I tarantini non si arrendono e, ancora una volta, tornano in piazza per difendere territorio e salute. L’ONU ha dichiarato: "Taranto zona di sacrificio, una macchia sulla coscienza collettiva dell'umanità".
La magistratura ha espresso parere negativo sul dissequestro degli impianti dell’area a caldo, quelli considerati maggiormente inquinanti; la CEDU (Corte Europea per i diritti dell’uomo) ha nuovamente condannato lo Stato italiano per non aver posto in essere le misure necessarie a tutelare la salute dei cittadini.
La bonifica dell’area interessata dall’ex Ilva è sempre più lontana, dopo che il governo ha dirottato 150 milioni di euro sulla produzione dell’acciaio: denaro inizialmente destinato proprio alle bonifiche.
Mentre la politica è sempre più assente, l’informazione nazionale tace, i cittadini portano avanti una battaglia coraggiosa e sempre più motivata; moltissimi artisti ed intellettuali hanno inviato un messaggio di solidarietà e vicinanza alla città e ai suoi abitanti, vittime di una produzione pericolosissima e impattante.
L'intervento di Domenico IANNACONE
E mentre Acciaieria d'Italia rilascia rassicuranti dichiarazione sullo stato delle emissioni prodotte dal sito siderurgico, al contrario (in base ai dati comunicati da Arpa Puglia), i valori risultano essere in peggioramento per il benzo(a)pirene.
I valori indicano cioè una inversione di tendenza, purtroppo negativa, nelle concentrazioni di questo cancerogeno nel quartiere Tamburi di Taranto. Tali dati in peggioramento potrebbero essere alla base della decisione della Procura di Taranto di non concedere il dissequestro degli impianti dell’area a caldo.
ECCO LA NOSTRA INTERVISTA:
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