«Offriamo una strada a scorrimento veloce, un rapporto leggero a portata di click tra le persone e lo Stato. Alziamo il limite di velocità, l'Italia deve correre», così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato il «Decreto Semplificazioni».
In vigore dal 17 luglio, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il giorno prima, prevede misure che varranno almeno per un anno.
Tecnicamente è il «Decreto legge 16 luglio 2020, n. 76» e in queste ore approda in Senato per l’avvio dell’iter di conversione in legge. Nato dopo una serrata discussione all’interno del governo e tra i partiti della maggioranza (PD, Movimento 5 Stelle, Italia Viva, Leu/Art.1/SI), approvato «salvo intese» come in svariate occasioni nei mesi scorsi, i 65 articoli del decreto vanno a modificare (e a derogare!) normative sugli appalti, grandi opere, telecomunicazioni, partecipazione popolare e valutazione ambientale, siti inquinati da bonificare e tanto altro.
L’articolo 1 già chiarisce motivazioni e direzione che il Governo ha impresso a tutto il decreto: previsto l’affidamento diretto di pubblici lavori e forniture di servizi fino a 150.000, procedura negoziata consultando almeno «cinque operatori economici» (a salire superate alcune soglie) e gli appalti pubblici rimangono solo per importi superiori ai 5,3 milioni.
La cronaca quotidiana italiana lega troppe volte la gestione degli appalti, tra le pieghe della legislazione e i rapaci interessi privati e criminali, ad una delle grandi piaghe di questo Paese: la corruzione, l’Italia svetta costantemente nelle classifiche mondiali e decine di miliardi ogni anno vengono rubate alla collettività per favorire gli interessi di pochi, costanti sono le notizie di amministratori pubblici indagati o arrestati con imprenditori (anche in odor di mafia) in ogni settore della vita pubblica, dalla sanità all’edilizia, dagli eventi pubblici (come accaduto di recente a Pescara) a tanti altri.
«L’Italia deve correre» ha dichiarato Conte presentando il «Decreto Semplificazioni» e uno degli ostacoli a questa corsa sarebbe la «paura della firma», il governo ha deciso quindi di intervenire per superarla: «interveniamo – ha dichiarato il presidente del Consiglio – circoscrivendo il reato di abuso d’ufficio, non lo aboliamo affatto, pretendiamo che ci siano violazione a specifiche regole di condotta perché scatti la fattispecie criminosa, non più di norme o principi generale».
Un intervento che dovrà arrivare con «intesa» successiva all’interno della coalizione governativa: attualmente per contestare l’abuso d’ufficio devono essere violate «norme di legge o di regolamento», l’intesa prevederà che invece venga contestato con la violazione di «specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali residuino margini di discrezionalità».
Modello Genova: mani libere e devastazioni ambientali e sanitarie.
Burocrazia, la grande angoscia di milioni di cittadini che al solo sentirla immediatamente pensano a file interminabili a sportelli, affannosa presentazione di domande pubbliche e il sentimento di sentirsi spesso soli e abbandonati in un labirinto. Cittadini in difficoltà per le crisi economiche degli ultimi lustri, fiaccati da un calvario quotidiano senza nessun «santo in paradiso», lobby e numi tutelari, che si sentono disarmati e impotenti.
Questo è il punto di partenza di istanze e proclami per abbattere questo mostro, semplificare l’angosciata vita del cittadino medio, dell’indifeso cristiano che già deve fronteggiare mancanza di lavoro, gravi problemi di salute, problemi economici e tanto altro. Si parte da qui ma alla fine le strade d’uscita arrivano sempre da un’altra parte, il cittadino viene accantonato e tutto si riduce al lasciare quante più possibili «mani libere» ai grandi imprenditori, ai colossi dell’edilizia o dell’industria e così via.
