In questo paese spesso chi muore, muore due volte. La prima quando si perde la vita. La seconda quando non si ottiene verità e giustizia sull’accaduto. Vale anche nel caso di Giovanni Iannelli, il giovane ciclista morto a soli 22 anni durante una gara ciclistica, la 87esima edizione del Circuito molinese, svoltasi il 5 ottobre del 2019 a Molino dei Torti, in provincia di Alessandria.
Giovanni cade e sbatte rovinosamente la testa su un pilastro di cemento che al momento della corsa non era stato coperto da protezioni e reso inoffensivo in caso di impatto.
Una morte terribile a pochi metri dall’arrivo. Suo padre, Carlo Iannelli, sta cercando in tutti i modi di fare chiarezza sull’accaduto, per verificare eventuali responsabilità attraverso un processo finora negato. La vicenda è stata infatti archiviata e la famiglia di Giovanni resta senza risposte, devastata dal dolore e dall'ingiustizia subita. Una morte sulla quale si vorrebbe far cadere il silenzio.
Quello stesso silenzio che, “assordante”, è la sola risposta da parte di tutti i soggetti interpellati dalla famiglia del giovane ciclista: magistrati, appartenenti alla Federazione ciclistica, politici, ministri…
Qualche settimana fa avevamo intervistato l’avvocato Carlo Iannelli per farci raccontare la tragica vicenda della morte di suo figlio. Lo abbiamo nuovamente contattato perché, il 16 luglio, si svolgerà la seconda edizione della manifestazione “Pedalando in sicurezza con Giovanni” con partenza alle ore 9 da Piazza Duomo a Prato e arrivo nel comune di Carmigliano difronte al murales dedicato a Giovanni.
Avvocato Carlo Iannelli, anzi babbo di Giovanni, ci sono state novità da quando ci siamo sentiti?
«Ci sono state novità sul fronte giudiziario, ma purtroppo tutte negative e, per molti versi, incredibili ed inquietanti. Mi riferisco all’ennesima archiviazione richiesta dalla Procura della Repubblica di Alessandria stavolta in ordine al procedimento penale iscritto nei confronti del Dott. Roberto Sgalla, esponente apicale della FCI ed anche consulente del Pubblico Ministero, per il delitto p. e p. dagli artt. 48, 479 c.p.. Peraltro l’iscrizione del predetto soggetto, inizialmente avanzata dalla Procura della Repubblica di Prato alla Procura della Repubblica di Milano, ritenuta territorialmente competente, e quindi ritornata, a distanza di quasi un anno, da quest’ultima, dichiaratasi incompetente, a quella di Prato, scaturisce appunto da questo conflitto di competenze promosso dalla Procura della Repubblica di Prato avanti alla Procura Generale della Suprema Corte di Cassazione la quale ha recentemente stabilito che la competenza territoriale spetti appunto alla Procura della Repubblica di Alessandria alla quale è stato trasmesso il fascicolo.Come dicevo la Procura della Repubblica di Alessandria ha chiesto l’archiviazione senza svolgere alcuna attività investigativa, che invece sarebbe stata quanto mai pertinente ed opportuna.
Vi è poi il decreto di archiviazione emesso dal GIP relativamente alla mia opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dal PM per la denuncia presentata dal sottoscritto nei confronti della testimone falsa Giulia Fassina. La vicenda, in estrema sintesi, è la seguente: denuncio la predetta alla Procura della Repubblica di Alessandria nel luglio del 2020; il PM chiede l’archiviazione senza neppure notificarmi il provvedimento; scopro detta circostanza casualmente; faccio opposizione nel giugno 2021; quell’opposizione viene addirittura smarrita dalla cancelleria; nell’ottobre 2021 la ripresento; seguono ripetute istanze di trattazione; nel frattempo anche il famoso RIS di Parma si rende disponibile a periziare il video relativo all’evento mortale di mio Figlio; faccio apposita istanza al GIP, ma non ottengo risposta; il 22 aprile 2022 vado ad incontrare quel GIP, ci parlo, lui mi rassicura, dicendomi che esaminerà la mia opposizione, ma nei giorni successivi tutto tace; il 13 giugno 2022 il mio difensore presenta l’ennesima formale istanza di trattazione; gli telefona la cancelleria per digli che il GIP, già in data 2 maggio 2022, ha archiviato la mia opposizione, ma anche in questo caso non mi è stato notificato nulla. Faccio copia del decreto di archiviazione del GIP e, nel leggere quelle aberrazioni giuridiche, mi cascano letteralmente le braccia!»
