aspettano i risvolti dal ricorso vinto dalla consigliera Foti.
A ragione di questo importante risultato raggiunto, il consigliere “decaduto” Cutraro ha dichiarato:
“La collega Maria Foti ha fatto una scelta sulla strada da intraprendere per difendersi da questi atti, decisione che ha portato ad un risultato più che giusto. C’è da apprezzare la scelta della collega per il contributo economico che ha dovuto sborsare e nell’impegno che ha messo per arrivare alla verità. Grazie a questa sentenza del Tar si è arrivati ad un risultato non di poco conto: le due assenze fatte per protesta politica e l’assenza del 21 ottobre 2023, assenza fatta perché non avevamo ancora ricevuto le credenziali della pec istituzionale, sono state riconosciute e si va a delineare la totale illegittimità della procedura.
Grazie a questi spunti la mia scelta va su quelle che sono le strade dei tribunali civili e penali. Alcuni pensavano che far decadere una carica elettiva per una punizione fosse un gioco ed invece si sono delineati dei profili illeciti sia dal punto di vista amministrativo che, secondo me, pure dal punto di vista penale. Essendo stato provocato anche un danno grave alla mia immagine, in quanto definito negligente nel modello di raccolta firme e inoltre avendomi danneggiato in un percorso politico, ho trovato riduttivo il ricorso presso il Tar.
La violazione di censurare con la decadenza il dissenso politico in una democrazia è talmente grave che non si può fermare solo nelle aule del Tar, soprattutto per evitare che questo cattivo esempio venga utilizzato in altri comuni per azzittire chi esprime dissenso.”
immagine di copertina presa dai social di Cutraro
Maletto
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