L’abbiamo visto anche in queste settimane, associazioni imprenditoriali e persino alcune forze politiche hanno puntato sui «lacci e lacciuoli da abbattere» il codice appalti, la certificazione antimafia, le leggi di tutela ambientale, i ricorsi amministrativi di cittadini, associazioni e movimenti per fermare grandi e medio piccole opere che rischiano, per esempio, di aumentare le emissioni inquinanti o il rischio idrogeologico o di devastare alcuni dei più belli paradisi d’Italia. L’Italia è il Paese di uno sterminato, drammatico, elenco di bombe sanitarie e ambientali da nord e sud – come documentano anche gli studi «Sentieri» (fonte ministeriale) e, per esempio, i rapporti INAIL sulle malattie professionali nei SIN (Siti di Interesse Nazionale, così chiamati per la gravità dell’inquinamento ambientale) https://www.wordnews.it/i-sentieri-delle-bombe-sanitarie-ditalia – e, mentre (forse) ci si prepara a lasciarsi alle spalle la più grave emergenza sanitaria da decenni, l’obiettivo di tanti è quello di sfrenare e non dare uno stop definitivo alle cause di tutto ciò.
Istanze che nelle ultime settimane hanno trovato vento in poppa magnificando il «modello Genova»: la veloce e rapida, tra commissariamenti e deroghe, ricostruzione del ponte crollato. Il «Decreto Semplificazioni» ha individuato un lungo elenco di opere considerate prioritarie e la cui realizzazione si punta ad accelerare, anche con la nomina di commissari. Dopo il fallimento, certificato da atti e documenti ufficiali, del commissariamento di qualche lustro fa e l’attesa di lunghi mesi per la nomina e l’arrivo di un commissario per il Gran Sasso e i lavori sulla falda acquifera (le cui vicende s’intrecciano con la presenza del Laboratorio di Fisica Nucleare e le due autostrade gestite dalla società Strada dei Parchi del gruppo Toto) in Abruzzo viene il dubbio che si potrebbe arrivare addirittura a tre commissari per la stessa «opera».
Intanto il «modello Genova» nei giorni scorsi ha visto un, per certi versi clamoroso, colpo di scena: sul nuovo ponte i limiti di velocità verranno abbassati rispetto a quelli del ponte crollato, in alcuni punti forse addirittura a 70 km/h, è stato ricostruito – ha scritto il Corriere della Sera - «con le stesse curvature degli anni ’60 ma dal 2001 i parametri sono più restrittivi». Questioni sollevate da Italferr a febbraio 2019 al Consiglio superiore dei lavori pubblici e da Aspi il mese successivo nelle conferenze dei servizi, ma il Consiglio Superiore dei Lavori pubblici decise di non prendere posizione.
Appello di oltre cento associazioni, comitati e reti di cittadini contro le modifiche della normativa ambientale.
La lettura del provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale – così come le bozze precedenti diffuse sul web e ampiamente commentate da stampa, imprenditori, associazioni e altri settori sociali – ha scatenato anche fortissime critiche: un fronte di oltre 50 associazioni, comitati, movimenti di tutta Italia ha lanciato un appello ai parlamentari a fermare «i regali agli inquinatori» e a difendere «la salute dei cittadini».
Parole chiare e nette sin dal titolo del documento diffuso in queste ore su quanto dispone il decreto in materia ambientale: «bonifiche e Valutazione di Impatto Ambientale, più che Dl "Semplificazioni", devastazioni! Svuotati di significato i Siti nazionali di Bonifica trattati come territori "ordinari" nonostante il gravissimo inquinamento, da Taranto a Falconara, da Bussi a Brindisi, da Livorno a Gela, da Milazzo a Mantova e altre decine di aree. Bonifica si ferma ai suoli: e le falde contaminate? Sulla VIA svilita la partecipazione dei cittadini». In queste ore il decreto è approdato in Senato per l’avvio dell’iter di conversazione in legge e i firmatari del documento (che pubblichiamo dopo l’elenco dei firmatari qui sotto) chiedono ai parlamentari di fermare «i regali agli inquinatori» e difendere «la salute dei cittadini».
