Un anno volge al termine, poche settimane ancora e gireremo un’altra pagina del libro della vita. Mentre scorre inesorabile il calendario s’inizia a sfogliare l’album dei ricordi di questo 2024. Tante pagine, moltissime foto sono segnate e si soffermano, tra gioie e dolori, tempeste e traversate, sulla difesa della salute, sulla sanità pubblica e quel che ne rimane. Tra i temi al centro del dibattito pubblico, politico e mediatico, in quest’anno che se ne va c’è stato l’autonomia differenziata. La valanga di firme alla richiesta di referendum abrogativi ha testimoniato l’interesse suscitato nella cittadinanza.
Il 14 novembre scorso la Corte Costituzionale ha bocciato parte della legge su ricorso delle Regioni Puglia, Toscana, Sardegna e Campania.
In questi mesi abbiamo cercato di approfondire ogni aspetto della legge sull’autonomia differenziata e sulle sue conseguenze con una serie di interviste ad esponenti istituzionali espressione dei diversi partiti politici. Proseguiamo con l’intervista a Daniela Torto, parlamentare abruzzese capogruppo del Movimento 5 Stelle nella Commissione Bilancio della Camera dei Deputati
La riforma sull’autonomia differenziata è stata approvata pure alla Camera nella notte del 19 giugno, dopo un lungo iter e scontri politici. Quale le motivazioni della sua contrarietà?
Mi ritengo fortemente contraria all’autonomia differenziata proposta dalla Lega e sostenuta da Fdi e (ebbene sì) anche Forza Italia perché aumenta le disuguaglianze tra le regioni italiane, penalizzando quelle meno ricche e aggravando il divario Nord-Sud. Devo sottolineare il rischio di compromettere l’unità nazionale e l’equità nell’accesso ai servizi essenziali come sanità, istruzione e trasporti?! Mi sembra talmente chiaro il disegno di queste destre che la loro proposta di legge è come mettere nero su bianco incompetenza e malata ideologia. La verità è che questa riforma mira a favorire solo le regioni più forti economicamente, a scapito della coesione sociale e territoriale. E sappiamo bene che non sarà così. Lo stesso Nord subirà un duro contraccolpo con questo scellerato disegno. Quando non si garantiscono gli standard minimi uniformi (LEP) nei servizi essenziali, allora si è di fronte ad un governo che lavora per frammentare il Paese, indebolendo la solidarietà tra i territori. Impossibile essere favorevoli a tanta pericolosa propaganda.
Che valutazione generale dà al Ddl Calderoli?
Pericolosa. Ma è mai possibile che la Costituzione non venga ritenuta intoccabile e sacra da certa politica? Il Ddl Calderoli indebolisce il ruolo dello Stato centrale e – pur sostenendo un’autonomia responsabile – come M5S, abbiamo sempre respinto una riforma che alimenti divisioni e disuguaglianze. Per non parlare degli errori di metodo oltre che di merito con cui si spacca l’Italia.
E finalmente la sentenza della Corte Costituzionale mette in luce che i principali pilastri su cui si regge questo disegno di legge sono illegittimi. Ne cito soltanto uno ad esempio. È illegittimo il fatto che il governo possa aggiornare i LEP attraverso i decreti del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm).
Lo comprende questo Giorgia Meloni? Ha capito che i suoi poteri sono al servizio di un’Italia unita e solidale? O continuerà a giocare con i suoi amici alleati di governo, vendendo cara la bandiera della nostra nazione? Basterebbe questo per ritenerci estremamente lontani dalle loro logiche di devastazione dei principi costituzionali. Altro che patriottismo! Ora ripresentino questo ddl in Parlamento e imparino dai loro assurdi errori.
C’è chi dice che per primi, questa legge, l’ha voluta il centro sinistra con il Titolo V della Costituzione nel 2001. Condivide questa lettura? Il Titolo V riformato nel 2001 afferma il principio di sussidiarietà verticale, non solo tra Stato e Regioni, ma tra Regioni, Città Metropolitane, Province e Comuni. Tale sussidiarietà, in linea di principio, oltre a venire incontro alle specificità dei territori, dovrebbe avvicinare i servizi ai cittadini, dando loro un maggior controllo su come vengono spesi i soldi delle tasse da essi pagate. Ritiene che tale principio sia valido, ben espresso dall’attuale Titolo V e, infine, ben rispettato dal ddl di attuazione? Se no, perché? La riforma del titolo V della Costituzione è stata voluta dal centro sinistra e criticata dal centro destra, oggi il ddl Calderoli è voluto dal centrodestra e criticato dal centro sinistra. Non si corre il rischio che il tutto si concluda solo come una mera opposizione politica mettendo da parte i veri bisogni dei cittadini?
