Il TAR di Pescara, nella recente sentenza sul parere favorevole alla VINCA dell’impianto proposto dalla Es.cal. nella zona industriale di Punta Penna, ha espresso (come abbiamo documentato nei giorni scorsi) considerazioni nette su tutela e monitoraggio dell’area. Quelle considerazioni che, come sottolineato all’inizio, la «politica» non riesce ad intraprendere da tanti anni.
Riassumere in un solo articolo tutta la storia è praticamente impossibile ma alcuni anni sono più che indicativi. L’ormai lontano 2007 è stato un anno decisivo per l’approvazione del progetto di ampliamento, al servizio delle industrie della zona, del porto. Un progetto ormai persino dimenticato da molti che, dopo aver superato tutte le opposizioni cittadine e concluso l’iter autorizzativo, giace in qualche cassetto. Pare per mancanza di fondi sufficienti: gli anni intanto passano e le istituzioni locali che dicevano di volerci puntare decisamente, dove nel frattempo abbiamo visto all’opera quasi tutte le fazioni politiche possibili e immaginabili, non hanno ancora trovato la linea di finanziamento giusta.
Nello stesso anno la Provincia di Chieti, nel piano delle attività produttive, riportò la necessità di de-localizzare la zona industriale da Punta Penna: l’ultima spinta politica in tal senso venne (fino al 2010) dall’allora gruppo consiliare al Comune di Vasto di Rifondazione Comunista, dopo che la sua presenza fu progressivamente cancellata dall’assise civica di fatto anche questo è rimasto giacente chissà dove. Per concludere il cerchio, il 2007 è stato anche uno degli anni che potevano essere decisivi per concludere l’iter istitutivo del Parco Nazionale della Costa Teatina (che attende dal 2001, ormai una persona nata in quei giorni si sta iscrivendo all’università): l’allora assessore regionale all’ambiente Franco Caramanico (giunta Del Turco) passò il pallino della «perimetrazione» ai Comuni e tutto finì in un altro binario morto.
Quattro anni dopo il Parco tornò nel dibattito pubblico e la conclusione della telenovela sembrava ormai cosa fatta: se la Regione (e i Comuni, proseguendo sulla strada intrapresa da Caramanico di fatto unica nella storia mondiale dei Parchi) non poneva la parola fine il Ministero avrebbe inviato un commissario ad acta che, effettivamente, dopo rinvii e attese arrivò e in poco meno di un anno consegnò i lavori. Il commissario designato era l’ex Presidente della Provincia di Pescara, in quota Partito Democratico, Pino De Dominicis.
In quei mesi furono organizzati vari incontri pubblici e convegni anche a Vasto e partita sembrava veramente vicina alla lieta conclusione. Ma, ancora una volta, ci fu un terzo tempo e – dopo quello che doveva essere il fischio finale – la palla tornò al centro: convocati dall’allora sindaco di Torino di Sangro Silvana Priori del Partito Democratico, sottoscrissero una lettera a Regione e Governo, all’epoca guidati da Luciano D’Alfonso (PD) e Matteo Renzi (PD). Sulla spinta anche di questa lettera il consiglio regionale votò una mozione per chiedere a sua volta al governo di rivedere la proposta di De Dominicis, contraddicendo di fatto la presa di posizione assunta nei mesi precedenti.
Cinque anni dopo, tutto è finito nel dimenticatoio: mancherebbe una firma ma probabilmente si è seccato l’inchiostro di tutte le penne utilizzabili. Tra i sindaci che firmarono la lettera c’era anche l’allora sindaco di Vasto Luciano Lapenna e l’amministrazione vastese negli stessi anni sbandierava l’ampiezza del territorio che avrebbe fornito al Parco, chiedendo a gran voce di ospitarne la sede e vantando la Riserva di Punta Aderci con la spiaggia di Punta Penna come suo fiore all’occhiello. La Riserva veniva presentata come la parte più importante e tutelata di tutto il futuro Parco e la sua porta sud, pronta ad accogliere turisti e amanti della bellezza e dell’ambiente in una splendida cornice.
Azione Civile già oltre un anno fa criticò duramente questo quadro: «la politica la smetta col cerchiobottismo e il tirare a campare» il monito espresso. Una critica rivolta alle istituzioni locali, dal Comune alla Regione, che continuano «a campare» scrisse il il movimento politico fondato dall’ex pm e oggi avvocato antimafia Antonio Ingroia «e tira oggi tira domani a campare, alla fine ci troviamo sempre di fronte agli stessi conflitti tra istanze diverse» citando l’attesa per il Parco Nazionale, la Zona Economica Speciale «che, come hanno già rimarcato alcune associazioni, potrebbe attenuare i vincoli ambientali», la convivenza tra zona industriale e Riserva. Una perenne indecisione politica definita in un successivo comunicato da «piccolo cabotaggio».
Il biglietto d’ingresso di ogni luogo è fondamentale, è il benvenuto. La porta d’ingresso alla spiaggia, alla Riserva e al Parco che non c’è e chissà se mai ci sarà in queste settimane prevede anche quanto nella foto di quest’articolo: «l’amministrazione Menna continua a disinteressarsi della discarica a cielo aperto – scrivono i consiglieri comunali di centrodestra e liste civiche – situata nei pressi della zona industriale, gestita in violazione alle leggi e in spregio a tutte le norme del buon senso segnalata da noi da oltre un anno.
I video e le foto del 2 luglio 2020 dimostrano in maniera inequivocabile che, a ridosso di importanti aziende tuttora operative, Menna e compagni continuano a tollerare un deposito abusivo di cassette in polistirolo, vuote ma sporche ed originariamente destinate al contenimento di pesce e frutti di mare. Il deposito, integrato da rifiuti di altro genere e di provenienza incerta, gettati da chi pensa di trovarsi di fronte ad un immondezzaio, emana odori nauseabondi e pestilenziali che, tra l’altro, favoriscono l’addensamento di cani, ratti, cinghiali e altri animali selvatici; il disordine, dovuto allo spandimento dei contenitori inquinati e delle buste, crea una immagine penosa per chi passa nelle vicinanze».
Il 14 luglio sulla spiaggia di Punta Penna tantissimi sono accorsi per un concerto di sax, sul sentiero da percorrere per arrivarvi si sono imbattuti nella situazione dei bidoni della raccolta differenziata dei rifiuti fotografati dalla professoressa Rosa Lucia Tiberio (che ringraziamo per averci concesso di pubblicare la sua foto) che pubblichiamo qui accanto.
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2020-08-08 20:00:23
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