Passata la festa gabbato lo santo, ammonisce la popolare saggezza. Passano gli anniversari, si superano le date cerchiate in rosso sul calendario e – parafrasando Guccini – si torna al punto di partenza. Anzi, non si parte e non si arriva, si rimane inchiodati come un’auto in piena bufera di neve. Ma la neve che inchioda non è meteorologica, non è la soffice coltre che copre in pieno inverno.
Un inverno che non dura solo tre mesi sul calendario ma molti più mesi, anni, lustri, decenni. Fitto come il banco di nebbia più accecante possibile. Sono neve e nebbia che hanno nomi, cognomi, responsabilità ben precise, trame, depistaggi, inazione complice di Stato. Ma arriva la festa e cominciano invocazioni a Dei lontani, riferimenti a quel che sembrerebbe una spectre calata da Urano. Nel Belpaese che fu in cui nessuno assume responsabilità e tutti scaricano su altri. E alla fine della giostra questi altri sono così lontani, così indefiniti che svaniscono in una nuvola. Rossa non come nella canzone di Faber ma di sangue, il sangue degli assassinati, il sangue delle vittime, il sangue di chi è stato sacrificato per moventi taciuti. Così come taciuta, omessa, calpestata, vilipesa, ferita è la verità.
E la giustizia, al di là di pennacchi e cerimonie, non è di casa. La strage di Ustica, 27 giugno 1980, è emblematica in tal senso. A partire dalle ore successive alla strage, passando per le morti successive, le persecuzioni di chi alla verità si è realmente avvicinato, di come è stata fatta fallire l’Itavia da un castello di menzogne e arroganza, prepotenza e complicità.
un altro anniversario è andato e la musica – parafrasando ancora il Maestrone di Pavana – è finita. Torna il silenzio, non si parlerà più di Ustica fino al prossimo anniversario.
E chi attende verità, giustizia, uno Stato che sia Stato, rimane nel limbo del peggior porto delle nebbie.
Un porto alimentato in questi quarant’anni da trame, depistaggi, omissioni, di chi dovrebbe essere Stato. «La strage di 45 anni or sono nel cielo di Ustica ha impresso nella storia della Repubblica un segno doloroso e profondo che non potrà mai essere cancellato» ed è «stata una tragedia tra le più oscure e laceranti che hanno colpito il nostro Paese. La Repubblica non abbandona la ricerca della verità e sollecita la collaborazione di tutti coloro che, anche tra i Paesi amici, possono aiutarci a rispondere al bisogno di giustizia, che non si dissolve negli anni perché è parte del tessuto stesso della democrazia».
Questa la dichiarazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella stamattina, riportata dall’Ansa. Due anni fa Mattarella parlò di «tasselli mancanti» e di «cappa» che oscurò «circostanze e responsabilità». Quel «segno doloroso e profondo», quei «tasselli mancanti», quella «cappa» non sono figli di un Dio oscuro e alieno, del fato o di chissà quali oscuri dioscuri ma di chi nelle alte sfere ebbe determinati comportamenti. Sono di Stato. Come acclarato in una sentenza e come la Storia ci consegna incontrovertibilmente. La strage di Ustica, va ribadito costantemente, non uccise solo quella notte. Ci sono tante morti successive. Morti senza giustizia, senza verità, da parte di quei tribunali la cui magistratura è rappresentata al vertice dal Csm (Consiglio Superiore della Magistratura) presieduto dal Capo dello Stato. Così come, nonostante anche una sentenza fin troppi anni fa ha certificato in maniera incontrovertibile che la firma di Pertini, non ha mai avuto giustizia Mario Ciancarella. Radiato dall’Aeronautica di quelle Forze Armate al cui massimo vertice c’è il Presidente della Repubblica.
Chiede collaborazione, anche quest’anno, Mattarella ai «Paesi amici». Viene in mente una delle frasi di Rita Atria: «Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci». Prima di chiedere ad altri, alla luce delle morti successive, della radiazione mai riparata di Ciancarella, di quanto accertato anche da una sentenza della magistratura, forse l’Italia dovrebbe prima farsi un auto-esame di coscienza. Perché le prime non collaborazioni e i depistaggi sono nati e cresciuti sotto l’ombra del tricolore italico.
Associazione Antimafie Rita Atria, 27 giugno 2022: «Rimuovere le opacità»
Era marzo del 2017. Riteniamo sia ancora attuale… soprattutto alla luce delle nuove (ma sempre uguali nel tempo) dichiarazioni del Capo dello Stato, Sergio Mattarella.
Sig. Presidente Sergio Mattarella la invitiamo a “Rimuovere le Opacità” – Il 26 giugno del 2016, alla vigilia del 36° anniversario della strage di Ustica, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dichiarava: “Rimuovere le opacità persistenti”.
Abbiamo sperato che, finalmente, ci fosse una presa di posizione netta ma, ancora oggi, sull’“opacità” grave della falsa radiazione del Capitano Ciancarella dalle forze armate non si è tentato minimamente di riportare la trasparenza.
