Ci troviamo a Trento agli inizi degli anni Duemila; Rayan, un giovane uomo di origini marocchine, cerca la sua strada in un Paese che non offre le giuste tutele: “Di fuga in fuga” di Claudio Calabrese racconta la storia di chi, sebbene giunto in Italia da bambino e nonostante si sia integrato perfettamente nel tessuto sociale e culturale, non può ottenere il diritto alla cittadinanza.
Sua madre e sua sorella sono cittadine italiane – in quanto la prima è sposata con un italiano e la seconda è nata in Italia; Rayan invece viene escluso, e questa estromissione ha causato negli anni dei problemi emotivi che si trascina anche da adulto. Il non sentirsi accettato fa male, così come l’evidenza di non essere abbastanza, di essere un cittadino di serie B: è su questo punto che Calabrese insiste, mostrando come Rayan si senta inadeguato e marginalizzato, oltre che vittima di costanti pregiudizi.
Questo romanzo contiene un importante invito alla riflessione sui temi dell’inclusione, specialmente quando si ha a che fare con immigrati di seconda generazione; l’autore si è ispirato alla sua esperienza di insegnante e all’incontro con tanti ragazzi di origine straniera che rimangono impigliati nelle strette maglie della burocrazia, mendicando il diritto al proprio posto in un Paese che considerano da sempre la loro casa.
È innegabile che esista un divario grave e inaccettabile tra cittadini di serie A e di serie B, ed è altrettanto lampante che non si è ancora giunti alla consapevolezza che questo sia un problema che riflette le pecche dell’Italia, il suo essere indietro rispetto ad altri Paesi che accettano e valorizzano la diversità. La storia di Rayan ci porta a sperimentare le sue amarezze e i tentativi di reclamare la sua dignità, mentre intorno a lui tutto sembra mettersi di traverso, come se non meritasse di essere italiano; assistiamo alla sua vita precaria a Trento e alla scelta di partire per la Germania e poi per l’Olanda, nella vana speranza di essere maggiormente accettato.
Ma come si può aspirare a un’esistenza migliore se il tuo Paese non riconosce il tuo status, e sei quindi in possesso solo di un misero permesso di soggiorno? “Di fuga in fuga” racconta proprio delle fughe di Rayan a causa del suo dolore, e del suo ritorno inevitabile perché i problemi vanno affrontati di petto: il protagonista deciderà di lottare per i suoi diritti di uomo e di italiano, facendosi anche interprete delle richieste di tutti coloro che sono italiani di fatto ma non di diritto.