Il «Decreto Semplificazioni» denunciano «contiene un attacco frontale all'ambiente e ai diritti fondamentali dei cittadini»: «falde acquifere inquinate abbandonate a loro stesse; taglio della partecipazione dei cittadini alla Valutazione di Impatto Ambientale; complicazioni nei procedimenti di bonifica; aumento delle "poltrone" con la costituzione di una seconda commissione nazionale V.I.A.; procedure di favore per le opere fossili spacciate sotto il titolo paradossale ma accattivante "Semplificazioni in materia di green economy"». Lunghissimo l’elenco dei firmatari, rappresentanti di vertenze e lotte ambientali che coinvolgono tutta l’Italia da sud a nord:
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua – Fairwatch – Altragricoltura, Alleanza per la Sovranità Alimentare – Coordinamento Nazionale No Triv – Rete Mamme da Nord a Sud – Coordinamento Nazionale Tutela Fiumi Free Rivers Italia – Campagna Fuori dal Fossile – Ass. A Sud Onlus – Comitato No Grandi Navi – Comitato No Pedemontana – Gruppo d'Intervento Giuridico Onlus – Coordinamento No Hub del Gas – Medicina democratica Onlus – Associazione Mediterranea per la Natura Onlus – Rete Per la Tutela della Valle del Sacco-RETUVASA – Comitati Cittadini per l'Ambiente-Sulmona – Brigate Solidarietà Attiva Abruzzo – Brigate Solidarietà Attiva Marche – Associazione "Ornitologi Marchigiani" APS – Comitato No Tunnel TAV di Firenze – Salute Pubblica, Brindisi – Comitato Tutela Parco Faggi Sgaravatti – Erchie Informa – LAC-Lega per l'Abolizione della Caccia- Marche – Comitato NO Pedemontana Matelica – SOS Adriatico – Emilia Romagna – Organizzazione di Volontariato per la difesa diretta della flora e fauna acquatica Care The Oceans – Cagliari Social Forum – Opzione Zero Riviera del Brenta – Comitato popolare "lasciateci respirare" di Monselice (PD) – Trivelle Zero Marche – Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti di Taranto – Ass.eQual Mantova – ABITO su misura-tutela dei beni comuni – Associazione Antimafie Rita Atria – Comitato Difesa Comprensorio Vastese – Cobas Confederazione dei Comitati di Base – Comitato No Metano Sardegna – Comitato Familiari Vittime Casa dello studente – Rete nazionale Noi non dimentichiamo – Comitato I Discoli del Sinarca-Molise – Mobilitazione Acqua Gran Sasso – Ass.Cova Contro Onlus – Comitato per la Salute, la Rinascita e la Salvaguardia del Centro storico di Brescia – Viviamo il Liri-Comitato a difesa del Fiume Liri – Coord. delle Assoc. No Triv della Val di Noto – Forum H2O Abruzzo – COMITATO MAMME LIBERE (di Policoro-Basilicata) per la tutela dei figli – GECO-Genitori Consapevoli Basilicata – “Mediterraneo No Triv” – Noi genitori di tutti-Onlus – Rete di Cittadinanza e Comunità-Terra dei Fuochi – Stop Biocidio – Mamme Vulcaniche – Taranto Respira – Gruppo Alterazione Climatica- Pesaro – Forum Ambiente Salute e Sviluppo di Brindisi – Famiglia Casto Marcello-del rione Tamburi di Taranto – ODV Comitato difesa ambiente territorio Spinea – Associazione IL SALVIANO – Centro Natura Marsica – ERCI team Onlus – CSEN Ambiente – Comitato Donne 29 Agosto -Acerra – No all'Incenerimento Sì al Riciclo Totale di Rifiuti-Fanna (PN) – Rifiutiamoli – Salix in Mente-Padova – ENPA Marche – Comitato No Stoccaggio Gas Poggiofiorito (CH) – Disarmisti Esigenti – Comitato Notube-Prov. Piacenza – Comitato Terme e Val Trebbia-Piacenza – Circolo Legambiente Val Trebbia – Forum Ambiente Salute e Sviluppo di Brindisi – Fipsas, sezione provinciale di Piacenza – Comitato Fermiamo la Guerra di Firenze – Ondaverde onlus Falconara Marittima – Mal’aria Falconara Marittima – Mamme Castenedolo Brescia – Mamme Comitato Cittadini Calcinato – Mamme Contro