Sono tante, ormai, le settimane in cui l’attenzione pubblica si è posata sul traffico di immagini, video e foto, sessualizzate da stupratori online. In un gruppo facebook e in un sito web, inequivocabile sin dal nome e attivo da 20 anni esatti, sono stati condivisi almeno milioni di foto di familiari, di donne della propria famiglia, e di altre donne. Anche minorenni. Ma questo “dettaglio” è, come abbiamo varie volte sottolineato in queste settimane, taciuto dalla quasi totalità dei mass media. Così come il canale telegram che Meter continua a denunciare da settimane, denunce che abbiamo già rilanciato in due nostri articoli documentando anche messaggi dall’Abruzzo, non vogliono farla “diventare notizia”.
Nel 2024 emerse la denuncia di Gisele Pélicot in Francia, abusata per decenni da stupratori accordatisi con il marito e filmata durante questi abusi. Video che venivano archiviati e trafficati. Nei giorni scorsi El Pais ha denunciato un gruppo simile a quello finito agli onori delle cronache di queste settimane in Italia. Un «vaso di Pandora. Un vaso che noi addetti ai lavori conosciamo bene da tempo – ha denunciato Massimiliano Frassi, presidente dell’associazione anti pedofilia Prometeo, lo scorso 29 agosto – è solo la punta dell’iceberg». «Mesi fa prima che esplodesse anche in Italia la notizia, vi parlai del caso di quella donna francese che per anni il marito ha drogato e poi fatto stuprare da decine di uomini. Riprendendo gli abusi. Al di là del fatto specifico emerse anche che c’erano tantissimi gruppi nel deep web dove simili soggetti si scambiavano foto e video delle proprie mogli. Spesso narcotizzate e appunto riprese a loro insaputa mentre venivano stuprate» ha sottolineato lo scorso 19 agosto.
Troppo facile considerare marginale quanto sta emergendo (e soprattutto tacere, un silenzio omertoso e complice come abbiamo denunciato nei giorni scorsi) un fenomeno marginale, mele marce in un cesto sano, patologizzarlo. È una pretesa di dominio maschile, alimentato da tutti i piani della “piramide dello stupro”, disumanizzante che dilaga, che è strutturale. Alimentando le violenze maschili ad ogni livello, di “brave persone” che alimentano l’industria dello stupro a pagamento, dello stupro online, che non si fermano di fronte la minore età delle ragazze (se non addirittura bambine) costrette alla prostituzione o trafficate sui siti pornografici. Quanto emerso su PornHub (vicende in Italia taciute e silenziate) l’abbiamo raccontato tante volte negli anni. Il 4 luglio dell’anno scorso abbiamo denunciato, tra le altre, che in uno dei principali portali pornografici italiani due tra le prime categorie.
«La copertina di quest’articolo è lo screenshot di due categorie che si visualizzano in alto sulla homepage di uno di un trafficatissimo sito pornografico italiano. La prima, coperta ma inequivocabile nel nostro screenshot, è “abusi”, scendendo in fondo si trova anche la categoria, anch’essa coperta ma inequivocabile nel nostro screenshot, “teen italiane”. Nomi che si descrivono da soli e su cui non c’è neanche bisogno di aggiungere nessuna spiegazione se non indignazione, rabbia, vomito, senso di schifo assoluto. Sex industry is violence ha documentato anni fa come dopo il femminicidio di Carol Maltesi su pornhub ebbe un’impennata la ricerca di suoi video, dopo lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina accadde per la ricerca di donne e ragazze ucraine.
Così come sui forum degli stupratori paganti c’era chi esultava perché prevedeva l’aumento dell’arrivo di donne e ragazze da stuprare. Come poi accadde per i traffici delle mafie dello stupro a pagamento, come abbiamo in decine di articoli documentato e denunciato. Le ricerche di stupri violenti, anche di bambine e da parte di familiari, è diffusissimo su PornHub (sempre Sex Industry is violence lo ha documentato e denunciato in questi anni ripetutamente, analoghe denunce sono giunte da collettivi spagnoli, come abbiamo pubblicato in articoli rintracciabili nel nostro archivio)».
