Diceva il Sottosegretario Delmastro di “non avere i detenuti nella sua delega”, ma evidentemente il suo cuore batteva comunque per loro. Tanto da gioire nel proprio intimo nel pensarli dietro i vetri oscurati dei moderni blindati tecnologici messi a disposizione della polizia penitenziaria.
Se ne occupa, quindi, dei detenuti, al di là delle deleghe, e lo fa dal punto di vista del più truce dei carcerieri. Interprete della visione, al tempo stesso ridicola e brutale, di uno Stato cinico e vendicativo, che gioisce nel vedere il recluso incalzato e schiacciato senza respiro nell’acciaio feroce del suo blindato.
Eppure non era proprio il Sottosegretario Delmastro a dire “garantisti nel processo … giustizialisti nell’esecuzione”? E non sa forse che al 41-bis e all’Alta Sicurezza, al cui servizio è destinato l’iperblindato della sofferenza, sono destinati indifferentemente anche gli indagati e gli imputati presunti innocenti?
Se questa è la sua idea delle garanzie chissà cosa starà ora escogitando per il trasporto esclusivo dei condannati. Quale nuova sadica macchina restrittiva giustizialista, da mostrare con orgoglio ai giovani di questo Paese, starà progettando, è difficile immaginarlo. Ma se simili sforzi della fantasia il sottosegretario Delmastro li facesse lontano dal Ministero della Giustizia, sarebbe certo meglio per tutti, e soprattutto per l’idea della sicurezza che dovrebbe avere a cuore questo Paese, ben più sana, civile e rispettosa della dignità della persona.