Cosa è accaduto e come ci si è predisposti a questa «seconda ondata», purtroppo prevedibile (come la Storia insegna ma, come qualcuno scrisse quasi un secolo fa, non ha scolari), dovrebbe essere la prima vitale questione per l’Abruzzo. I numeri sono in rapida crescita, insieme alle preoccupazioni per il sistema sanitario e i rischi nelle fabbriche e in tutta la regione, come abbiamo riportato nei giorni scorsi. Dopo la notizia che i lavoratori della Sevel positivi al covid19 sono arrivati a 37 lo Slai Cobas della provincia di Chieti ha chiesto la sospensione delle attività. La situazione nel maggior stabilimento nella zona industriale della Val di Sangro già nei giorni scorsi, come abbiamo riportato nel nostro precedente articolo, era stata al centro di comunicati preoccupati e di dure critiche da parte dello stesso Slai Cobas e dell'Usb.
Eppure prima, durante e dopo le elezioni amministrative di Chieti e Pescara, larga parte della cronaca regionale è stata occupata dagli scontri di palazzo tra le componenti di maggioranza regionali, aquilani, pescaresi e, fino a qualche settimana fa, anche chietina. E già sono in fibrillazione le macchine politiche per le amministrative dell’anno prossimo. Come per il calcio,, dove si parla da mesi di bolle, forse ne esiste una anche in Abruzzo – abbiamo concluso sarcasticamente l’articolo sull’occupazione della cronaca da parte di questi «scontri slegati» ed è una bolla strana: circonda alcuni e divora quel che rimane fuori.
Ma quel che rimane fuori esiste e, appunto, rimane. E bussa alle porte dei palazzi dove si «puote», si amministra, governa, disamministra e sgoverna.
Nelle scorse settimane si è avuta notizia che nelle ASL pescarese e teatina non sarebbe più possibile vaccinarsi presso i medici di famiglia, causa esaurimento delle scorte disponibili. Una notizia resa nota negli stessi giorni in cui «testimonianze e prove varie», come ha scritto il coordinatore regionale della Lega D'Eramo, avrebbero riportato dichiarazioni del manager della ASL Lanciano-Vasto-Chieti Thomas Schael secondo cui, durante la prima ondata della pandemia, gli operatori sanitari si sarebbero infettati per «stupidità». Schael ha smentito di aver utilizzato «parole offensive nei confronti del corpo professionale» della ASL confermando, invece, che «ci sono stati momenti di tensione con una sigla sindacale» (il cui nominativo non ha specificato) sull'operato aziendale nella prima fase della pandemia: mesi nei quali, secondo quanto riporta Schael, la sua direzione aziendale si sarebbe mossa senza ritardi e senza criticità e, addirittura, affermando che ha difeso gli operatori sanitari «pur essendo informata di comportamenti non proprio prudenti e ispirati a una certa superficialità mantenuti in diverse occasioni».
Dalle cronache di quei mesi, che abbiamo riportato nei nostri precedenti articoli, all'esaurimento delle scorte di vaccini chiunque può valutare: Schael smentisce di aver usato la parola «stupidità» ma, di fatto, pare addossare almeno una larga parte di responsabilità agli operatori. I fatti , come anche noi abbiamo riportato e su cui esistono abbondanti testimonianze parlano da soli e, ognuno, se vuol vedere la realtà dei fatti può giudicare da solo.
Lo stesso D’Eramo, deputato e segretario regionale della Lega, ha annunciato un confronto con il presidente della regione Marsilio e l'assessore regionale alla sanità Verì sulle dichiarazioni attribuite a Schael. Non è la prima volta che si scatenano polemiche dopo alcune dichiarazioni di Schael: nei mesi scorsi dopo una critica ricevuta dal presidente della Provincia di Chieti e sindaco di Lanciano Pupillo, revocò la destinazione di un'apparecchiatura medica all'ospedale di Lanciano; undici mesi fa, dopo che la chiusura della cucina dell'ospedale di Vasto da parte dei Nas, si scagliò contro i cittadini che avevano presentato alcuni esposti.
Una domanda sorge spontanea: a che titolo D’Eramo, che non ha nessun ruolo nell'amministrazione regionale, si fa promotore dell'annunciato confronto di cui, dopo settimane, non abbiamo avuto alcun riscontro pubblico? E quale confronto, di fronte ad ennesime esternazioni?
Ci sarebbe poco da confrontarsi e molto da agire. Seconda domanda: Schael non si è nominato da solo e, appena arrivato, si trovò anche un cospicuo aumento di indennità giustificato con la ricerca di una scelta di eccellenza per le dirigenze sanitarie. Confrontarsi, riflettere e fare pubblica autocritica ed ammenda su questo dalle parti di Palazzo Silone non sarebbe a dir poco doveroso?