l'inceneritore di Mantova – Mamme No Smog Sud Milano – Laboratorio Falkatraz Onlus di Falconara marittima – Associazione "Mamme per la Salute e l'Ambiente onlus" Venafro – Associazione mamme in piazza per la Libertà di Dissenso – Non Una di Meno di Alessandria – Comitato Stop Solvay di Alessandria – Assoziazione GiorgioForever – Comitato Legamjonici Taranto – Comitato No Colacem – Coordinamento No Triv-Terra di Taranto – Mamme No Tap (Lecce) – Giustizia per Taranto – Peacelink – Coordinamento per il territorio contro la discarica Armicci-Bonvicino di Lentini – Siracusa – Comitato No Wi-Fi Toscana – SOS-La Piana del Casone-Scarlino – Obiettivo Periferia- piana fiorentina – Biodistretto Montalbano-piana fiorentina – Alleanza Beni Comuni-piana fiorentina – Mamme NoPfas-genitori attivi-zone contaminate – Vicenza senza Elettrosmog – No alla Discarica di Torretta-Verona/Rovigo – Rete Commissioni Mensa Nazionale – Comitato No Snam – Umbria – Comitato No Devastazioni – Umbria – Ambiente e Salute nel Piceno – Trivelle Zero Molise – Comitato di Redazione PFAS.land – Forum Ambientalista – Movimento NoTap/Snam Brindisi – Redazione emergenzaclimatica.it – Collettivo No al Fossile Civitavecchia – Il Martello del Fucino – Acqua Bene Comune Pistoia- Alleanza Beni Comuni Pistoia – Comitato S.O.L.E. Civitavecchia – Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus – Ambiente Basso Molise – Assonautica Acque Interne Lazio e Tevere – "Orsa Pro Natura Peligna" SULMONA – Verdi, Ambiente e Società Salento – Il Popolo degli Ulivi Puglia – Ass. CiLLSA (Cittadini per il Lavoro, la Legalità, la Salute e l'Ambiente, operante nell'Ovest Vicentino) – Comitato Acqua Bene Comune di Verona – Gruppo Tamburi Combattenti, Taranto
Bonifiche
Per quanto riguarda i Siti Nazionali di Bonifica, individuate dallo Stato come le aree più inquinate del paese in base al Testo Unico dell'Ambiente D.lgs.152/2006, invece di procedere, come si fa oggi, direttamente alla caratterizzazione delle aree dando per scontato che i terreni dell'Ilva a Taranto, di Bussi, di Gela, di Falconara e decine di altri siti assurti agli onori delle cronache nazionali ed internazionali per il livello di inquinamento, siano contaminati pesantemente e che quindi è necessario il massimo approfondimento. Invece con l'art. 53 si rende possibile agli inquinatori di partire presentando invece della caratterizzazione una più semplice e blanda "indagine preliminare", come avviene per un sospetto di inquinamento in qualsiasi altra area del paese. Come se una raffineria fosse una pompa di carburante, insomma!
Alla faccia della semplificazione si aggiunge così un ulteriore passaggio presso il Ministero dell'Ambiente che è già vergognosamente indietro con bonifiche che, grazie anche a questo decreto, diventano un vero e proprio miraggio tra lungaggini di ogni tipo.
Il ruolo del Ministero sempre di più sembra quello dello stopper delle bonifiche, con risparmi miliardari alle aziende che hanno inquinato.
Vi è però di peggio, nel decreto. Un tana libera tutti per i grandi inquinatori delle acque sotterranee, che oggi è una vera e propria emergenza del paese, visto che all'art.53 si introduce il micidiale comma 4 quater che prevede testualmente che "La certificazione di avvenuta bonifica di cui all'articolo 248 può essere rilasciata anche per la sola matrice suolo…" a cui segue "lo svincolo delle relative garanzie finanziarie" che l'inquinatore deve depositare al momento della segnalazione dell'avvenuta contaminazione.
E la bonifica dell'acqua sotterranea contaminata, spesso a livelli incredibili, che fine fa, togliendo pure la già esile deterrenza costituita dalle garanzie finanziarie?
