I Beniacar si trasferiscono dunque a Livorno, ma solo cinque anni più tardi l’approvazione delle leggi razziali rende la loro vita estremamente complicata, impedendo al padre di lavorare e a Matilde e ai suoi fratelli di frequentare le scuole.
Matilde e la sua famiglia, nel ’43, per sfuggire ai bombardamenti che colpiscono Livorno si trasferiscono a Borgo a Buggiano (PT), sull’Appenino, pensando così di essere relativamente al sicuro dalla persecuzione anti-ebraica.
Purtroppo si sbagliano: il 25 gennaio ’44, su delazione, i Beniacar sono arrestati. Matilde ha solo 17 anni ed è la maggiore di quattro fratelli e sorelle. Il carcere di Pistoia, poi quello di Firenze e infine il campo di Fossoli: da qui la famiglia è mandata ad Auschwitz, meta finale del viaggio di molti deportati di religione ebraica. Alla selezione iniziale, il 27 febbraio, Matilde è l’unica della sua famiglia a essere indirizzata al lavoro. I genitori Moise ed Estrea e i fratelli Giacomo, Bulissa e Perla sono immediatamente inviati alle camere a gas.
Trasferita più volte fra Auschwitz, Gusen, Bergen Belsen, Dachau, Buchenwald e infine Mauthausen, Matilde riesce miracolosamente a resistere fino alla liberazione, nonostante il suo stato di salute sia gravemente compromesso. Si riprende, Matilde, e torna a Livorno.
Faticosamente rimette insieme i pezzi della sua vita, si sposa e cresce due figli, Stella e Claudio. Per anni testimonierà la tragica esperienza vissuta nell’universo concentrazionario nazista, fino a che la salute glielo permetterà.
Muore, ormai anziana, il 19 dicembre 2016, a quasi 91 anni.
uploads/images/image_750x422_61e6adc05c30c.jpg
2022-01-18 16:55:40
13