Sulla morte di Giovanni c'è molto silenzio: tace l'informazione, tacciono le istituzioni, tace la magistratura. Perché?
«Perché questa è una vicenda atroce, disumana, agghiacciante e pericolosissima per i personaggi coinvolti e per i reati gravissimi che sono stati commessi, anche da uomini delle istituzioni, al fine di coprire un, molto tra virgolette, banale omicidio colposo di un ragazzo di 22 anni. L’informazione è stata letteralmente imbavagliata. Di questa storia tremenda non se ne deve assolutamente parlare. Pensi che anche Le Iene hanno realizzato un servizio completo sulla tragica vicenda di mio Figlio, intervistando i vari protagonisti ivi compresa la testimone falsa Giulia Fassina (che li ha persino denunciati); servizio che è pronto e che giace in un cassetto della redazione sin dal novembre dello scorso anno. Ma nonostante le molteplici richieste non è andato e, temo, non andrà mai in onda. Chi ha realizzato quel servizio ed altre “Iene” mi hanno detto che non è piaciuto al Capo. Ma sarà vero?»
Lei ha scritto alla Ministra della Giustizia Marta Cartabia, cosa ha chiesto e, soprattutto, le ha risposto?
«Ho scritto alla Ministra innumerevoli volte, senza ottenere risposta. Ma la domanda che più le vorrei fare è la seguente: Signora Ministra che fine ha fatto l’istanza che giace sulla sua scrivania sin dal 18 maggio 2021? Perché non mi risponde? Perché non si è attivata a riguardo? Eppure, secondo l’orientamento di quei magistrati di Alessandria, pare che sia proprio l’Amministrazione della Giustizia la parte offesa dal reato oggetto di quell’istanza!»
Ci sono appartenenti alla Federazione Ciclistica Italiana che le sono accanto in questa sua ricerca della verità?
«In teoria, dovrebbero essere tutti al mio fianco poiché si tratta di accertare la Verità, ma anche di analizzare quello che è successo quel giorno per evitare che una simile tragedia possa ricapitare, per concentrare l’attenzione sul tema troppo spesso ignorato della sicurezza alle corse ciclistiche. In pratica, invece la Federazione Ciclistica Italiana è da sempre e da subito la mia controparte, che ha fatto di tutto, con ogni mezzo, lecito ed illecito, affinché si giungesse ad una archiviazione; affinché la morte di mio Figlio venisse considerata come un banale fatto di corsa.»
Lei chiede "solamente" un giusto processo. Trova solo porte chiuse e tantissima omertà. Sta perdendo la speranza?
«Io chiedo una cosa banalissima, un qualcosa che non si dovrebbe neppure chiedere in un Paese che voglia definirsi davvero civile ovvero che venga celebrato un giusto Processo affinché nel dibattimento, nel contraddittorio ed in condizioni di parità venga accertata la Verità ed assicurata la Giustizia per la morte di mio Figlio. Sono perfettamente consapevole del fatto che quel Processo che non si vuole celebrare, nonostante la presenza di tanti elementi univoci ed inequivocabili, nonostante le tante, le troppe stranezze, potrebbe concludersi anche con una assoluzione della sono pronto a prenderne atto. Ma non mi posso di certo fermare dinanzi a questo castello di menzogne che è stato costruito, davanti a queste vere e proprie aberrazioni giuridiche. Per cui andrò avanti con tutte le forze che ho, coltivando la speranza di trovare un magistrato serio, onesto, corretto e tanto, tanto, tanto coraggioso che, insieme a me, voglia andare fino in fondo a questa vera e propria vergogna nazionale.»
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2022-07-12 18:23:56
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