Carissimo Paolo De Chiara, a te, e a tutti quei giornalisti che con coraggio e determinazione scrivete tutto ciò che vedete e sentite.
Scrivete perchè tutti devono sapere. Quella parte di civiltà onesta deve essere informata e consolata, a chiedere giustizia in questo Paese disgraziato. Non si è soli e non siete soli.
Ecco, come un temporale in questa calda estate, arrivano i messaggi minacciosi, del pensare mafioso. Avere il titolo di mafiosi non occorre aver ucciso, ma serve avere quella strategia di imporre la propria volontà sugli altri, in qualsiasi modo. Loro ne conoscono tante: minacciare, intimorire. Prima con le parole, poi non si sa… quelle menti mafiose sono sempre in aggiornamento, ma devono sapere che nulla ci spaventa e continueremo sempre sulla nostra strada.
Conosco la triste storia di Lea Garofalo, madre, donna esemplare. Tutti dovremmo prendere esempio del suo coraggio per aver denunciato. E se non fosse stata lasciata sola sarebbe ancora con noi, ne sono certa.
Lea è stata brutalmente uccisa, in un modo che non riesco neppure a scrivere.
Lea è stata uccisa un'altra volta, il suo assassino è rientrato al suo paese, Pagliarelle, a fare cosa? Chi ha dato questa possibilità? Perchè?
Per queste giuste domande scritte dal giornalista De Chiara, non è tardata la risposta ben poco elegante, volgare e minacciosa dei Cosco.
Bene, ciò significa di essere sulla giusta strada. Come testimone al processo Aemilia, ho denunciato il clan Grande Aracri, fratello e nipoti del boss ' mano di gomma' ora al 41bis, confermato dalla Cassazione. Vi dico che nn ci fate paura, quel silenzio che voi volete imporci non ci sarà mai.
Noi vogliamo un mondo di giovani diversi da voi, menti mafiose. Un mondo di consapevolezza, dignità. Una civiltà che sa guardarsi allo specchio e dire no a quello schifo di mafie.
A quella signorina che ha scritto frasi dettate ricordo, e spero, che per tutta la vostra vita che abbiate notti insonni. Avete fatto morire non solo una donna, ma una madre, un fiore che viene annaffiato con le lacrime di una figlia.
Silvia Catia, Testimone del Processo Aemilia
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2022-07-24 18:45:39
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