“Il Molise non è più un’isola felice. Ora basta!”
TERMOLI – Il Partito Democratico sceglie la costa molisana per dire con chiarezza: “Il Molise non è immune dalle infiltrazioni mafiose. Serve una svolta culturale e politica.” Nell’incontro tenutosi a Termoli, tra applausi e riflessioni serrate, si è parlato di ambiente, corruzione, giustizia e responsabilità politica, con la partecipazione di esponenti nazionali come Debora Serracchiani e Walter Verini, accanto a giornalisti investigativi e amministratori locali.
Un’assemblea gremita ha fatto da cornice a un confronto schietto, dove non sono mancate critiche al silenzio istituzionale di fronte agli sviluppi giudiziari che coinvolgono anche il Presidente della Regione Molise, Francesco Roberti, accusato in un’inchiesta per corruzione legata alla gestione dei rifiuti.
Un’indagine, undici clan: il volto oscuro del Molise
Nel cuore del dibattito, i dati inquietanti dell’ultima inchiesta della DDA di Campobasso: 11 clan coinvolti, tra Camorra, ‘Ndrangheta e “Società foggiana”, uniti da interessi sul ciclo dei rifiuti e operazioni immobiliari. Un quadro che disegna una regione strategica per gli affari illeciti e il riciclaggio, ma ancora in grado – dicono i presenti – di ribellarsi.
Il grido dal palco: “La politica torni ad essere argine, non passaggio”
Serracchiani e Verini, membri della Commissione Parlamentare Antimafia, hanno attaccato duramente il governo Meloni, accusandolo di praticare “populismo penale”, indebolendo i presidi di legalità come la Corte dei Conti, e proponendo riforme pericolose come la separazione delle carriere in magistratura.
“La legalità non è retorica né una parola da convegno,” ha tuonato Verini. “È l’unico fondamento possibile per una politica degna di questo nome.”
Giornalisti militanti e territori inascoltati
Tra gli interventi quelli dei giornalisti Paolo De Chiara e Giovanni Mancinone, che hanno denunciato il silenzio colpevole dei media locali, riportando episodi inquietanti: rifiuti pericolosi, speculazioni sui terreni agricoli, usura diffusa e carne contaminata da diossina a Venafro.
“Parlatene sempre,” ha ricordato De Chiara citando Borsellino. “Qui per anni si è taciuto tutto: è ora di smettere di dire che il Molise è un’isola felice.”
Un appello forte: “Roberti faccia un passo indietro”
Non solo analisi. Dal palco, e dai banchi della minoranza comunale termolese, è arrivata una richiesta chiara: dimissioni per opportunità politica. “La Regione non può essere governata da chi è coinvolto in un’indagine per corruzione,” hanno dichiarato consiglieri e attivisti.
L’incontro si è chiuso con un appello a costruire un “progetto di territorio” incentrato su trasparenza, buona amministrazione e rispetto delle regole. Un Partito Democratico che vuole radicarsi nuovamente nel tessuto sociale molisano, partendo da una battaglia identitaria: quella contro le mafie.
FOCUS: Gli interventi chiave dell’incontro sulla legalità a Termoli
Paolo De Chiara – Giornalista, scrittore, direttore WordNews.it
Il suo intervento è stato un vero pugno nello stomaco, ma necessario. Con voce ferma e piglio da cronista militante, De Chiara ha elencato i casi emblematici che da decenni smentiscono l’idea di un Molise “isola felice”. Ha evocato vicende inquietanti, dai rifiuti tossici alla carne contaminata di Venafro, ai tentativi di infiltrazione mafiosa nell’agroalimentare, fino alla presenza discreta ma costante di clan nel Basso Molise. Ha denunciato il silenzio dell’informazione locale, la normalizzazione dell’illegalità e il voto dato “ai galeotti”, richiamando con ironia feroce anche il caso di un ex agente penitenziario condannato per traffico d’armi poi diventato consigliere regionale.
Non è mancata la denuncia contro le istituzioni che non proteggono adeguatamente i testimoni di giustizia, come Gennaro Ciliberto, al quale ha dedicato il suo intervento consegnando pubblicamente una lettera al senatore Verini.
Giovanni Mancinone – Giornalista, scrittore, già dirigente PCI
Mancinone ha tracciato una mappa della penetrazione mafiosa in Molise, con riferimenti documentati: riciclaggio nel turismo e nei centri commerciali, caporalato nel settore agricolo con braccianti invisibili gestiti da caporali bulgari e marocchini.
Il suo grido d’allarme è stato sul silenzio sociale e istituzionale, sulla necessità di rompere l’indifferenza e riportare i cittadini alla partecipazione.
Walter Verini – Senatore, Capogruppo Pd Commissione Antimafia, Commissione Giustizia
Nel suo discorso, Verini ha fatto un’analisi lucida ma appassionata del pericolo rappresentato dalla criminalità organizzata nelle aree “di confine” come il Molise. Ha attaccato le politiche del Governo Meloni, accusandole di portare avanti una strategia di smantellamento degli anticorpi democratici: dall’indebolimento della magistratura all’attacco al giornalismo d’inchiesta. Ha parlato di “ipocrisia istituzionale”, criticando chi va a commemorare Borsellino ma poi approva norme che aiutano i clan, come l’abolizione dell’abuso d’ufficio, l’indebolimento delle intercettazioni e l’aumento delle soglie negli appalti senza gara.
Ha lanciato un monito: “Le mafie oggi non sparano, ma investono, infiltrano, si fanno welfare criminale. Dobbiamo arrivare prima della magistratura, con la buona politica”.
Debora Serracchiani – Deputata PD, già presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Responsabile Giustizia Pd
Pungente, determinata, ha riportato la sua esperienza amministrativa per denunciare la gravità dell’atteggiamento della Regione Molise e del suo presidente Roberti, accusato di corruzione. “Non serve aspettare le sentenze – ha detto – la questione è politica: serve un passo indietro per opportunità e dignità delle istituzioni”.
Ha poi condannato la deriva autoritaria del governo in carica: “Stanno usando strumenti democratici per smontare la democrazia, come accadde negli anni ’30”. Ha fatto esempi concreti: riforma della Corte dei Conti, separazione delle carriere dei magistrati, abolizione dell’abuso d’ufficio, premierato. “Non è più solo una questione giudiziaria. È una questione di Costituzione”.
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