La riforma sull’autonomia differenziata è stata approvata pure alla Camera nella notte del 19 giugno, dopo un lungo iter fatto pure di scontri pressoché politici. È favorevole o contrario? Perchè? Che valutazione generale dà al Ddl Calderoli?
Il giudizio favorevole o contrario è un po’ troppo tranciante: è una scatola, dipende da come viene riempita. Bene acerbare di rendere più efficiente il nostro Stato, ma non a disgregarlo, o a creare disuguaglianze. I processi che creano valore sono quelli che allargano i confini d’azione, mai quelli che separano. Mi sembra che sia una risposta più di forma che di sostanza alla richiesta di molti italiani di uno Stato più efficiente.
Lo stimolo alla responsabilità è condivisibile, ma il provvedimento risponde più a una logica di gratificazione delle aspettative della Lega che non a un progetto di riforma virtuoso dello Stato
C’è chi dice che per primi, questa legge, l’ha voluta il centro sinistra con il Titolo V della Costituzione nel 2001. È giusta questa analisi?
Vero, il decreto Bassanini del 1998 e la legge costituzionale 3 del 2001 sono state promosse dalle forze di centro sinistra. Che sono quelle che hanno approcciato la riforma dello Stato in senso costruttivo, cercando delle soluzioni organiche e coerenti, senza cadere nella scelta ideologica che da risposte ad alcuni e non a tutti.
Il Titolo V riformato nel 2001 afferma il principio di sussidiarietà verticale, non solo tra Stato e Regioni, ma tra Regioni, Città Metropolitane, Province e Comuni. Tale sussidiarietà, in linea di principio, oltre a venire incontro alle specificità dei territori, dovrebbe avvicinare i servizi ai cittadini, dando loro un maggior controllo su come vengono spesi i soldi delle tasse da essi pagate. Ritiene che tale principio sia valido, ben espresso dall’attuale Titolo V e, infine, ben rispettato dal ddl di attuazione? Se no, perché?
La riforma del Titolo V è rimasta a metà e di fatto ha creato in alcuni casi degli incompiuti pesanti.
Si pensi alla competenza concorrente tra Stato e Regioni, che ha penalizzato la gestione del settore negli ultimi 20 anni. Il principio è valido, ma spesso si è cercato di introdurre una centralità differente, sostituendo la centralità romana con quella del capoluogo di regione, senza adottare i processi di partecipazione a cui la riforma aspira.
Titolo V nel 2001 voluto dal centro sinistra e criticato dal centro destra e Ddl Calderoli oggi voluto dal centrodestra e criticato dal centro sinistra. Non si corre il rischio che il tutto si concluda solo come una mera opposizione politica mettendo da parte i veri bisogni dei cittadini?
Certo, ma non è l’unico caso di mancato rispetto dei bisogni dei cittadini. Ma chi ha la fissazione identitaria all’”autonomia” come idea, più che come reale riorganizzazione dello Stato e dei servizi, è la Lega, che ne ha fatto una bandiera da portare a casa ad ogni costo, anche se fosse vuota.
Non vedo una capacità di riforma reale dello Stato nel senso di maggiore efficienza, prova ne sia la difficoltà a definire i LEP, che probabilmente saranno il fattore che farà naufragare la legge Calderoli nei fatti.
Diversi sindaci hanno fatto appelli o pressioni alle Regioni (vedi caso Calabria) per impugnare la legge sull’autonomia differenziata dinanzi alla Corte Costituzionale. Che cosa ne pensa?
E’ una strada formalmente possibile, ma che non affronta il tema sostanziale delle risposte reali ai bisogni delle persone.
Andiamo ai Lep perché è qui che la maggior parte del panorama politico si spacca: c’è chi afferma che sarà più dannoso per le regioni del sud e c’è chi dice che sarà un aiuto concreto e che finalmente farà mettere tutte le Regioni d’Italia sullo stesso livello. Quale dei due casi è giusto secondo lei e perchè?
Dipende appunto da come saranno definiti. Vi sarà poi un tema di controllo e verifica, che secondo me rischia di essere insormontabile.
C’è chi afferma, però, che con l’autonomia differenziata di risorse ce ne saranno sempre di meno…
Le risorse saranno le stesse, poi dipende da come vengono redistribuiti tra livello centrale e livello periferico. Certo, si potrebbero avere dei disequilibri se non si sa prevedere correttamente l’effetto ridistribuivo, come sembra suggerire la discussione attuale, che vede posizioni estremamente distanti
Ma secondo lei bastano questi Lep a garantire diritti di cittadinanza uguali per tutti?
Certamente no, sono condizione necessaria ma non sufficiente.
Andando al tema sanità, tema così tanto delicato nel nostro paese, che impatto avrà questa legge proprio sulla sanità?
La sanità è già regionalizzata, con aspetti motivi e aspetti negativi. Non credo cambierà in modo profondo almeno nel breve. Poi vi è il rischio di derive differenti che disgreghino il sistema sanitario nazionale, rischio reale.
A conti fatti qual è il vero scopo di questa manovra?
Beh, che vi sia uno scambio autonomia/premierato come fattore di equilibrio di questo governo è piuttosto evidente. Altro che bisogni dei cittadini.
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