Se tutto va bene in tarda estate lascerò Palermo, una città malata, inerme e senza futuro, rispetto e legalità per andare a vivere da mia figlia, in Lombardia.
Avevo fatto un appello scritto alla Caritas, ai servizi sociali e ai palermitani. Avevo bisogno un po’ di spesa, ma niente. La mia famiglia può anche morire di fame: ecco chi denuncia a cosa va incontro, ridotto a chiedere la carità, tranne se hai amicizie, scrivi libri, fai convegni ecc.. Li è tutta un’altra cosa.
Non si vive solo di aria, quella serve per respirare; non si vive solo di cibo, quello serve per sopravvivere; non si vive solo di acqua, quella serve per dissetarsi.
Ma si vive anche, anzi nel mio caso soprattutto, di lavoro, di arte, di trasmettere valori che oggi sembrano scomparsi. Ma dal momento che non hai più queste risorse ecco che non hai nemmeno di cosa vivere. Spesso mi chiedo dove ho sbagliato, che punizione sto meritando. Facevo vivere e davo lavoro a circa 40 persone, famiglie, giovani. Ridurmi così, dopo aver perso tutto, c’è ne vuole.
E’ da mesi che non riesco a vendere nemmeno una calamita, un oggetto. Ora mi sono aggrappato all’ultima speranza che è mia figlia. Mi ha dato la possibilità di andare a vivere da lei a fine estate. Certo non è facile ma nemmeno impossibile. Nel frattempo devo soffrire ancora un po’. Avevo chiesto aiuto per una dignitosa spesa, ma niente. Il prossimo mese non so come pagare la casa, non aggiungo altro. Avrei voluto vivere, non sopravvivere.