“Quello che la Presidente Meloni non dice sul finanziamento al Servizio Sanitario Nazionale è che nel mondo la spesa sanitaria si misura in rapporto al Pil, ovvero a quanta parte della ricchezza di un Paese viene destinata alla salute dei suoi cittadini”.
Lo afferma la segretaria confederale della Cgil, Daniela Barbaresi.
“Se proprio si volessero prendere le cifre in valore assoluto – sottolinea Barbaresi – bisognerebbe dire che i 128,9 miliardi del Fondo sanitario nazionale nel 2023, possono sembrare una cifra ragguardevole ma, in termini reali, equivalgono a 4 miliardi in meno di quello che erano le risorse nell’anno precedente la pandemia. Discorso analogo per l’anno in corso”. “I numeri parlano chiaro e – prosegue – lo sanno bene sia la Presidente Meloni che il Ministro Schillaci e ancor meglio il sottosegretario Gemmato”.
Come si sottolinea nell’analisi elaborata dalla Cgil
“si tratta del valore più basso degli ultimi decenni”. “Il DDl Bilancio 2025 – si legge nello studio – prevede per il Fabbisogno Sanitario Nazionale altri tagli dell’investimento sul Pil: peggiora rispetto a quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2024, scendendo dal 6,12% al 6,04% e si prevede un ulteriore calo per il 2026 fino al 6,03% e poi al 5,91% al 2027. Rispetto al 2021 (quando il FSN era al 6,8%), il Governo Meloni taglia un punto di Pil che corrisponde a oltre 20 miliardi di euro in meno di investimenti.
Nell’analisi si ricorda inoltre che “già adesso l’Italia è il Paese con la minore spesa sanitaria dei Paesi del G7, sia in rapporto al Pil che in termini di spesa pro capite, oltre ad essere l’unico Paese nel quale la spesa sanitaria è inferiore a quella di dieci anni fa. E con una spesa sanitaria del 6,2% in rapporto al Pil nel 2023, l’Italia è anche agli ultimi posti in Europa. In termini pro capite, con 2.224 euro, la spesa dell’Italia è meno della metà di quella della Germania (4.513 euro) e il 60% di quella della Francia (3.652 euro)”.
Tra i dati evidenziati nello studio quelli relativi alla sanità privata:
“Crescono ancora i soldi destinati alla sanità privata a scapito di strutture e servizi pubblici, in un progressivo processo di privatizzazione della sanità e della salute. L’incremento della spesa privata a carico di chi si ammala è arrivata a 46 miliardi di euro (+8,3% in 2 anni)”.
“Per la Cgil – afferma la segretaria confederale della Cgil – sono tre le azioni prioritarie: aumentare progressivamente il Fondo sanitario nazionale fino ad almeno il 7,5% del PIL a decorrere dal 2027; riconoscere il valore di chi tutela e genera salute, assiste e cura attraverso un piano straordinario di assunzioni, la valorizzazione economica e professionale del personale del SSN a partire dal rinnovo dei CCNL garantendo la piena tutela del potere d’acquisto delle retribuzioni e il reale superamento dei tetti alla spesa sul personale; realizzare la piena e omogenea attuazione della riforma dell’assistenza territoriale, con il personale necessario, e garantite adeguate risorse e misure a sostegno dei bisogni delle persone non autosufficienti, dando attuazione alla Legge n. 33/2023”. “Per tutte queste ragioni – conclude Barbaresi – si rafforzano le ragioni dello sciopero generale proclamato da CGIL e UIL per il 29 novembre prossimo”.