Nel 2022 siamo abituati a parlare di tutto, ma c’è una forza che ci spaventa come esseri – in quanto specie vivente – fin dai tempi degli ominidi.
Di quale forza si tratta è presto detto: abbiamo paura della paura.
Noi uomini abbiamo paura di soffrire, di gioire, di morire, di vivere, di amare e di tutto ciò che può indurci ad una sofferenza, anche inconscia.
Adesso, verrebbe da chiedersi perché mai dovremmo aver paura delle belle emozioni e, in un certo senso, sarei il primo a non crederci. Ma, studi scientifici avallano queste parole, dimostrando che l’uomo in sé ha paura di tutto, perché “tutto” è fuori dal suo controllo, riuscendo ad essere padrone di sé solo in situazioni di primitiva esigenza: mangiare, scaldarsi, rinfrescarsi, procreare.
Sempre gli stessi studi scientifici attestano che, seppur dotato di un cervello più che computerizzato, l’uomo è incapace di mettersi alla prova, soprattutto quando quest’ultima è troppo scomoda o comoda – aspetto che cambia a seconda dei diversi soggetti –.
Fin dai tempi primitivi, quando le uniche priorità della vita erano legate al sopravvivere non morendo di fame, di sete, di caldo e di freddo, l’uomo ha associato alla paura il meccanico movimento mentale che lo induce a scappare.
Si scappa perché si ha paura del pericolo o della paura?
Di primo impulso, a questa domanda, tutti risponderemmo che in previsione di un pericolo scappiamo, perché potrebbe danneggiare il nostro benestare; ma non è esattamente così.
In realtà, l’uomo scappa quando si sente attaccato dalla paura, perché è una forza non scientifica, invisibile come un fantasma che scioglie i lacci, ma che c’è, che esiste.
Non sempre, però, la paura deriva dall’effettivo rischio di rimetterci la vita – sia corporea sia mentale – perché ciò che più temiamo è il terrore di provare sensazioni che non possiamo controllare.
A questo proposito, ci viene in aiuto una grande penna della letteratura contemporanea: Dacia Maraini, che in “Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza”, ci mostra quanto, una situazione scappata di mano, per la paura di non deludere possa indurci, senza esserne consci, tra le braccia di una perdizione che crediamo la vera, unica nostra salvezza.
In “Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza”, Dacia ci offre una ragazza diversa dallo standard medievale in quanto ribelle alle convenzioni dell’epoca.
La Chiara offertaci dalla Maraini è una donna storica che fa della disobbedienza ai genitori, l’elogio all’obbedienza – e qui, la penna scrittrice, ci dà uno spunto non indifferente su cui poter riflettere. Già perché, attraverso lo disobbedienza che diventa obbedienza, ci pone dinanzi alla “facoltà di scegliere senza ledere” –.
La Chiara storica, disobbedisce ai genitori quando decide di entrare in convento – scelta quest’ultima, dettata dall’ammirazione verso un stile povero, libero, del quale Francesco ne era a capo contro tutti – per la contemplazione a Dio, quindi all’obbedienza e, senza mezzi termini, per sfuggire alle emozioni di una vita “normale”.
“Chiara di Assisi. Elogio alla disobbedienza” ci regala l’obbedienza come la carnefice di sé stessi. Difatti, Chiara, pur di obbedire all’Amato – condizione dettata da volontà impropria, perché sovrastata da un prototipo evangelico –, si rende autrice di atti estremi, quali il digiuno, la reclusione volontaria, il coprirsi solo con della pelle di porco, verso se stessa. Non è forse questa una forma di disobbedienza, intesa come il logoramento dei propri corpo e anima, incarnata per sfuggire alla paura del mondo?
La Maraini, con questo romanzo, ci dà la realizzazione concreta che non sempre bisogna sottostare – obbedire, disobbedendo a se stessi, avallando la paura – per realizzare desideri non propri.
In conclusione, in “Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza”, ritroveremo una Chiara storica divenuta, poi, Santa grazie all’elogio alla disobbedienza verso regole non conformi al suo modo d’intendere l’amore – amore quest’ultimo che le chiede troppo, tutto. Le chiede la rinuncia a stessa, ma non alla paura –.
So benissimo che quanto scritto sopra non sarà condiviso da molti, ma non è forse Chiara la Santa di Assisi – ovviamente, lei è soltanto uno delle migliaia di esempi di siffatta specie – una delle tante figure storiche ad essersi “macchiata” di autolesionismo, pur di non contrarre i sintomi della paura?
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2022-07-23 16:41:11
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