Gaza, oggi, è il simbolo più tragico del declino etico e politico dell’Occidente. Le immagini che arrivano da quella striscia di terra martoriata mostrano macerie, bambini uccisi, vite spezzate da bombe israeliane sganciate con ferocia e impunità. Quella che viene presentata come una guerra è, in realtà, un genocidio, una pulizia etnica che si consuma giorno dopo giorno, con la complicità internazionale e il silenzio colpevole delle democrazie occidentali.
I governi che si professano difensori dei diritti umani, che si ergono a paladini della libertà, voltano lo sguardo altrove. I media mainstream si affrettano a parlare di “conflitto” mentre ciò che avviene a Gaza è uno sterminio di massa. Si parla di scontro armato, ma dov’è l’esercito palestinese? Non ci sono aerei, navi da guerra, carri armati. C’è solo un popolo inerme, intrappolato in un lembo di terra, stretto tra l’assedio, la fame e la morte.
Il volto del sionismo e la memoria distorta
Il vero volto del sionismo radicale oggi non si nasconde più. Fino a poco tempo fa, riusciva abilmente – grazie anche alla complicità di molte testate e di governi occidentali – a presentarsi come vittima perenne. Ma le immagini di Gaza, le testimonianze dal campo, il numero crescente di voci ebraiche dissidenti, dimostrano che è in atto una vera e propria pulizia etnica contro il popolo palestinese.
Criticare i crimini del sionismo non significa essere antisemiti. L’Olocausto è una tragedia universale, che nulla ha a che vedere con il popolo palestinese. È stata opera dei nazisti, di regimi europei, non dei palestinesi. L’accusa di antisemitismo viene strumentalmente usata per zittire ogni forma di denuncia. Ma oggi, molti ebrei nel mondo – rabbini, intellettuali, attivisti – si dissociano pubblicamente da ciò che sta accadendo in Palestina. Questo scardina la narrativa che vorrebbe identificare Israele con tutto l’ebraismo mondiale.
L’Occidente e la maschera democratica caduta
Gaza è lo specchio dell’ipocrisia occidentale. L’Occidente, che per secoli ha praticato colonialismo, imperialismo e genocidi, oggi cerca ancora di presentarsi come portatore di democrazia. Ma la maschera è caduta. Il neoliberismo decadente, in crisi profonda, non è più in grado di garantire pace, giustizia sociale o diritti umani. Sostiene guerre per procura, chiude gli occhi di fronte alle stragi, alimenta sistemi oppressivi pur di tutelare i propri interessi geopolitici ed economici.
Gaza rappresenta la fase terminale di un sistema malato. Un sistema che ha prodotto diseguaglianze planetarie, devastazioni ambientali e oggi mostra il suo vero volto: un capitalismo senza etica, senza pietà, senza umanità. La cosiddetta “superiorità morale dell’Occidente” si è dissolta tra i corpi senza vita e le case sbriciolate di Gaza.
Una nuova resistenza morale e politica
Siamo di fronte a una svolta storica. O si assiste in silenzio a questa catastrofe umanitaria, o ci si ribella. Solo una reazione popolare globale, guidata da una nuova coscienza etica, potrà fermare questa deriva. Le classi dirigenti, incapaci, compromesse e sottomesse ai diktat economici e militari, hanno dimostrato di non avere né visione né coraggio.
È tempo di scegliere da che parte stare. Non è solo una questione palestinese. È una questione umana. È una scelta tra civiltà e barbarie, tra complicità e dignità.