Al pari, la tutela dell’ambiente è troppo spesso trascurata o piegata a vacue vetrine, interessi industriali e occhi chiusi di fronte a scorribande di ogni tipo. I terribili incendi di Punta Aderci a Vasto e nell’aquilano dell’agosto scorso hanno posto domande che sono tutte ancora inevase. Come abbiamo ampiamente documentato la ricerca universitaria coordinata dalla professoressa Calandra ha acceso riflettori importantissimi su speculazioni, interessi criminali vari e la capillare presenza delle «mafie dei pascoli», dinamiche su cui l'ultima notizia in ordine di tempo è giunta (come abbiamo raccontato) nei giorni scorsi dalla Corte dei Conti del Trentino Alto Adige. Il 20 ottobre scorso è stato il primo anniversario dell’ultimo terribile incendio nella terza vasca (allora sequestrata dalla magistratura e dove quest’estate è stata prorogata la sospensione dei conferimenti dalla Regione Abruzzo) della discarica del Civeta. Il quinto in un anno e mezzo. A questa vicenda all’inizio dell’anno abbiamo dedicato vari approfondimenti, riportardo interrogativi, allarmi, denunce, prese di posizione di varie associazioni e del Comitato Difesa Comprensorio Vastese. Nulla, tuttavia, appare essersi evoluto.
E la situazione dei rifiuti, ponendo l’accento soprattutto sulla gestione dei conferimenti extra regionali al centro dell’inchiesta sulla discarica del vastese, in altri territori vive una situazione di sofferenza. La mega discarica di Bussi – così come le tante, troppe discariche illecite (quest'estate una maxi discarica abusiva nel pescarese emerse dopo un vasto incendio, un fatto che da solo documenta senza bisogno di commenti la situazione) – è ancora lì, in attesa di una bonifica totale e integrale. Così come sul tappeto resta la situazione dell'autostrada A14 (per quanto qualcosa in questi mesi sembra forse potrebbe cambiare) e continuano ad emergere sempre nuovi e sconcertanti risvolti sulla situazione del Gran Sasso, dove si intrecciano due autostrade – gestite da una società del gruppo Toto, già protagonista di un'avventura imprenditoriale in Alitalia l'anno scorso ripropostosi e che in queste settimane si sta proponendo secondo alcuni anche per Autostrade – e il laboratorio di fisica nucleare. Oltre tre i lustri caratterizzati dal primo commissariamento e costellati da incidenti e altre questioni finora mai risolte, dalle sostanze stoccate sotto la montagna allo sperpero di cento litri al secondo, quest'ultimo denunciato nelle scorse settimane dalla Mobilitazione per l'Acqua del Gran Sasso. È notizia di questi ultimi giorni l'ultima inchiesta della procura di Pescara sui viadotti autostradali.
Il lockdown e la crisi economico-sociale conseguente all’emergenza sanitaria ha portato, anche a queste latitudini, ad un’avanzata di sistemi criminali a partire dal narcotraffico. Mentre tutti noi eravamo chiusi in casa quotidianamente o quasi a Rancitelli e nel vastese famiglie che forse dovremmo definire, come tante volte abbiamo denunciato, clan festeggiavano (e festeggiano tuttora) l’arrivo di nuovi carichi di morte, lanciando sfide continue alla collettività e alle istituzioni. A Rancitelli, nelle scorse settimane, un nuovo attentato ha colpito cittadini onesti che denunciano e combattono illegalità e degrado.
Riteniamo doveroso ricordare che un cittadino è stato colpito due volte in poco tempo e il Comitato di Quartiere «Per una nuova Rancitelli» ha lanciato una sottoscrizione solidale a cui è possibile contribuire a queste coordinate bancarie: Poste italiane spa, Iban: IT43P3608105138242031942047 intestato a: Gianni Mincone, causale: "Raccolta fondi auto bruciata».
Inoltre, è stato accertato che un attentato avvenuto nel febbraio scorso, perpetrato ai danni di una pizzeria nel teramano, è avvenuto con modalità mafiose. Una recente sentenza ha confermato che parte del tesoro di don Vito Ciancimino (il defunto ex sindaco contiguo alla mafia di Palermo) è stato riciclato nella Marsica. Maxi inchieste contro il narcotraffico hanno coinvolto diversi territori, dalle periferie alla movida e al centro dei comuni. Quest’estate un ragazzo è stato ucciso dalla droga nel cuore di Pescara.
Diverse inchieste contro la pedopornografia online, infine, hanno pesantemente interessato L’Abruzzo. L’elenco potrebbe continuare ancora per ore e ore e, acompletare il quadro desolante appena descritto, nell’anno in cui si è riscoperta la necessità dell’igiene personale e del lavarsi le mani, l’emergenza idrica nel pescarese e in provincia di Chieti sta vivendo settimane drammatiche.
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2020-11-13 16:52:52
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