Il momento che viviamo, ciò che sarà o che potrebbe essere. Ne abbiamo parlato con Erri De Luca, scrittore e poeta italiano. Autore di numerosi libri tra i quali Il peso della farfalla; Tu, mio; Il giorno prima della felicità; Tre cavalli.
Da questo momento così surreale che ci mette in pericolo di vita per una pandemia inaspettata e mette a rischio anche la serenità mentale di molti, possiamo pensare che ne usciremo migliori e più consapevoli rispetto ai valori che contano veramente nel vivere quotidiano?
«Non ho dono di profezia, ho solo qualche constatazione sul tempo presente e registro uno spirito civico di collaborazione tra cittadini e di osservanza delle restrizioni imposte. Il governo si è dovuto convertire da garante del PIL e delle soluzioni finanziarie, a garante della vita in pericolo dei cittadini. Uso il termine conversione perché così non è mai stato, per il tollerato dilagare dei danni alla salute provocati da lavorazioni e opere pubbliche nocive.
Questo primato della vita sull’economia potrebbe durare. I prossimi governi non potranno trascurare la sanità, che è stata mortificata da tagli al bilancio. La scarsità di reparti di rianimazione sarà un crimine. Intanto quest’anno le spese militari continueranno a crescere, come hanno sempre fatto in questi anni di tagli alle risorse di settori molto più vitali».
Come valuta la gestione della emergenza da parte del Governo? E l'Europa pensa che si farà madre affettuosa, come dice il premier Conte "un insieme coordinato di Stati che fa fronte comune contro un comune nemico" o prevarrà la natura di arida istituzione burocratica?
«Il governo, insisto con il verbo, ha saputo convertirsi e fare da esempio pilota per altre nazioni che hanno dovuto ricorrere alla misure di contenimento. Non considero la Unione Europea un’arida istituzione burocratica, ma il massimo traguardo raggiunto dalla storia politica del 1900, con la fine delle guerre nel continente più bellicoso della storia umana. L’Unione saprà aggiornarsi e proseguire, per la semplice evidenza che non esiste alternativa. Non si ritornerà agli Stati nazionali di prima, piuttosto dovrà succedere il contrario, da questa epidemia procedere a una più stretta Unione».
Una natura violentata, non rispettata che in qualche modo ci presenta il conto: lei pensa che impareremo una lezione tanto importante per intraprendere un nuovo percorso imparando a rispettare il pianeta?
«La natura è un’idea astratta, una divinità aggiunta. La specie umana è ospite dilagante di un pianeta che ha i suoi tempi e i suoi sconvolgimenti dipendenti da forze gigantesche. Noi siamo una delle sue febbri periodiche. Questa epidemia è molto più leggera di quella che un secolo fa cancellò decine di milioni di vite umane nel mondo, riportata col nome di Spagnola, un virus anche quello con esiti polmonari. Il rispetto del pianeta, come lei auspica, è prima di tutto rispetto della vita umana, della sua precedenza sugli interessi speculativi e finanziari».
La bellezza dell'arte, della poesia, della musica stanno aiutando molto nei momenti di sconforto e di solitudine: sarebbe importante ripartire dalla bellezza per riaffermare anche il senso di giustizia e di uguaglianza. Quanto è importante iniziare a trasmette questo già sui banchi di scuola per creare nuove generazioni e nuove sensibilità?
«Si tratta di una rinnovata necessità di intrattenimento, musica, film, libri, dentro un tempo sospeso più che libero. Chi ne ha già avviamento, se la cava meglio, chi non aveva neanche un libro in casa, potrebbe introdurre questa novità. La bellezza è meglio farla scendere dal piedistallo della maiuscola e farla stare alla portata di ognuno, plurale e disponibile. La scuola perfino peggio della sanità pubblica, è stata mortificata. Va rimessa al suo rango di avamposto del futuro. Personalmente mi stupisco della decisione di sopprimere la geografia dalle conoscenze educative. Si tratta della forma del pianeta che abitiamo, mari, fiumi, laghi, popoli: senza questa conoscenza la terra è ancora più lontana dai pensieri. I viaggi turistici non sono una supplenza».
