Ogni speranza si è infranta in un freddo pomeriggio invernale. Quell’inverno che non ci abbandonerà, stando a quanto tradizione popolare vuole dopo una calda candelora. Da sempre stagione di pioggia, nebbia, di tenebre che presto calano a spazzare via la luce. Cancellata, come la vita di Rudy Cavazza e le speranze dei suoi familiari. Pescara ha perso la sua innocenza, per sempre, in una sera d’ottobre di ormai 34 anni fa. Al freddo delle temperature si sostituì quella sera il ghiaccio negli occhi di chi puntò e sparò all’avvocato Fabrizi. L’anno prossimo saranno esattamente 7 lustri e di misteri, interrogativi, dubbi ne sono rimasti tanti. Perché e per chi la “giustizia” italiana non lo dirà mai. Una delle tante, infinite, domande legate a tanti casi di vite spezzate e spazzate via che nelle indagini e nei tribunali non hanno mai trovato piena risposta.
Di chi era quel DNA maschile ritrovato sui vestiti della ragazza che a Pescara aveva trovato accoglienza e ritrovata morta, nella terra natìa, undici anni fa? Perché sono morti Alessandro Neri (vicenda su cui, per una tragica coincidenza, proprio nei giorni scorsi abbiamo avuto una nuova notizia che si porta nuovi interrogativi e dubbi) e Roberto Straccia? Fin dove conducono i fili della loro tragica morte nel fiore degli anni. Pescara è considerata “provincia tranquilla”, da decenni c’è chi si culla nella (falsa e incosciente) favoletta dell’isola felice, della regione camomilla. Così tranquilla, felice e camomilla che si muore, che si viene uccisi, che ci sono vite tragicamente spezzate. Da quel “ventre oscuro” (come definito la prima volta quasi 7 anni fa in un dossier) che ora ha divorato un’altra vita, come Crono con i suoi figli.
Quasi due mesi sono passati dalla scomparsa di Rudy Cavazza, in queste settimane accanto alla famiglia si è mobilitata Penelope Abruzzo. «Rudy Cavazza non può essersi allontanato volontariamente» avevano ribadito le figlie ai microfoni di “Chi l’ha visto?” meno di un mese fa. La notte del 5 dicembre, la ricostruzione nella puntata di «Chi l’ha visto?», Cavazza la trascorse in un albergo di Pescara insieme anche al cugino Romolo. La mattina dopo lasciarono l’albergo, anche se era stata già pagata una seconda notte, per spostarsi da alcuni parenti a Spoltore. Claudio, un altro cugino di Cavazza, nelle ore successive è tornato a Roma e a Spoltore erano rimasti solo Rudy Cavazza e il cugino Romolo. Questo emerse nell’intervista che Chiara Cazzaniga, inviata di «Chi l’ha visto?» registrò con lo stesso Romolo. Con loro per alcune ore ci furono alcuni ragazzi di un vicino accampamento rom. Qui Rudy, secondo quanto riportato dal ragazzo a Cazzaniga, avrebbe trascorso la notte in una roulotte. Valerio, il ragazzo intervistato dall’inviata della trasmissione RAI con cui Cavazza ha trascorso la notte, ha raccontato che verso le 5.30/6 del mattino aveva sentito che Rudy aveva aperto la porta ma non lo vide uscire. Qualche ora dopo si resero conto che Manolo non c’erano, il letto su cui doveva dormire era vuoto e fuori dalla roulotte c’erano solo le sue scarpe e i calzini. Quindi Rudy Cavazza potrebbe essersi incamminato, scalzo o con scarpe «non meglio identificate», all’alba del 7 dicembre con i dolori alla sciatica di cui soffriva e senza i suoi medicinali. «Per andare dove e quanto cammino può aver fatto in quelle condizioni?» l’interrogativo posto da Cazzaniga. Gli inquirenti, riportarono gli occupanti dell’accampamento nel servizio andato in onda il 15 gennaio di «Chi l’ha visto?», non avrebbero trovato tracce di Rudy Cavazza e di aver, quindi, sostenuto che lui potrebbe non esserci mai stato. E le domande, i dubbi e gli interrogativi, aumentano. «Riteniamo che non ci sia stato un allontanamento volontario, crediamo che purtroppo ci possono essere ipotesi più gravi, omicidio, occultamento di cadavere, quindi siamo state in qualche modo costrette a formalizzare in un atto di denuncia querela i dubbi della famiglia» ha dichiarato, sempre ai microfoni di «Chi l’ha visto?» l’avvocata Katia Ferri dell’associazione Penelope Abruzzo. «Rudy aveva un problema alla gamba, prendeva dei medicinali antidolorifici per il dolore a questa gamba, il dolore era molto forte tanto è vero che il padre stesso ad una delle figlie il giorno prima della scomparsa inviò un messaggio sul cellulare per dirgli se poteva avere la ricetta per acquistare dei farmaci, farmaci che poi non sono mai stati acquistati» ha sottolineato Alessia Natali, presidente della sezione abruzzese dell’associazione.
