La confusione, in questo momento particolare, regna sovrana. Ogni giorno si susseguono esperti o pseudo tali che ci raccomandano di fare o non fare delle cose. In questo marasma si parla lingue diverse, ma perché? A tal proposito abbiamo chiesto al dott. Regolo Ricci di darci la sua opinione in merito.
"Caro Antonio, avrai notato che è da un po’ di tempo che ho smesso di dare informazioni utili su COVID 19. La supponenza dei saccenti interlocutori “socia-listi” è tale, da scoraggiare chiunque voglia fare informazione corretta, basata sui pareri di esperti e non su ideologie di qualsiasi tipo e relative prese di posizione. Molti pensano di poter intervenire con opinioni personali, su argomenti che richiedono una preparazione specifica e pontificano giudizi lapidari senza avere le conoscenze scientifiche per farlo.
Come ho più volte scritto, l’immunologia è una branca della medicina così complicata che mette in difficoltà gli stessi scienziati i quali, nonostante il loro sapere, e a prescindere da alcune teorie basilari, non possono esprimere giudizi definitivi. Qualsiasi teoria, che pur si basa su studi approfonditi, quando tratta di immunologia e microbiologia, può diventare obsoleta nell’arco di breve tempo perché attiene a materie che si occupano di qualcosa in continua evoluzione: la vita del mondo degli esseri viventi e della natura. Ho accolto comunque la tua richiesta, cercando di attenermi strettamente alle opinioni di esperti, sperando che le riposte alla problematica da te evidenziata, possano essere accolte, dai lettori, con la consapevolezza che non si può essere dotti su ogni argomento e su argomenti importanti che riguardano la salute, bisogna fidarsi del parere della comunità scientifica.
Al contrario di quanto pensano in molti, tranne qualche “voce fuori dal coro” (che per interessi personali rilascia interviste per magnificare le proprie opinioni e trarne vantaggi personali) quando la comunità scientifica si esprime, lo fa con cognizione di causa e basandosi sui dati a sua disposizione".
Basta rileggere la storia delle pandemie per rendersi conto della gravità di alcune infezioni virali e di come, per limitarne la diffusione, si sia dimostrata valida l’attuazione di alcune misure di prevenzione:distanziamento sociale, utilizzo di mascherine e quarantena. E’ evidente che queste misure possono provocare gravi conseguenze a livello di relazioni interpersonali e sul benessere fisico e psichico, specialmente nei soggetti più deboli come malati, bambini e anziani. Inoltre, possono determinare ripercussioni negative sulle attività economiche e sullo svolgimento di attività fondamentali quali la Scuola e la Sanità. Il problema che si deve affrontare ogni volta, quindi, in caso di pandemia, sono i tempi di durata delle restrizioni per ottenere una difesa sufficiente e allo stesso tempo fare in modo che i disagi per le popolazioni siano ridotte al minimo. Non è una cosa facile, come ci dimostrano i fatti che stanno accadendo nel mondo e dai quali si evince che nessuno ha la bacchetta magica per risolvere le conseguenze nefaste di una pandemia in ambito sanitario, economico e sociale.
I dati attuali, tuttavia, ci dicono che dove le misure proposte dalla comunità scientifica sono state rispettate con rigore si sono avuti benefici per la salute dei cittadini. In Italia, sembra che le misure adottate abbiano avuto buoni risultati e c’è anche chi le porta ad esempio per attuarle nei loro paesi.
In ogni caso, adesso, la domanda che ci facciamo tutti è: dovremo aspettarci una nuova ondata nel prossimo periodo autunno-inverno?
Lo scienziato Tony Fauci ha risposto a questa domanda dicendo che potrebbe esserci. D’altra parte, il prof. Roberto Cauda, docente di Malattie infettive all'Università Cattolica del Sacro Cuore, che con Fauci ha collaborato nei primi anni '90, afferma che nessuno ha la palla di vetro per leggervi cosa accadrà: “le ipotesi che facciamo, dice, derivano dalle esperienze di precedenti pandemie influenzali, come la Spagnola del 1918, ma era un virus diverso. Nella malaugurata ipotesi che arrivi, aggiunge, penso però che non sarà grave come la prima ondata, non tanto perché il virus sia diventato più buono, ma perché lo conosciamo meglio e sappiamo più cose su come gestirlo. Vorrei dire però che il rischio di una seconda ondata dipende da noi, e da quanto sapremo rispettare le misure chiave per contrastare il virus".
Giorgio Palù, professore emerito dell’Università di Padova e presidente uscente della Società europea di virologia dice: “prevedere è difficile: si tratta del primo coronavirus pandemico. Possiamo solo ipoteticamente assimilarlo ad una pandemia da virus respiratori, influenzali che si trasmettono per via aerea. Quindi dovremmo dire che se il Covid19 si comporta come un virus respiratorio allora con i cambiamenti climatici quali l’abbassamento delle temperature e l’umidità insieme all’aumento degli assembramenti è possibile che ritorni anche perché abbiamo avuto almeno 13 milioni di persone infettate nel mondo: il virus ha trovato un grosso serbatoio umano per diffondersi”.
Secondo il premio Nobel per la Medicina 2011 Bruce Beutler, immunologo e genetista americano, non ci sarà una seconda ondata perché: "Insieme ai lockdown, i cambiamenti nel comportamento (distanziamento sociale, uso di mascherine) sembrano avere avuto effetti protettivi. La popolazione non è così vulnerabile come all'inizio, quando nessuna di queste misure era stata intrapresa”. Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova e direttore dell'Unità operativa complessa di microbiologia e virologia dell'azienda ospedaliera patavina: "non lo può dire nessuno come e quando ci sarà la seconda ondata di contagi da nuovo coronavirus”. Il portavoce dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Tarik Jašarević, ha ricordato che "insieme ai partner, l'Oms continua a lavorare per pianificare qualsiasi scenario. Possiamo concludere che, sebbene non sia noto come si evolverà la pandemia, sulla base delle prove attuali, lo scenario più plausibile è quello di ondate epidemiche ricorrenti intervallate da periodi di trasmissione di basso livello".
Insomma, dai commenti degli esperti si può dedure che è difficile fare previsioni ma l’indicazione di tutti è quella di mantenere una ragionevole prudenza perché bisogna “Primum vivere, deinde philosophari”.
Da questa lettura si capisce una cosa su tutte: non possiamo abbasare la guardia e se ci dicono di fare qualcosa la dobbiamo fare ma non dobbiamo, però, chiuderci a riccio e bloccare l'economia poichè le ripercussioni non deriverebbero solo dal virus, ma saremo noi stessi a farci del male da soli non incassando e non facendo incassare le attività commerciali. Sembra un paradosso, ma uscire e rispettare le regole è uno dei nostri doveri più importanti per la nostra stessa sopravvivenza. Bisogna ricordare che la Politica parla solo politichese, ma a noi servono fatti concreti "ieri", non domai (non ho sbagliato a scrivere domani).
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2020-08-04 16:03:18
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