Molte questioni restano sospese durante una gestione emergenziale del paese: le battaglie sui territori: penso al TAV, alla lotta alle mafie, alla gestione dei migranti. Tutte ferite aperte ed urgenti. Questa fermata, pur se necessaria, rischia di farle esplodere?
«Mi sembra che se ne avvantaggino le mafie, diventando prestatrici di denaro a usura per chi non ottiene prestiti bancari, continuando i traffici di droghe in clima di minore sorveglianza, perché le forze dell’ordine fanno la guardia ai movimenti dei cittadini.
La linea Tav Torino Lione è attualmente sospesa in Francia, mentre da noi non è neanche cominciato il traforo per il tunnel principale. Ricordo che si tratta di un treno merci, notizia poco diffusa: non si potrà salire da passeggero su quella linea di presunta alta velocità, a meno di non travestirsi da mozzarella».
Erri De Luca è più ottimista o più pessimista sul futuro del nostro paese?
«Alla mia età l’ottimismo è un presidio sanitario, lo assumo a piccole dosi ogni giorno».
Erri De Luca è nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia.
Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Ha studiato nelle scuole pubbliche De Amicis (elementari), Fiorelli (medie), Umberto I (liceo). A 18 anni lascia Napoli e inizia l’impegno politico nella sinistra extraparlamentare, che dura fino ai 30 anni. Termina nell’autunno ’80 con la partecipazione alla lotta contro le ventimila espulsioni dalla FIAT Mirafiori a Torino.
Tra il ’76 e il ’96 svolge mestieri manuali. Tra il 1983 e il 1984 è in Tanzania volontario in un programma riguardante il servizio idrico di alcuni villaggi. Durante la guerra nei territori dell’ex Jugoslavia, negli anni ’90, è stato autista di camion di convogli umanitari. Nella primavera del ’99 è a Belgrado, stavolta da solo, durante i bombardamenti della Nato, per stare dalla parte del bersaglio. A questo periodo risale l’amicizia con il poeta Izet Sarajlic di Sarajevo, conosciuto durante la guerra di Bosnia, e di Ante Zemljar poeta e comandante partigiano della guerra antinazista.
Il suo primo romanzo, "Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento.
Per il cinema ha scritto il cortometraggio “Di là dal vetro”, “Il Turno di Notte lo Fanno le Stelle” (premiato al Tribeca Film Festival di New York 2013), la biografia musicale “La Musica Provata” e il documentario “Alberi che camminano”. Ha tradotto in napoletano e sceneggiato “La voix humaine” di Cocteau per l’interpretazione di Sophia Loren.
In teatro è stato in scena con “Attraverso” (Mario Brunello, Gabriele Mirabassi, Marco Paolini, Gianmaria Testa); “Chisciotte e gli invincibili” (Gabriele Mirabassi e Gianmaria Testa); “In nome della madre” (Sara Cianfriglia e Simone Gandolfo); “In viaggio con Aurora” (Aurora De Luca); “Chisciottimisti” (Gabriele Mirabassi e Gianmaria Testa); “Solo andata” con il Canzoniere Grecanico Salentino.
Pratica alpinismo. Le sue montagne preferite sono le Dolomiti.
Nel settembre 2013 è stato incriminato per “istigazione a commettere reati”, in seguito a interviste in sostegno della lotta NOTAV in Val di Susa.
Il processo iniziato il 28 gennaio 2015 si è concluso dopo cinque udienze il 19 ottobre 2015 con l’assoluzione ”perché il fatto non sussiste”.
A sua difesa ha pubblicato “La Parola Contraria”, Feltrinelli.
Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi.
(biografia tratta da Fondazione Erri De Luca)
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2020-04-03 08:32:32
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