«Sono andata lì con i miei figli, non c’è mai stato, sono andata lì anche con i carabinieri, sono andati i Vigili del Fuoco, tutti sono andati lì, non c’è mai stato, l’hanno ammazzato e l’hanno buttato lì, perché lì lui non c’è mai stato, sono passata con i miei piedi lì, ho visto io con gli occhi miei, non c’è mai stato, l’hanno buttato lì adesso per farcelo ritrovare» la dichiarazione della moglie di Rudy Cavazza, Viviana Raponi, a Max Franceschelli e andata in onda nell’edizione delle 14 del TGR RAI Abruzzo del 9 gennaio.
Alessia Natali, presidente di Penelope Abruzzo ha ricostruito i tanti dubbi e interrogativi in un articolato post su facebook, pubblicato alle ore 20.50 di sabato 8 febbraio, che riportiamo integralmente. Post a cui ha allegato la foto che ripubblichiamo come copertina di quest’articolo.
«Giornata lunga e impegnativa per me, ma soprattutto per la famiglia di Rudy.
Questa mattina, finché non sono arrivati a Pescara, siamo rimasti in contatto costante via telefono.
A Pescara sono arrivate le figlie con la moglie Viviana, la sorella Susi con la figlia e il genero.
Due delle figlie hanno fatto il riconoscimento tramite le foto mostrate dai CC di Pescara.
Insieme siamo poi andati sul luogo del ritrovamento.
Hanno urlato, hanno pianto e si sono poste mille domande. Le stesse che noi tutti ci poniamo.
Possibile che in un luogo tanto scoperto dalla vegetazione, non sia stato visto durante i giorni di ricerca?
Possibile che in un luogo senza chiome degli alberi, il drone che ha sorvolato quella zona, non abbia captato la presenza del corpo di Rudy?
Ma come è possibile che a VENTISEI passi dall’argine del fosso alla prima roulotte, in due mesi non si sia sentito nessun odore nauseabondo?
Le figlie e il fratello, nei primissimi giorni, hanno cercato in quel canale… Possibile che non lo hanno visto?.. eppure un uomo di 1.70 si vede!
L’acqua in quell’area è bassa, in più quel fosso non ha mai avuto una capienza tale da nascondere nel fondale un corpo.
L’altezza massima è di 30 cm…, l’acqua non arriva neanche a metà polpaccio.
… Si vede bene dai segni lasciati sulle due taniche che galleggiano nell’acqua, che il livello è lo stesso da anni!
Ma come mai, seppur caduto involontariamente al buio nel fossato, Rudy non è rimasto incagliato nel canneto? Dal punto dove si vedono quelle persone in foto, Rudi è riuscito ad arrivare con un balzo felino fino alla sponda opposta?… almeno così dicono che sia stato trovato. La risposta a questa domanda l’appureremo una volta chiuse le indagini.
Ah… Rudy aveva un orologio, un anello d’oro con brillante ed un orecchino con brillante… chissà se sono stati trovati…
Intanto lunedì ci sarà il conferimento all’incarico del medico legale nominato dalla Procura di Pescara e del perito di parte nominato per mezzo della nostra Associazione, dalla famiglia di Cavazza.
Non sappiamo ancora quando verrà eseguita l’autopsia, ma di certo aiuterà a chiarire, insieme alle indagini che proseguono, come è morto Rudy, quando è morto e se il suo corpo è sempre stato li in quel canale tra i rifiuti».