La maternità in Italia si trova oggi al centro di una profonda trasformazione, strettamente legata a dinamiche sociali, economiche e culturali del Paese. Il tasso di natalità è in costante calo: nel 2023, secondo l’Istat, si è registrato un nuovo minimo storico con poco meno di 380.000 nascite, in calo del 3,4% dall’anno precedente, segnale di una crisi demografica senza precedenti. A questa situazione si aggiungono le difficoltà che molte donne incontrano nel conciliare la scelta di diventare madri con le esigenze della vita lavorativa e personale. Le disparità di genere continuano a rappresentare una barriera significativa: le donne in Italia guadagnano mediamente il 5,6% in meno rispetto agli uomini (dagli ultimi dati Istat sul gender pay gap) e affrontano spesso discriminazioni sul luogo di lavoro, come la penalizzazione professionale e salariale legata alla maternità.
La mancanza di politiche di sostegno adeguate, come l’insufficienza di servizi per l’infanzia, congedi parentali equi e orari flessibili, contribuisce a rendere complesso il bilanciamento tra carriera e vita familiare. Allo stesso tempo, persiste un immaginario tradizionale della maternità, che pone le donne sotto la pressione di aspettative sociali rigide e spesso lontane dai bisogni e desideri individuali. Questo contesto favorisce la diffusione di fenomeni problematici come la violenza ostetrica, ancora troppo poco affrontata, e limita la libertà di scelta delle donne sul proprio percorso di genitorialità. Tuttavia, negli ultimi anni si osserva un crescente bisogno di ripensare il ruolo della maternità e della genitorialità, con l’emergere di spazi di confronto e riflessione più inclusivi e comunitari.
Diventare madre è oggi sia una scelta personale che sociale. Essere madre non è possedere un figlio ma dargli amore rispettando le sue scelte. Una mamma ama veramente quando vive della felicità di suo figlio. Anche quando le forze l’abbandonano una mamma che ama veramente c’è sempre: con la parola giusta, con un sorriso, con una carezza, con la luce degli occhi sa dire al figlio che non è solo.
Il tema della maternità è al centro di Tempo d’attesa, il documentario di Claudia Brignone, regista napoletana, che inizia il suo tour al cinema, dopo numerosi premi e partecipazioni a festival nazionali, e la nomination per il “Premio David di Donatello – Cecilia Mangini 2025” per il miglior documentario.
Le protagoniste di “Tempo d’attesa” sono future madri. In una calda estate napoletana, si incontrano ogni settimana sotto la chioma generosa di una magnolia nel parco del Bosco di Capodimonte. Insieme a Teresa, un’ostetrica dall’esperienza profonda e dallo sguardo accogliente, riflettono sul cambiamento che stanno vivendo. Sedute in cerchio, si raccontano: le voci si intrecciano, i dubbi si fanno eco, e le paure trovano spazio per trasformarsi in forza condivisa.
Attraverso le loro storie, le donne del cerchio offrono uno sguardo su un cambiamento epocale in cui la maternità diventa una lente per osservare la condizione femminile e riscriverne bisogni e desideri. Il film le segue non solo nei loro momenti collettivi, ma anche nella loro intimità: durante le visite e i parti, nei primi attimi in cui la nascita ridefinisce la loro identità. Tra questi frammenti di vite, il documentario intreccia una riflessione profonda sul diventare madre e sul bisogno sempre più urgente di fare comunità. “Tempo d’attesa” non è soltanto il racconto di un’esperienza condivisa di preparazione al parto, ma un’esplorazione su cosa vuol dire oggi per le donne mettere al mondo dei figli al di là delle idealizzazioni, delle narrative romantiche e stereotipate.
Il film è arrivato in sala a Roma con proiezioni speciali, momenti di incontro per approfondire le tematiche del film e il lavoro di produzione. Ieri il Cinema Don Bosco ha accolto la regista con Chiara Segrado, presidente di AMINa, Tatiana Stirpe, osteopata presso il centro Il Melograno di Roma, e l’ostetrica Loredana Zordan. Lo stesso giorno, il documentario è stato proiettato a Trevignano (RM), al Cinema Palma.
Martedì 18 marzo invece il film sarà al Cinema Troisi per il ciclo CINEMINI, le proiezioni speciali a misura di bebè, alle 11: a seguire il dialogo con la regista, la montatrice del film Lea Dicursi, l’ostetrica e autrice Ivana Arena, e la sceneggiatrice Gemma Iuliano, autrice del podcast “Acqua che scrive”.
“Quando ho scoperto di essere incinta mi sembrava che tutti avessero un’opinione e una verità sulle cose giuste da fare. – ha raccontato la regista Claudia Brignone, a proposito dell’esperienza personale che l’ha portata tra Teresa e le altre donne – Mi sentivo indirizzata su una traiettoria che avevano deciso altri per me: frutto di consuetudini, pratiche standardizzate, scelte già compiute, pensieri e desideri fermi nel tempo. Mi sono chiesta se ci poteva essere un altro modo più personale, per affrontare il totale sconvolgimento che stavo attraversando e soprattutto se potevo condividerlo con chi come me stava vivendo quell’esperienza. Il film vuole essere una riflessione su cosa significhi oggi diventare madri e sulla necessità profonda di ridefinirci come donne nella nostra società.”
Il documentario ha vinto il Premio speciale della Giuria del 41° Torino Film Festival, la Menzione speciale della giuria ed il Premio Scuole al Sole Luna Doc Film Festival, è stato premiato come Miglior documentario italiano al Festival DocuDonna.
Ha inoltre partecipato al Festival Molise Cinema, Trieste Film Festival, Bolzano Film Festival, Festival di Trevignano, Festival Laceno D’oro e Europa Cinema al Femminile.