Alcuni mesi fa abbiamo raccolto la testimonianza di Bennardo Mario Raimondi, un imprenditore siciliano titolare di una affermata azienda che occupava circa 40 dipendenti nella creazione di opere artigianali lavorate a mano, oggetti e presepi in ceramica e terracotta.
Con la crisi e i problemi economici, Raimondi cerca un prestito dalle banche che non rispondono come dovrebbero: per non chiudere l’attività e schiacciato dalle difficoltà, si rivolge agli usurai: da qui il baratro e, come sempre accade, iniziano anni di minacce, violenze e problemi economici sempre più grandi.
Mario Raimondi, stanco di tutto ciò che deve subire, denuncia i suoi estorsori all'autorità giudiziaria, i quali verranno processati e condannati.
Ma la sua storia è quella di tante vittime di mafia: la denuncia significa solitudine, perdita del lavoro e abbandono, soprattutto da parte delle istituzioni.
Signor Raimondi, ha ripreso il suo lavoro?
«Assolutamente no. La mia situazione è sempre più disperata. Vivo insieme alla mia famiglia con i 295 euro della pensione di invalidità; sto lavorando pochissimo vendendo online le mie creazioni. Riesco con difficoltà a far fronte alle spese, affitto, utenze, farmaci. È veramente difficile.»
Si è rivolto alle istituzioni per chiedere un sostegno?
«Certo. Ho scritto al sindaco Leoluca Orlando: mi ha inviato una lettera nella quale esclude da parte del comune ogni tipo di aiuto. Mi sono quindi rivolto a Giuseppe Mattina, assessore alla cittadinanza e alla dignità dell'abitare: sto ancora aspettando che qualcuno risponda.»
La vendita dei suoi prodotti artigianali non aiuta?
«Con il covid non mi è possibile partecipare a fiere e mercati che sono stati sospesi: ultimamente poi a seguito di una ordinanza comunale non è più possibile tenere una bancarella tra le strade del centro storico. Avevo proposto al Comune di mettere a disposizione alcune strutture in legno che la stessa amministrazione aveva posizionato come postazioni per dare informazioni ai turisti. Ora tutto è abbandonato; la mia idea era di utilizzare queste strutture come laboratori all'aperto, mostrare l'arte della ceramica e vendere i miei prodotti. Nessuna risposta anche in questo caso.»
Cosa pensa di fare adesso senza reddito e senza poter lavorare?
«Ho fatto la richiesta del reddito di cittadinanza, oltre un mese fa: spero che, passato il periodo delle ferie, arrivi una risposta positiva.»
Possiamo dire che denunciare l'estorsione e la mafia le hanno rovinato la vita?
«Assolutamente si. Palermo non è cambiata: le istituzioni non aiutano i cittadini coraggiosi, non danno risposte. Ho visto nel giorno della commemorazione di Libero Grassi (assassinato per non aver accettato di pagare il pizzo), persone che fanno solo passerelle. Rendere omaggio alle vittime di mafia ha un senso se poi si difendono i cittadini onesti che denunciano la malavita seguendo quegli esempi.»
Può spiegare meglio?
«Chi denuncia la mafia e l'usura non si libera: prima è vittima dei mafiosi e degli aguzzini, poi si ribella ma cambia solo "carnefice", perché diventa vittima di una società che si gira dall'altra parte, vittima delle istituzioni che non rispondono mai, vittima dei tanti che si recano alle commemorazioni dei morti ammazzati perché questi non fanno più domande. Invece con i vivi bisogna parlare. Con chi ha denunciato e ogni giorno deve fare i conti con i problemi, le ingiustizie e le minacce di morte è difficile confrontarsi e non sempre porta voti. Non ci sarà mai una concreta lotta alle mafie se non ci si schiererà dalla parte dei cittadini onesti, quelli che non si piegano di fronte alle minacce di questi luridi schifosi. Sopratutto gli uomini delle istituzioni dovrebbero schierarsi, ma dalla parte giusta e non solo a Palermo.»
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2020-09-01 12:04:21
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