Un vero e proprio incentivo a non bonificare che, tra l'altro, varrà per i grandi gruppi che hanno inquinato, visto che si applica solo ai Siti Nazionali di Bonifica e non già agli altri siti contaminati "normali". Un vero e proprio paradosso, insieme all'ulteriore norma che impone che ai Siti Nazionali di Bonifica non si applica l'art.242bis già esistente con le procedure semplificate introdotte nel 2014 proprio per velocizzare le bonifiche ripulendo tutto senza ricorrere all'analisi di rischio che porta lungaggini e bonifiche più blande (ma meno costose!).
Tutto ciò fa capire il tipo di "semplificazioni" che questo Governo e il Ministro Costa stanno facendo agli inquinatori.
Valutazione di Impatto Ambientale
Il Governo all'art.50 del Decreto taglia sulla partecipazione dei cittadini. Tanti bei propositi, soprattutto dal M5S e dal Ministro Costa, sul valore della cittadinanza attiva e sull'impegno civico diffuso e ora, invece di colpire i burocrati ministeriali che ci mettono anni ad esaminare le pratiche si indebolisce il ruolo dei cittadini che vogliono dire la loro su decisioni che impattano sulla loro salute, sulla qualità della vita e sull'ambiente.
A questi soggetti, riuniti in associazioni, dovrebbe anzi essere garantita la possibilità di partecipare per poter intervenire durante tutto il procedimento amministrativo, comprese le Conferenze dei Servizi di cui alla Legge 241/1990: l'Art.118 della Costituzione favorisce proprio "l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà".
Si sacrificano, invece, i già brevi termini per presentare le osservazioni da parte dei cittadini su progetti enormi, dalle raffinerie alle centrali termo-elettriche passando per gasdotti, trivelle e altre grandi opere, costituiti da centinaia di elaborati tecnici e migliaia di pagine.
Questi i nuovi termini:
-nella verifica di Assoggettabilità a V.I.A. da 45 a 30 giorni;
-nella V.I.A. "normale" restano 60 giorni;
-nella V.I.A. nazionale tramite conferenza dei servizi simultanea da 60 a 30 giorni;
-nella V.I.A. regionale si passa da 60 a 45 giorni.
Si arriva quindi al paradosso che per un'opera regionale, sicuramente meno complessa, si avranno più giorni rispetto ad una procedura nazionale fatta procedendo per conferenza dei servizi.
Il tutto da un Ministero, quello dell'Ambiente, in cui non è stato attuato, nonostante da anni ci si riempia di chiacchiere, quel cosiddetto "dibattito pubblico", previsto peraltro dal Testo Unico dell'Ambiente D.lgs.152/2006 fin dal 2006 sui progetti più impattanti.
Poi all'art.51 del Decreto la vera e propria elusione della Valutazione di Impatto Ambientale per il potenziamento di opere esistenti stradali, ferroviarie e idriche, una violazione netta della Direttiva Comunitaria 2014/52 che obbliga di assoggettare a V.I.A. le varianti sostanziali di queste opere. Tutto ciò comporterà con ogni probabilità solo ulteriori problemi nell'immediato futuro con ricorsi e condanne a cui porre rimedio spendendo soldi per adeguarsi.
Tante le altre norme vergognose introdotte ma qui evidenziamo due vere e proprie perle.
Alla faccia delle semplificazioni si moltiplicano le poltrone, costituendo una seconda commissione VIA nazionale specifica per le opere del Piano Clima Energia.
Grandi slogan, peccato che dentro questo piano ci siano i gasdotti che trasportano metano, un fossile e pericoloso gas clima-alterante. Basta però, mettere la norma, sotto il titolo accattivante "Semplificazioni in materia di green economy" e i cambiamenti climatici saranno un ricordo.
Il DL andrà ora in Parlamento per la conversione in legge. Se i parlamentari non avranno un sussulto eliminando questi regali a inquinatori e affaristi, introducendo norme di civiltà in cui siano capisaldi la partecipazione dei cittadini, la trasparenza e la tutela della salute, troveranno pronti alla mobilitazione le realtà firmatarie di questo comunicato per difendere territori e cittadini.
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2020-07-21 14:47:32
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