Fine settimana segnato da una nuova violenta aggressione nel cuore della notte. Ancora una volta a Casalbordino, paese già colpito negli ultimi due anni e mezzo da tanti fatti violenti. Di notte e in località Miracoli, come durante le Feste della Madonna dei Miracoli due anni fa, e a poco più di due mesi dall’aggressione ad un carabiniere in servizio.
La dinamica di quanto accaduto, dopo le prime frammentarie notizie nel pomeriggio di domenica, si è ulteriormente delineata successivamente. Tutto è al vaglio degli inquirenti ma il quadro appare chiaro. Un primo violento antefatto a Vasto e poi il culmine in Località Miracoli a Casalbordino. Quando, nel cuore della notte, è sbucata una lama che ha colpito un ragazzo. Il 22enne, onesto lavoratore, ragazzo laborioso e generoso, fratello del primo ragazzo colpito a Vasto, è stato colpito al volto dalla lama.
«Il fendente alla guancia – la ricostruzione pubblicata ieri mattina su Il Centro da Paola Calvano – provoca un taglio in profondità al viso e lede pesantemente un orecchio. Seguono calci e pugni».
Ferite non lievi, gravissimi rischi per il ragazzo 22enne. E le conseguenze del colpo subito saranno al vaglio dei sanitari di dovere.
Un avvenimento scioccante, un nuovo gravissimo “fatto di sangue” che ha scosso la comunità. A Casalbordino, lo ha ribadito con forza il primo cittadino Filippo Marinucci appena appresa la notizia e ieri alle telecamere della TGR RAI, c’è un allarme sicurezza, c’è l’esasperazione di una comunità e di un territorio preoccupati, angosciati, sconvolti, stanchi. Di una pericolosità sociale che i carabinieri e la questura, ormai due anni fa, definirono da «infrenare», un ventre violento che pesa sulle comunità.
Come raccontiamo, documentiamo e denunciamo sin dal primo giorno. Un filo rosso che unisce sostanzialmente tutta la costa abruzzese, dal cuore della Pescara «capitale della cocaina» e dell’hub del narcotraffico di Rancitelli (dove nei primi mesi di quest’anno l’allora vicepresidente del consiglio regionale Domenico Pettinari ha subito minacce e tentativi di attentati e sono tornati a incendiare auto negli ultimi mesi) al vastese e al teramano. Dove due soggetti, appartenenti sempre alle stesse “famiglie”, nelle stesse ore dell’aggressione a Casalbordino con una lama hanno tentato di investire l’addetto alla sicurezza di un locale che aveva impedito loro di entrare già alterati dai fumi dell’alcol.
Fatti e atti, protagonisti e dinamiche, sono chiari, fin troppo chiari, da tanti, troppi anni. Lo sconforto e l’afflizione espressi dal sindaco di Casalbordino, il suo grido di indignazione «Ora basta», la richiesta che chi di dovere ponga fine con gli strumenti della legalità e della civiltà (troppe volte sfregiati, offesi, calpestati, negati) a questa spirale, è il minimo doveroso. Non è possibile sentirsi minacciati, insicuri, non poter vivere la normale quotidianità di una comunità.
Quanto accaduto nella notte tra sabato e domenica è solo l’ultimo capitolo (finora) di due anni e mezzo contrassegnati da violenze e aggressioni, da feste contrassegnate da pugni, schiaffi, arroganza e prepotenza. In un periodo contrassegnato da daspo e divieti violati, da personaggi che tornano sulla scena, da sempre lo stesso ambiente protagonista della cronaca. Tutto, come denunciammo nel settembre dell’anno scorso, in quel ventre oscuro e violento, in quella Suburra quotidiana, che stiamo raccontando sin dal nostro primo giorno.
Protagonisti sempre gli stessi, che ritornano nella cronaca e che son ben conosciuti da tutti. «Nelle ultime settimane del 2022 ci fu un divieto di dimora a Casalbordino e altri a Vasto. Passati pochi mesi, calato il clamore che sembrava essersi acceso, ci è giunta notizia che ben poco è rimasto: divieti cancellati e sostituiti da alcune blande restrizioni. Tra cui il divieto, almeno così da notizie giunteci in via informale, di entrare nei locali pubblici e di sostarvi nelle vicinanze. Visto quello a cui si assiste molto frequentemente ci chiediamo come vicinanze e lontananze sono calcolate. Si torna in paese, si vede la propria presenza riaffermata, si festeggia ed esulta, tra serate in cui si cancella la quiete con musica a tutto volume e altro e dirette sui social. Felici e contenti, tronfi» abbiamo sottolineato il 21 settembre dell’anno scorso.
Erano mesi relativamente tranquilli, un clima apparentemente diverso (ora molto più angosciante) e nulla era accaduto.
«Se fosse accaduto qualcosa, quando accadrà (perché prima o poi accadrà, purtroppo non c’è nessun segnale che possa far virare verso altre previsioni) chi di dovere si assumerà le sue responsabilità?» il nostro interrogativo in quelle settimane.
Prima o poi accadrà scrivevamo, ora (come previsto) è accaduto. Il 15 agosto e nello scorso fine settimane. E l’ambiente, il ventre, i protagonisti li sappiamo e li sanno chi di dovere. Poteva esserci un epilogo ancora più tragico, poteva accadere quel a cui non vogliamo neanche pensare. E le conseguenze, probabilmente gravissime, per un ragazzo come poteva essere per chiunque, saranno tutte da valutare. E pesare sul futuro di una giovane vita che ha tutto un avvenire che si sta costruendo. Gli interrogativi da noi posti oltre un anno fa, le domande che ogni cittadino pacifico e onesto si sta ponendo, è oggi ancora più pesante. Quando finirà tutto questo? Quando chi di dovere traccerà la linea? Quando si dirà basta? E qualcuno, visti gli ultimi due anni e mezzo e le (non) conseguenze si assumerà la responsabilità di quanto subito da un cittadino onesto e laborioso, da un ragazzo, da una persona colpita così gravemente e delle conseguenze?