Un vile atto intimidatorio, da parte di vigliacchi senza nome e senza volto. Per adesso. È successo a Roccabernarda, in provincia di Crotone. Qualche giorno fa sono state tagliate una ventina di piante di ulivo di proprietà del Sindaco del paese. Un gesto intimidatorio, un gesto criminale. Un chiaro segnale. Il fatto si è registrato qualche giorno dopo gli eventi inseriti nella prima edizione del Premio Nazionale Lea Garofalo.
Perché hanno voluto colpire il primo cittadino di Roccabernarda Luigi Foresta?
Il Sindaco ha partecipato attivamente alla manifestazione con un intervento il giorno 23 novembre, in occasione della presentazione del libro «Una fimmina calabrese». Si è schierato apertamente contro il malaffare, contro il sistema criminale calabrese. Contro la ‘ndrangheta.
Il giorno dopo, il 24 novembre, in occasione della Cerimonia conclusiva del Premio Nazionale Lea Garofalo, dove sono stati premiati i lavori degli studenti calabresi e dove sono stati consegnati i riconoscimenti ai “Testimoni” del nostro tempo (tra cui Salvatore Borsellino, Angela Napoli, Giuseppe Antoci, Sebastiano Ardita, Francesco Coco, Luciano Traina, Luana Ilardo, Mario Ravidà, Catia Silva, Giuseppe Cassata, Rosario Conti, Renato Cortese, Dario Vassallo) il sindaco di Roccabernarda – insieme agli altri sindaci della zona, compreso il primo cittadino di Petilia Policastro, Simone Saporito e il consigliere della Provincia di Crotone, Fernando Militerno – si è presentato con la fascia tricolore sul petto. «Siamo qui per testimoniare la presenza dello Stato».
La pesante intimidazione ai danni del sindaco Luigi Foresta è legata ai suoi interventi e alla sua partecipazione al Premio dedicato a Lea Garofalo?
Su questa vicenda stanno indagando i carabinieri del posto che, sicuramente, faranno un importante lavoro per capire le cause e i motivi legati al vile attentato.
Abbiamo voluto raccogliere il punto di vista del primo cittadino di Roccabernarda, Luigi Foresta che ha escluso episodi legati al passato. «Capire la logica criminale non è cosa facile.»
«Non escludo il legame con la mia partecipazione al Premio Nazionale, le mie dichiarazioni sono state pesanti. Può darsi che qualcuno si sia sentito toccato, perché ho espresso le mie idee e i miei pensieri contro il fenomeno ‘ndranghetistico, contro il fenomeno mafioso. Potrebbe essere uno dei motivi».
Sindaco, ma qual è la sua ipotesi?
«Brancolo nel buio. Ho passato la nottata a pensare a chi ho potuto fare qualcosa, se qualche personaggio del paese non ha particolari simpatie per me… Sono un pochino deluso, amareggiato, angosciato per quello che è accaduto ma questo non è sicuramente motivo di scoraggiamento, di timore. Insieme alla mia squadra di ragazzi meravigliosi andremo avanti con convinzione senza lasciare spazio a chi vuole inculcare una cultura dell’illegalità e del malaffare. La combatteremo sempre come abbiamo sempre fatto».
Cosa ha provato davanti a questa azione intimidatoria?
«Un po’ di incredulità, però consapevolezza che stiamo operando nella direzione giusta. Se si scoprono alcuni personaggi ed intervengono in questo modo vuol dire che quello che sta facendo la compagine amministrativa sta dando fastidio. Altrimenti non si spiegano comportamenti di questo tipo. Con convinzione, con forza, con coraggio andremo avanti sempre su questa strada.»
Come sta rispondendo la comunità di Roccabernarda?
«Da ieri sto ricevendo telefonate, messaggi di vicinanza e di solidarietà non solo dai cittadini del paese ma anche dalle amministrazioni vicine e dai paesi vicini.»
Che cos’è la ‘ndrangheta secondo il primo cittadino di Roccabernarda?
«La ‘ndrangheta è la più grande zavorra che una terra meravigliosa come la Calabria ha ai piedi. Una zavorra che ostacola fortemente la crescita e lo sviluppo di una comunità meravigliosa.»
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OMICIDIO LEA GAROFALO. Il suo assassino è ritornato per quattro ore in paese, a Pagliarelle (Crotone). Ufficialmente per fare visita a sua madre "moribonda". La donna, Piera Bongera, solo qualche giorno prima è stata vista arzilla e serena in un supermercato. Cosa hanno in mente questi criminali? Perchè sul territorio è rientrato anche il cugino Vito Cosco, implicato nella strage di Rozzano? Per l'avvocato Guarnera: «Hanno preparato l'ambiente per dare un segnale allo stesso ambiente».
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2022-12-02 12:46:46
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