Eppure falsificare un atto di radiazione e soprattutto la firma di un Presidente della Repubblica (allora era Sandro Pertini) dovrebbe essere, a nostro avviso, una delle prima opacità da ripulire con molta energia, visto che già la sentenza del Tribunale di Firenze, ha levato ogni ombra di dubbio.
Si sono citate, come in tutte le ricorrenze, le 81 Vittime, si sono usati i soliti verbi coniugati al futuro e quindi, come nella migliore tradizione italiana, si è tornati a casa come chi va alla messa di Natale, con tutti i buoni propositi e la coscienza a posto per essersi battuti il petto pubblicamente, mondi di tutti i peccati.
Ma per coloro che da anni cercano la Verità a tutto tondo non c’è spazio né nelle sedi istituzionali, né sulle maggiori testate italiane (ma siamo nelle retrovie per libertà di informazione e questo è noto).
Probabilmente il Presidente della Repubblica, che era Ministro della Difesa quando era stata appena depositata la sentenza ordinanza di Priore e che ordino’ un’inchiesta a livello disciplinare sul generale Cavatorta e sui radaristi di Marsala inerente al loro comportamento nella vicenda di Ustica, non considera che nella strage di Ustica le Vittime sono più di 81.
Ma questo lo dimenticano in tanti e quel che è più grave, molti lo negano e quelle morti legate alla strage le definiscono coincidenze.
Eppure a noi sembra lapalissiano che un numero così alto di morti tra chi ha avuto a che fare anche indirettamente alla sera del 27 giugno 1980 non può semplicemente definirsi frutto di un disegno del destino cinico e baro.
Per non parlare poi che neanche la sfortuna più totale avrebbe consegnato alla storia la perdita dei tracciati radar a Boccadifalco di Grosseto e il rogo del registro del controllore del traffico aereo dei voli su Grosseto compreso il 27 giugno 1980. (tracciati di quel radar dietro al quale si trovava il Maresciallo Mario Alberto Dettori … “suicidato”).
In Italia si sono fatte commissioni di inchiesta per molto meno eppure per tutte queste strane coincidenze niente. Neanche la voglia di scoprire come e perchè si è arrivati in questo Paese a radiare un Capitano dell’Aeronautica Militare.
Un assordante e immobile niente.
Sembrava che un alito di vento si stesse alzando quando la propaganda di Stato dichiarò la declassificazione del segreto di Stato sulla strage di Ustica.
Ma a noi gli aliti di vento non bastano per alzare le vele e siamo andati a darci un’occhiata, fiduciosi che finalmente si potesse, tanto era stata definitiva la dichiarazione.
Ma, guarda un po’, la documentazione non è stata resa interamente pubblica visto che sulla strage di Ustica molti documenti non è possibile consultarli perché coperti dal segreto militare.
Un bel gioco delle tre carte…Giusto per fare un esempio:
– C’è ancora il segreto di Militare sulla documentazione inerente all’esercitazione militare che si svolse con l’Awacs, i caccia militari di Grosseto e Cameri, il Pd 808 , ll C47 , il Mig inoffensivo. (Dietro il radar a Poggio Ballone c’era Mario Alberto Dettori).
-Non esistono o non sono consultabili o sono secretati i verbali di distruzione dei volumi con le strip dei piano di volo e progresso volo dei voli di Cameri , Grosseto, Pisa, Pratica di Mare, Licola e Marsala.
– Non sono consultabili i registri della R.i.v di Roma, la maggior parte dei registri e della documentazione radaristica nelle basi aeree militari italiane di Cameri, Grosseto, Pisa, Pratica di Mare, Licola e Marsala, i libretti di volo di chi partecipò all’esercitazione militare: l’Awacs Usa, i caccia di Grosseto e Cameri, il Pd 808 , il C47 e la documentazione del pilota del Mig.
Al Presidente della Repubblica, al Governo Italiano e al Parlamento tutto chiediamo se davvero, come dicono ad ogni commemorazione, si vuole far luce sulla strage di Ustica.
Perché se la risposta è un si allora la documentazione deve essere tutta consultabile e si deve dare la possibilità alle famiglie (quelle delle vittime che non vengono considerate tali) di far luce sulla morte per “suicidio” e/o “incidente” dei loro congiunti.
Il silenzio delle principali testate giornalistiche e televisive favorisce la possibilità a chi di dovere di non rispondere.
Come chi sta sicuro nella propria tiepida casa, che tanto non è successo a me.
La responsabilità della mancanza di verità nei buchi neri della storia italiana risiede tutta in una mentalità diffusa che consente ingiustizie e copre i colpevoli, che consente di far finta che non ci sia qualcuno che fa domande, anche quando quelle domande vengono urlate.
Ma noi continueremo a fare domande e a cercare risposte e ognuno si dovrà assumere le responsabilità politiche di tanta retorica commemorativa non seguita da fatti concreti.