L’autore racconta la storia dell’umanità, quella che ha origini nella appropriazione dei poteri non estranei all’essere umano come le arti divinatorie e la venerazione per l’occulto.
Il suo è un incedere favolistico, ma che non si allontana dalla disamina acuta delle condizioni sociali e culturali del Molise postunitario, terra d’origine dell’autore, mostrandone tutte le sue debolezze e le sue peculiarità.
Nel paese di Calena nasce un bambino, Aris, figlio di Michele Perrella, brigante e padrone dei monti.
Dovrà vagabondare tra i fiumi e le montagne di quella parte dell’Appenino centrale, affrontare pericoli e scampare alle maledizioni del diavolo.
Un mondo di superstizioni che si intessono con i soprusi, le violenze e le recriminazioni di una società, quella postunitaria, vittima della miseria e dell’ignoranza che reca in sé gli accadimenti del brigantaggio.
Aris è l’uomo, ma è anche il popolo, la sua terra, le sue origini. Sarà proprio lui a ripristinare l’equilibrio, non prima di aver fatto un lungo viaggio, in un tempo senza tempo, nel vissuto umano e magico, quello dell’intera umanità che aspetta “l’uomo nuovo.”
E’ questo un romanzo della palingenesi umana che diventa punto di partenza e punto di arrivo dell’uomo e degli uomini, di Ares e dell’intera umanità inserita negli stereotipi sociali e culturali.
Ulderico Iorillo (1983) è cresciuto a Isernia, in Molise. Si è laureato in Storia dell’arte medievale all’Università La Sapienza di Roma. Collabora con Flaneri e lavora come grafico editoriale in una casa editrice di Roma.
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2021-05-21 17:46:31
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