«Dobbiamo smetterla di vedere il pedofilo come un mostro, un orco, una bestia. Chi ha seguito almeno una mia conferenza sa cosa intendo e quanto io insista su questo aspetto, ogni volta. Perché se li vediamo come “mostri” quando poi li incontriamo, “gentili, sorridenti, accoglienti” non capiamo che cosa dietro quel sorriso realmente si celi. E cadiamo, facilmente, nella loro trappola. I predatori di bambini sono cacciatori. Hanno tempo, pazienza; aspettano e soprattutto si mimetizzano. Solo quando ci fidiamo e non li riconosciamo, allora agiscono. Marta va nello stesso bagno al mare da 20 anni. Ci andava da piccola, ci va ora che è madre. Al suo bambino ha insegnato a nuotare il signor G. . “L’uomo più gentile e disponibile di quel bagno”. “Generosissimo, sapessi a quanti bimbi offre sempre il gelato o fa giocare!|?” Quest’anno G. non si è presentato. Strano, di solito passa mesi in quel posto. “Temevo fosse ammalato, invece no, ho scoperto una cosa gravissima: sta in carcere…per abusi sulle nipotine ed una bimba loro amichetta. La più vecchia ha 5 anni. Le abusava e fotografava. Hanno trovato migliaia di immagini loro e di altri bimbi. Non riesco ad accettare che proprio lui, così gentile, fosse un pedofilo. Faccio fatica e mi fa male”. Già fa male, molto male. Chiedetelo un po’ ai bambini quanto male faccia».
(Massimiliano Frassi, post facebook del 22 agosto 2016 rilanciato lo scorso 25 agosto)
Predatori e stupratori di bambini, di ogni età, che si nascondono nella società, grazie alla sottovalutazione, alla propaganda sulle “poche mele marce”, sui silenzi e sulle complicità omertose. “Brave persone” che da decenni fanno si che l’Italia sia il primo Stato al mondo per turismo pedofilo, che non si fanno scrupoli ad alimentare i traffici delle piattaforme pornografiche cercando corpi sempre più giovani, che tacciono su quello che accade nei grandi eventi mondiali, dal SuperBowl alle competizioni calcistiche o ai Forum istituzionali politici.
Europei: altissimo l’aumento dello sfruttamento delle mafie dello stupro
«I trafficanti di esseri umani portavano le bimbe e i bimbi da far prostituire»
Quanto hanno sfruttato l’emergenza umanitaria ucraina per i loro stupri a pagamento?
«Predatori di bambini che riescono, in qualsiasi parte del mondo si trovino ad agire, a godere di assurde complicità e di vergognosi alibi. Li ho visti con i miei occhi cacciare i bambini in strada a Bucarest, prima che quest’ultimi trovassero rifugio sotto ad un tombino – la testimonianza di Massimiliano Frassi nella lettera aperta a tutti i candidati in occasione delle elezioni europee dell’anno scorso, lettera con una domanda che dovrebbe scuotere sempre le coscienze «In che modo porre un freno al costante dilagare della pedofilia?» – Ho visto i loro trofei in internet, nelle perizie gratuite fatte per molte serie Procure italiane, contenenti lunghi elenchi di bambini catturati e catalogati in immagini, impossibili da descrivere in questo contesto. Li ho incontrati troppe volte faccia a faccia in tristi aule di Tribunale, ripuliti e laccati come il giorno della Prima Comunione, col sorriso beffardo e la strafottenza di chi è sinceramente convinto, di poterla fare franca a vita. Eppure, di tutto questo, quello che più mi ha indignato, che più mi ha lasciato disarmato, è stata la difesa che una certa parte della società “civile” ha creato a loro favore. Tutti pronti ad indignarsi se l’insospettabile di turno riceve il doveroso avviso di garanzia, ma zitti ed omertosamente distratti se, come è accaduto di recente in una città del Nord Italia, il pedofilo condannato a 10 anni gode della libera uscita mentre una delle sue vittime di 5 anni, tenta il suicidio, “solo” per la paura di doverlo rivedere».
«In che modo pensate di porre un freno al costante dilagare della pedofilia?»
Tutto questo non accade lontano da noi, è alimentato nel ventre molle della società in cui ci troviamo, le cronache di regioni come l’Abruzzo sconvolgono e dovrebbero interrogare le coscienze. Sul sito di Prometeo c’è una sezione https://www.associazioneprometeo.org/shop-solidale/
in cui è possibile acquistare i libri pubblicati da Massimiliano nei decenni. Sono testimonianze e denunce di tutto questo e di quanto non è accettabile rimanere indifferenti e pensare sia solo una “cosa lontana”.
«I bambini delle fogne di Bucarest» denunciò l’inferno dei più piccoli nello Stato dell’est Europa. «L’inferno degli angeli» che Massimiliano ha denunciato, nel libro con questo titolo, esistere anche per «bambini delle fogne di Brescia, Roma, Milano». «I predatori di bambini sono intorno a noi» è il terzo libro denuncia di Massimiliano su «i poteri, le ricchezze e le reti della pedofilia di massa». «Il libro nero della pedofilia» che Massimiliano Frassi ha ripubblicato in una nuova edizione successiva con «i numeri dell’orrore. Le reti di pedofili. Gli abusi in famiglia, nelle diverse chiese, nelle scuole materne».
Canale telegram pedopornografico denunciato da Meter, pedocriminali attivi anche dall’Abruzzo