É stata rilanciata, dalla CGIL e dall’INCA, la guida aggiornata dedicata ai diritti delle donne vittime di violenza di genere, con particolare riferimento al Reddito di Libertà, al congedo retribuito, all’Assegno Unico e all’Assegno di Inclusione. Una bussola per tutte le donne che affrontano percorsi di protezione e fuoriuscita dalla violenza, spesso invisibili ma fondamentali.
Reddito di Libertà: fino a 6.000 euro in 12 mesi
Introdotto con un decreto del Presidente del Consiglio nel 2020, il Reddito di Libertà è un contributo economico fino a 500 euro al mese per massimo 12 mesi, destinato alle donne, con o senza figli minori, che intraprendono un percorso certificato di uscita dalla violenza.
Utilizzabile per l’autonomia abitativa, la formazione personale o scolastica dei figli, è compatibile con altri strumenti di sostegno al reddito (es. NASPI, ADI).
Congedo retribuito per donne vittime di violenza
Le lavoratrici vittime di violenza, seguite dai centri antiviolenza o dai servizi sociali, hanno diritto a un congedo retribuito fino a 90 giorni da utilizzare entro 3 anni dall’avvio del percorso di protezione.
L’indennità corrisponde al 100% dell’ultima retribuzione e può essere fruita su base giornaliera o oraria. Alcune categorie (colf, lavoratrici stagionali, agricole, dello spettacolo) ricevono il pagamento direttamente dall’INPS.
Assegno Unico al 100%
Alle donne inserite in un percorso di uscita dalla violenza è riconosciuto il 100% dell’Assegno Unico per i figli, senza ripartizione con l’altro genitore, a tutela dell’autonomia e della sicurezza del nucleo familiare.
Assegno di Inclusione: accesso facilitato
In presenza di un provvedimento giudiziario o di un inserimento formale in una casa rifugio o in un centro antiviolenza, le donne possono richiedere l’Assegno di Inclusione anche in condizioni che normalmente ne precluderebbero l’accesso.
Come fare domanda
Tutti i benefici vanno richiesti all’INPS, prevalentemente in modalità telematica, tramite il Comune di residenza o un patronato (CGIL-INCA). È necessaria la certificazione rilasciata dai servizi competenti che attesti l’avvio del percorso di protezione.
Queste misure rappresentano un sostegno concreto all’autonomia femminile e un segnale forte nella lotta alla violenza di genere. Sapere di avere tutele economiche e lavorative può fare la differenza tra restare e fuggire.