Sempre più spesso mi chiedo a cosa servano i c.d. social. Frequento attivamente Facebook da circa quattro anni. L'ho utilizzato per comunicare il mio pensiero su temi che reputo di interesse generale: politica, economia, problematiche della persona e della società nella quale viviamo.
Ho manifestato i valori e i principi nei quali credo.
Tutto questo nel tentativo di contribuire a un confronto di opinioni, e parzialmente supplire alla endemica assenza del dibattito pubblico. Credo sia servito poco.
La coscienza dei cittadini e della società civile mi appare sempre più assopita, addirittura spenta.
Mi limito alla città di Catania.
Negli ultimi anni sono accaduti numerosi e inquietanti fatti. Il Comune in dissesto e un sindaco a processo con l'intera giunta per falso in bilancio; il sindaco attuale condannato in primo grado per peculato e sospeso dalla carica; l'Università pesantemente colpita nel suo prestigio con decine di docenti inquisiti per i concorsi truccati; numerosi liberi professionisti coinvolti in varie attività illecite; il sistema dei rifiuti e molte attività economiche in mano alla criminalità organizzata; la corruzione che si espande vistosamente in maniera trasversale; numerosi politici indagati o condannati.
Aggiungo le tradizionali cosche mafiose che, nonostante l'azione della Magistratura, restano attive e sinergiche con chi detiene il potere.
Catania appare alla deriva.
Dinnanzi a tutto questo solo sparute e isolate reazioni, oltre l'impegno di alcune associazioni di volontariato. I cittadini paiono avvolti in un lungo letargo. Diffusa indifferenza e rifugio nel privato.
Direbbe Guicciardini che ciascuno coltiva unicamente il proprio "particulare". Bisogna scegliere: precipitare ulteriormente verso il baratro o reagire collettivamente.
Ho scelto.
A settembre convocherò un'assemblea cittadina, presso un locale pubblico, per avviare un confronto.
Interverrà chi vuole mettere fine al tempo della marmotta.
E insieme decideremo cosa fare per la nostra città.
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2020-08-03 00:12:08
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