Il colore naturalmente. O i colori. Come segno accecante, epistolario di azioni frammentate, di convulsi sconvolgimenti. Come presagio finanche. Lo sguardo immediato – quello che si posa con naturale innocenza sulle cose e sulle ombre – sembra recepire repentinamente questa sorta di “presa diretta” con il racconto, trascurando, nella regalità di una immagine abbacinante, il richiamo alle dinamiche dell’irrefrenabile, del celato o della consapevolezza.
Ecco, credo che le opere di Giovanni Mangiacapra determinino nell’interlocutore quello che mi piace definire un preliminare “stato di collisione”, quasi a rendicontare nel prologo – nell’occhio offerto – il senso intimo dell’accadimento. Come a dire che l’incontro con la sua opera è innanzitutto un’esperienza sensoriale fatta di accenti e indizi percorribili nella istantaneità di un battito. In quel segmento in cui il percettibile pare consumare la propria dimensione di lampo e di eco. Accade allora che la sequenza di opere presenti alla Pocket Art Studio di Roma – sapientemente ordinate dalla curatrice Daniela Fraioli in un percorso di riflessioni e rifrazioni cromatiche – è un viaggio che necessita di soste, di fughe, di reiterati arretramenti.
La forma del colore. Appare incalzante e tormentoso l’indirizzo (o il valore) che Giovanni Mangiacapra ha voluto ascrivere alla sua pratica espressiva. E paradossalmente meticoloso. In un inedito sillabario le parole – con le loro intese ortografiche e storiche – vengono via via affiancate (e poi sostituite) da una scrittura di onirica sostanza, il colore appunto. Nella sua molteplicità alfabetica, l’opera di Mangiacapra pittore è una sorta di cantiere in movimento ovvero un luogo mobile che è stazione occasionale, transitoria, mai risolutiva per testualità o presupposti.
A sparigliare le carte è oltremodo l’assenza di un “riflesso condizionato” (causa – effetto); pertanto non sempre la simbologia del colore adottata dall’autore trova la sua naturale giacenza nell’alter ego narrativo. Come a dire che – in un rituale ritornello di confluenze – l’azzurro non è necessariamente l’emblema o l’icona del cielo che si alterna al mare; che le scie dell’oro non ribadiscono conseguentemente la sacralità indagata; che la regalità del rosso non si ascrive all’iconografia fin qui dettata e comunemente convenuta; al pari del giallo, demandato di solito, all’infallibilità di un qualsivoglia bagliore.
E’ una pittura di memorie quella di Giovanni Mangiacapra. Non riferibile a modelli di rassicurante riconoscibilità. E’ una pittura di “emozioni in transito”, di redenzione mai salvifica. Come se l’artista indagasse, di continuo, quella “materia” – frammentata e precaria – che è stata (ed è) accumulo di sguardi, di fremiti, di inganni, di percettibili utopie. Che è storia autobiografica certo, ma al contempo modello “collegiale”, di quelle “etnie in attraversamento” che portano dentro di sé (con sé) il tumulto o la rassegnazione del vivere. Ecco, la “voce” pittorica di Giovanni Mangiacapra è la voce di costoro, che non è attraente o confortante bensì allarmata, fatta di singhiozzi e rimbombi, di pause mute, di segnali e invocazioni. Allora la campitura si fa reticolo di appunti più o meno prepotenti, quasi a seguire – anche con la memoria – il brusio o il chiasso invocato ed evocato: la collera, la tolleranza, la rinuncia, il riso. Fino a “rappresentare”, nelle sue opere – nelle forme del colore – un affollato avvicendamento di ritratti, di smarrimenti, di sentieri.
Ciò riguarda l’umano. E di questo, la condizione. Che è (anche) sposalizio di intenti, di ipotesi, di circostanze e di fatalità. (testo catalogo mostra Monochromos)
Pocket Art Studio – Via della Reginella, 11 00186 Roma
Inaugurazione, DOMANI, giovedì 7 ottobre 2021 – ore 18.00
Si inaugura il 7 ottobre presso la galleria d’arte Pocket Art Studio di Roma la mostra personale dell’artista napoletano Giovanni Mangiacapra, a cura di Daniela Fraioli e con la presentazione di Rocco Zani.
Nel suggestivo luogo del centro storico della capitale, viene presentata al pubblico una collezione di 21 opere a tecnica mista, tra cui oli, acrilici ed acquerelli su tela, cartone e carta, di formato medio e grande ed eseguiti dal 2013 fino ad oggi, che documenta una direzione unica dell’Arte Informale in Italia.
Nelle opere di Giovanni Mangiacapra l’intero corpo diventa strumento di creazione ed in questa particolare ricerca, sui toni unici dominanti, il colore è la forma materica nascente dallo scontro intimo tra luce e ombra. Attratto dal linguaggio sociale dell’arte, il colore diventa per l’artista il fondamentale canale di comunicazione, richiamando l’opera di maestri dell’arte italiana del secondo dopo guerra come Alberto Burri, ma conferendo sempre alle sue opere una dinamicità travolgente.
Scrive Rocco Zani nella sua presentazione in catalogo:
“Ecco, credo che le opere di Giovanni Mangiacapra determinino nell’interlocutore quello che mi piace definire un preliminare “stato di collisione”, quasi a rendicontare nel prologo – nell’occhio offerto – il senso intimo dell’accadimento. Come a dire che l’incontro con la sua opera è innanzitutto un’esperienza sensoriale fatta di accenti e indizi percorribili nella istantaneità di un battito. In quel segmento in cui il percettibile pare consumare la propria dimensione di lampo e di eco".
Giovanni Mangiacapra è nato nel 1955 a Napoli dove vive e lavora. Nel 1984 si laurea in Sociologia con una ricerca sperimentale sulla salute ed i suoi paradigmi sociali e psicologici. Inizia la sua attività artistica negli anni 70, con una mostra collettiva organizzata dal centro Don Gnocchi di Parma, dove riscuote interesse per i paesaggi dipinti con tempera su carta, compensato e stoffa. Poco influenzato dalle varie tendenze artistiche con le quali viene a contatto, giunge ad un’interpretazione personale dell'Informale, anteponendo il suo senso di libertà ed autenticità espressiva alla disciplina tecnica. Una figura costante nel panorama artistico italiano, le sue mostre collettive e personali ottengono sempre riconoscimenti dalla critica. Le sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche.
MONOCHROMOS, Mostra personale di Giovanni Mangiacapra
A cura di Daniela Fraioli
Pocket Art Studio, Via della Reginella, 11 00186 Roma
Dal 7 al 17 ottobre 2021
Inaugurazione giovedì 7 ottobre 2021 ore 18.00
Orari della mostra:
11.00- 13.00/16.00-19.00 (eccetto il lunedì)
Info e cataloghi: +39 328 4153400
www.giovannimangiacapra.it
Con la gentile partecipazione del Casale del Giglio
www.casaledelgiglio.it
L’evento d’inaugurazione e le visite alla mostra si svolgeranno nel rispetto delle regole previste dalle più recenti normative anti Cov MONOCHROMOS, Mostra personale di Giovanni Mangiacapra.
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