“Il debito sanitario? Un mistero che nessuno riesce – o vuole – risolvere”. A quanto pare, neanche il presidente della Regione Molise Francesco Roberti riesce a fare chiarezza. Eppure l’ha detto lui stesso: “Non ci sono certezze sui conti della sanità”.
Una dichiarazione che, più che gettare luce, alza altra nebbia.
Ma come può essere che una Regione intera – con tanto di dirigenti, funzionari, esperti pagati profumatamente – debba affidarsi a società esterne per decifrare i propri bilanci? E soprattutto: come può essere che neanche queste società riescano a dare risposte chiare?
Intanto, in nome di quei conti nebulosi e di un debito sanitario non verificato pubblicamente, i cittadini pagano più tasse, subiscono tagli ai servizi e vedono una crescita incontrollata delle convenzioni con le strutture sanitarie private. La sanità pubblica arranca, mentre le cliniche private prosperano.
A questo punto la domanda è lecita:
I bilanci sono davvero incomprensibili o semplicemente si vuole evitare che la verità venga a galla?
Perché una cosa è chiara: in Molise, come altrove, la gestione della sanità è stata piegata per anni a logiche clientelari. Fondi pubblici distribuiti con criteri opachi, favori politici, nomine strategiche, sprechi e – sempre più – spazio al settore privato, in un disegno che sembra orientato alla privatizzazione strisciante del sistema sanitario.
La sanità, oggi, non deve funzionare. Non per caso, ma per progetto. Più disservizi, più liste d’attesa, più disagi, più persone costrette a rivolgersi a strutture private o a stipulare assicurazioni sanitarie. Un meccanismo perfetto per chi vuole trasformare la salute in un mercato.
Altro che “difficoltà di lettura” dei numeri. La verità è che se si volesse davvero capire come stanno le cose, lo si potrebbe fare. Ma così facendo, si spalancherebbero le porte a uno scandalo politico trasversale, capace di travolgere decenni di gestione fallimentare. Nessun partito, oggi, sembra avere il coraggio di mettere in discussione il modello pubblico-privato o proporre una riforma radicale per riportare al centro il diritto alla salute.
Allora ecco che, mentre la sanità molisana crolla, si continua a recitare il teatrino dell’ammuina. L’ultima scena? Le dichiarazioni del governatore Roberti, che suonano più come un tentativo di lavarsene le mani che una reale volontà di intervenire.
Siamo al capolinea. Il sistema sanitario pubblico è ridotto a colabrodo, e dietro il paravento dei tecnicismi contabili si nasconde una precisa strategia: scaricare i costi sulla popolazione e spianare la strada al business della salute.
Finché nessuna forza politica avrà il coraggio di rompere questo schema e di chiedere verità, trasparenza e investimenti nel pubblico, il Molise continuerà ad affondare tra tagli, tasse e bugie.
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