«Buongiorno, sentite anche voi quest’aria irrespirabile?» è uno dei post che il 18 febbraio sono stati pubblicati nei gruppi locali da cittadini vastesi. Diversi cittadini allarmati hanno segnalato di sentire forti puzze che hanno reso difficile respirare fin nel cuore della città. «Cattivi odori» nelle scorse settimane erano state segnalati su corso Mazzini, una delle principali arterie cittadine, come abbiamo scritto lo scorso 16 gennaio. Oltre un mese fa.
«Nella mattinata del 14 gennaio anche alla nostra redazione sono giunte svariate segnalazioni di «puzze», che appaiono ricordare quanto da anni viene segnalato nella zona di Punta Penna, dall’abitato di Vasto: fortissimi nella zona nord della città, fino all’inizio di Corso Mazzini e nelle strade adiacenti. Un'altra segnalazione ci è giunta il 15 gennaio, intorno ad ora di pranzo» quanto abbiamo riportato. «Cattivi odori» da anni, si sottolineava nell’articolo, sono segnalati nella zona di Punta Penna lì dove convivono la zona industriale e la Riserva Naturale Regionale (gestita dal Comune di Vasto e affidata da molti anni alla Cogecstre). Ma su cui «non c’è mai stata nessuna parola chiara, nessuna concreta azione da chi dovrebbe» ha dichiarato il movimento politico Azione Civile nei giorni precedenti. Una lunga storia, costellata di denunce, segnalazioni e allarmi che non ha mai trovato risposta ufficiale su quale sia la fonte (o le fonti) e soluzioni dalle istituzioni competenti. Il nostro primo articolo sulla questione è del 28 marzo dell’anno scorso:
«Sono passati ormai quindici anni dalle prime segnalazioni di questa grave problematica, nel 2010 e 2011 Coniv (che gestisce il depuratore nella zona) scrisse – come documentiamo nelle immagini di quest'articolo – varie comunicazioni a diversi enti segnalando quanto stavano subendo gli operai (indicando almeno in un caso la provenienza dalla zona industriale), diverse delle recenti segnalazioni riportavano un denso fumo da un camino della zona industriale presente a pochi passi. Punta Penna nel piano regionale di tutela della qualità dell’aria è stata classificata zona di mantenimento della stessa.
La verifica della costanza di questo livello può avvenire solo con un monitoraggio costante ed efficace, atteso da molti anni mentre le segnalazioni di questa ed altre problematiche si sono intervallate regolarmente, ma mai avvenuta. Ogni ipotesi, ogni considerazione rimane sospesa in aria proprio come i cattivi odori e nulla di certo si può affermare o imputare a chiunque. Almeno non ufficialmente e in maniera documentata. Fin quando le istituzioni e gli amministratori politici (la massima autorità sanitaria del luogo è il sindaco) non imboccheranno la giusta decisiva strada i cittadini e le associazioni possono ben poco. E certo non possono (anche perché non è compito loro) imputare colpe e cause».
Nell’occasione sottolineammo come l’assessore all’ambiente Paola Cianci nel novembre precedente, ormai quindici mesi fa, aveva ricevute analoghe segnalazioni e che si era riunito un tavolo tecnico con il direttore tecnico dell’Agenzia Regionale per la Tutela dell’Ambiente Francesco Chiavaroli.
Le puzze percepite nel centro di Vasto sono state definite «odori nauseabondi» e ricondotte dalla stessa Cianci e dal sindaco Francesco Menna, in un comunicato stampa diramato nella mattina del 18 febbraio, ad «emissioni provenienti dalla Zona Industriale di Punta Penna». I virgolettati sono parole testuali dei rappresentanti dell’amministrazione comunale.
Nella nota la massima autorità sanitaria cittadina e la delegata alla tutela dell’ambiente scrivono che è «una problematica che si ripete da mesi» e di esser tornati a chiedere «aiuto agli Enti competenti». Individuati in Asl, Arta e Regione Abruzzo a cui è stato chiesto di investire «risorse economiche» per fornire dotazioni adeguata all’Agenzia Regionale per la Tutela dell’Ambiente. In conclusione della nota viene fatto riferimento ad un confronto con l’Università di Pescara per «sperimentazioni scientifiche, a terra e a bordo di droni attraverso lo sviluppo di apparecchiature finanziate con fondi europei erogati dal Ministero dell’Università e della Ricerca». Rispetto al passato forse si può cominciare a registrare qualche timido passo in avanti: in un futuro qualcosa dovrebbe arrivare per individuare le fonti e una voce ufficiale mette per iscritto che la «problematica» di «odori nauseabondi» scaturisce da «emissioni nella Zona Industriale di Punta Penna».
C’è speranza quindi di interventi sanitari per interrompere queste emissioni e fermarle una volta per tutte? Sarebbe una parola chiara, netta e decisa in una zona dove, tra la convivenza con la Riserva Naturale, progetti privati che si intervallano da lustri e pianificazioni da parte di Enti Pubblici di cui poi si perdono le tracce, una svolta è attesa da tempo immemore. La stessa su cui da moltissimo tempo incombe la modifica del Piano di Assetto Naturalistico della Riserva di cui pubblicamente ed ufficialmente non si conoscono ancora informazioni e dettagli come ripetutamente raccontato in questi mesi:
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2021-02-20 19:10:16
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