Febbraio, il mese che per sempre rappresenterà l’arrivo dell’emergenza più grave di quest’epoca.
L’inizio di settimane di buio, smarrimento, angoscia, dolore, sofferenze, lutti. Tre anni fa questi erano gli ultimi giorni di «normalità» prima del piombare su tutte le nostre vite della pandemia, dei lockdown, di tutto quello che ha segnato le nostre vite. In quelle settimane, mentre si invitava ad evitare allarmismi e fiorivano rassicurazioni e sproni a proseguire come nulla stesse succedendo, in realtà era già stato dichiarato lo stato di emergenza. Con tutto quello che ne consegue.
O meglio dovrebbe. Perché l’Italia, a partire dalla Lombardia, delle alte sfere in quelle settimane si imbatté in un piano pandemico non aggiornato dal 2006. E che rimase nei cassetti. Si svelò definitivamente la devastazione della sanità pubblica.
E nello stesso tempo pressioni più o meno indicibili, incapacità di alcuni e omissioni di altri fermarono provvedimenti come le prime zone rosse che si dovevano istituire nel cuore della Lombardia.
E non solo. Iniziò l’incubo dell’emergenza e, poche settimane dopo, iniziò la drammatica conta quotidiana di migliaia di persone strappate alla vita dal virus. Da non dimenticare mai: non erano numeri di una fredda contabilità ma persone, affetti, vite, umanità. Spezzate nella solitudine, senza che i propri cari potessero vederle per l’ultima volta e salutarle nell’estremo commiato, senza un ultimo sguardo di amore, senza una carezza d’affetto. Dolore su dolore, sofferenza su sofferenza.
Su quelle settimane, sull’arrivo di una tempesta che sembrava perfetta ma non lo era, tanto (anche troppo) è stato detto e scritto ma le parole decisive, totali, complete mancano. Se si eccettua, per quel che possono, cittadini, associazioni e alcuni giornalisti. In prima linea l’associazione Sereni e sempre uniti dei familiari delle vittime del covid19. Lo abbiamo anche noi raccontato nei mesi scorsi riportando le denunce dell’associazione, quanto emerso dai documenti e dalle inchieste.
Sulle denunce delle famiglie delle vittime della pandemia si vuol far cadere oblio e «colpevole silenzio»?
Familiari vittime covid: «Commissione d’inchiesta subito»
https://www.wordnews.it/familiari-vittime-covid-commissione-dinchiesta-subito
Si potevano evitare decine di migliaia di decessi
Il piano pandemico del 2006, per quanto non aggiornato, poteva essere applicato e poteva essere utile anche per fronteggiare l’emergenza sanitaria nel 2020. Responsabilità del Ministero della Salute e delle Regioni emerse nel convegno di sabato scorso a San Marino.
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La reazione dei familiari: «Fontana, non sei il benvenuto»
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Gestione Covid: errori e responsabilità 3 anni dopo
Durante la recente inaugurazione dell’anno giudiziario è apparso chiaro quanto le inchieste della Procura di Bergamo, prossima alla chiusura, sono avanzate e cosa è emerso. Inchieste partite dagli esposti dell’associazione dei familiari.
Il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani ha reso noto che le indagini sono chiuse e si è nella fase dell’analisi delle informative di polizia giudiziaria e delle consulenze tecniche. Lo riporta la giornalista Gessica Costanzo su Valseriananews. Nell’articolo Gessica Costanzo riporta le parole del procuratore Chiappani.
Citiamo testualmente due passaggi dell’articolo disponibile qui .
«Gravi omissioni accertate da parte delle autorità sanitarie nel valutare i rischi epidemici e nella gestione della prima fase della pandemia”. Il procuratore inoltre definisce “eclatante e di forte impatto” la scoperta del mancato aggiornamento del piano pandemico antinfluenzale, risalente al 2006».
«“chiunque abbia pianto un morto a Bergamo ha il diritto di sapere come sono andate le cose – chiarisce il procuratore Chiappani alla stampa – poi si faranno le opportune valutazioni. Non abbiamo una mission, se non quella di informare la gente. Per riuscirci abbiamo agito senza alcun tipo di pregiudizio, abbiamo messo in campo un procuratore aggiunto e quattro sostituti, abbiamo assunto informazioni dai vertici del Governo e dai rappresentanti degli enti scientifici più accreditati”».
«Dalle parole del Procuratore dott. Chiappani, che ringraziamo unitamente alla dott.ssa Rota, emergono in ogni caso violazioni di normative volte alla tutela della vita dei cittadini, passando attraverso il mancato aggiornamento del Piano Pandemico Nazionale e probabilmente del regolamento sanitario internazionale e delle più basilari regole della comunicazione del rischio – sottolinea il team legale dell’associazione dei familiari delle vittime del covid19 – attendiamo ora gli esiti delle indagini, che potrebbero portare verosimilmente alla configurazione del reato di epidemia colposa in forma omissiva, che a sua volta potrebbe riscrivere la dottrina e fare giurisprudenza in materia».
«In ogni caso riteniamo molto utile, per tutti noi legali e i familiari che rappresentiamo, il fatto che gravi omissioni siano state accertate, perché, a prescindere dagli esiti del procedimento penale, questo è un ulteriore fondamento probatorio per la causa civile pendente avanti il Tribunale civile di Roma, la cui prossima udienza è fissata per il 24 maggio 2023 – prosegue la nota del team legale – ringraziamo il dott. Chiappani e la dott.ssa Rota per la sensibilità umana ed il rispetto dimostrati, ancora una volta, nei confronti dei familiari delle vittime oltre che per il coraggio e l'immenso impegno mantenuto in questi tre anni di un'indagine unica nella recente storia italiana».
Nella copertina di quest’articolo riproponiamo l’intervento dell’avvocato Consuelo Locati a margine del convegno tenutosi a San Marino nel novembre scorso e pubblicato sul canale youtube dell’associazione. Parole che riportano perfettamente il quadro della situazione, di cosa sta emergendo e il quadro delle responsabilità.
2023-02-03 19:03:31
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