La migliore gestione dei servizi per i cittadini non deve ridursi ad oggetto di contesa tra l’ideologia di destra e quella di sinistra. Il Movimento 5 Stelle riconosce, chiaramente, il valore del principio di sussidiarietà introdotto nel Titolo V della Costituzione, ma oggi critica aspramente l’attuazione proposta dal Ddl sull’autonomia differenziata a firma Calderoli. La riforma, senza una chiara definizione dei LEP, rischia di ampliare le disuguaglianze tra Nord e Sud e di minare l’unità nazionale. Il trasferimento di poteri, se non accompagnato da trasparenza, equità e responsabilità, non garantisce una gestione migliore dei servizi, penalizzando soprattutto le aree più svantaggiate. Non esiste miglior legge di quella che è espressione di un lavoro unitario basato sulla tutela e garanzia dei diritti dei cittadini, partendo però da una visione unitaria e collettiva del Paese, lontana da forzature che mirano alla divisione e alla discriminazione.
Diversi sindaci hanno fatto appelli o pressioni alle Regioni (vedi caso Calabria) per impugnare la legge sull’autonomia differenziata dinanzi alla Corte Costituzionale. Condivide?
Bene che l’appello dei sindaci si sia unito a quello di tutte le opposizioni in parlamento. Apprezzabili quando questi appelli arrivano da regioni, come la Calabria, a trazione Forza Italia. È chiaro quindi che la maggioranza di governo non è così compatta come raccontano dai megafoni di teleMeloni. Io credo che difendere la coesione nazionale e i diritti fondamentali dei cittadini sia essenziale. Se questo è l’obiettivo per migliorare il Paese – e lo è – la battaglia diventa trasversale e la sentenza della Corte Costituzionale non può che rafforzare le nostre critiche che stavolta dovranno essere ascoltate, esaminate e accolte. Questa legge, cosi come la vogliono, “non s’ha da fare”!
Andiamo ai Lep perché è qui che la maggior parte del panorama politico si spacca: c’è chi afferma che sarà più dannoso per le regioni del sud e c’è chi dice che sarà un aiuto concreto e che finalmente farà mettere tutte le Regioni d’Italia sullo stesso livello. C’è chi afferma, però, che con l’autonomia differenziata di risorse ce ne saranno sempre di meno… Quale lettura dà? Quale giudizio condivide? I Lep potranno bastare nel garantire diritti di cittadinanza uguali per tutti?
Ad oggi i Lep restano garantiti solo sulla carta. Le destre parlano del nulla. Dove sono le risorse per finanziare i livelli di prestazione utili ad un territorio su cui i servizi devono essere garantiti in modo omogeneo? Voglio essere chiara: senza meccanismi di redistribuzione e finanziamenti adeguati, i LEP rischiano di rimanere inapplicati, aggravando le disuguaglianze. Non ci prendano in giro!
Uno dei temi più importanti è la sanità, attualissimo in questo momento in Abruzzo, che impatto avrà questa legge?
La legge sull’autonomia differenziata rappresenta un attacco frontale alla sanità pubblica e al diritto universale alla salute, specialmente in regioni come l’Abruzzo. Questa riforma disastrosa rischia di trasformare un diritto fondamentale in un privilegio riservato a pochi, lasciando territori come il nostro a fronteggiare una sanità allo sbando, con ospedali al collasso, liste d’attesa infinite e personale sanitario sempre più sotto pressione. Una realtà che, purtroppo, già oggi siamo costretti a vivere. Non oso immaginare cosa accadrà se questo disegno minaccioso dovesse andare avanti. D’altra parte, chi sarebbe così spietato da permettere che la salute dei cittadini venga sacrificata sull’altare di una riforma che ci divide in cittadini di serie A e di serie B? Personalmente non sono disposta a tollerare una politica che abbandona l’Abruzzo e altre regioni già in difficoltà per favorire qualche governatore amico della Lega Nord. La salute non può dipendere dal luogo in cui si nasce o si vive. L’Italia deve restare unita, e il diritto alla salute deve essere garantito ovunque, senza compromessi. Marsilio in audizione alla camera dei deputati si è detto entusiasta di questo disegno di legge così come l’onorevole Pagano che ha permesso si arrivasse al voto in parlamento su un ddl discusso in commissione con ritmi e metodi impietosi oltre che stringenti. Il risultato è stato una figura barbina per una destra incompetente e presuntuosa, bacchettata proprio sul mancato rispetto dei principi costituzionali. Una vergogna per tutto il Paese!