Quando la poesia si fa pane quotidiano lo sguardo e l’alito prendono altre strade; seguono camminamenti inediti, direzioni che molti non frequentano. O, meglio ancora, non conoscono.
Martina Giusti è un caso emblematico ed altrettanto esclusivo per quel suo “rifiatare” in versi, che accomuna la luce e la parte scura del tempo. Perché è poesia il suo girovagare di fremiti e soste, di rumori non percettibili, di affanni che l’attendono al varco e di colpo si fanno parole di cadmio e di piombo annerito. E sorprende in verità il suo “mondo dilatato” che si racconta – e racconta – nel recinto di una temporalità solo in apparenza ordinaria; come costruito – e contenuto – in un’agora trasparente, offerta ai venti e agli occhi degli altri; alle nebbie sospese o al vocio debole dei fantasmi. Direi un cortile di note e non un fuggiasco andirivieni nella terra di nessuno.
Affinché i suoi dubbi abbiano almeno una sorta di cittadinanza riconosciuta e riconoscibile seppure non necessariamente rassicurante. E allora accade che il “territorio” della giovane poeta si faccia al contempo labirinto e altopiano, mistura sommessa di tracce occulte e di espliciti meridiani. In questo “quartiere di assonanze”, per nulla affollato – se non di fruscii e brezze – Martina Giusti ricompone il filo della conoscenza. Quella che non ha mai deviato irreparabilmente dall’onere della memoria, qui intesa come rilievo di sopraffazioni e inganni;
Cadono gli uomini
su petali di rosa
tacciono e pregano
dinanzi al silenzio
che un po’ divino
e un po’ bastardo
squarcia dalle loro spalle
le carezze più tenere
………
Quella imbastita, giorno dopo giorno, al ritmo del ripensamento o del rimpianto; del sollievo raro o del dolore che banchetta ospite al pari della notte che non conforta.
…e tuffandomi nel vuoto
trovai la candela
che accende la sera
il calamaio dei pensieri
e la terra
……..
Ovvero quello della riflessione accanita o dei bagliori minuscoli che dettano, talvolta, nuove rotte.
Il ritratto della sera
è un libro,
un racconto,
una prosa,
è una poesia di poche righe.
E’ il momento
dell’ossequio naturale
……..
Martina Giusti, giovane poetessa, che sembra raccogliere e difendere le parole disarmanti. Quelle abbandonate perché si è distratti, annoiati, fanatici. Disumani, talvolta.
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2020-10-15 12:12:18
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