Maggio è il mese che ci riporta alla memoria dell’uccisione mafiosa di Peppino Impastato e delle stragi di Capaci e Portella della Ginestra. Memoria di chi è stato assassinato in Italia dalle mafie, una lunga scia di sangue e terrore che attraversa tutta la storia repubblicana italiana, e del doveroso impegno civile per contrastarle.
Parafrasando Primo Levi potremmo scrivere che conoscere è necessario e comprendere deve essere possibile. È stato questo uno dei punti centrali dell’intervento di Piernicola Silvis, alto funzionario di Polizia in pensione e impegnato per decenni nel contrasto alla criminalità organizzata, nel recente incontro organizzato dall’Università delle Tre Età presso l’Aula Magna dell’Istituto Palizzi di Vasto.
Incontro a cui hanno partecipato anche alcune classi del Liceo Pantini-Pudente ed introdotto dai saluti iniziali della presidente dell’Istituto Palizzi prof.ssa Nicoletta Del Re e delle rappresentanti dell’Università delle Tre Età. Presente nell’aula magna anche l’assessore all’istruzione del Comune di Vasto Anna Bosco.
Incalzato dalle domande del giornalista vastese Giuseppe Ritucci e di alcune ragazze Silvis ha ripercorso momenti importanti della sua carriera – tra cui l’arresto meno di due mesi dopo la strage di via D’Amelio del boss Pippo Madonia, allora numero due di Totò Riina – e ha condiviso importanti riflessioni e analisi su cosa sono e come comprendere (parafrasando il titolo del suo saggio “Comprendere la mafia”) le mafie oggi. Chiaro e lineare sin dall’inizio dell’incontro Silvis senza indugio è giunto al cuore di alcuni temi fondamentali. A partire dalla differenza tra organizzazioni criminali (individuate dall’articolo 416 del codice penale) e organizzazioni criminali di stampo mafioso (individuate dall’articolo 416bis del codice penale).
Omertà e assoggettamento dei territori sono tra i capisaldi delle mafie. Che oggi, scandisce l’ex questore di Foggia, è falso non esistano più.
Sono presenti, attive e rappresentano un gravissimo pericolo. Investono anche nell’economia legale, assoggettano e penetrano territori, non sparano e non uccidono come trent’anni fa per una precisa strategia.
“Capire la mafia” è il titolo del suo saggio pubblicato dalla Luiss, a Vasto lei ne ha parlato con i ragazzi delle scuole. Come è possibile oggi capire le mafia, perché è importante, quali strumenti hanno i ragazzi per comprenderle e perché è importante le comprendano loro? E gli adulti, cittadini più o meno consapevoli, più o meno protagonisti di oggi?
È fondamentale informarsi attraverso i media, ed è importantissimo andare oltre la narrazione classica, perché oggi le mafie si sono completamente trasformate. Bisogna sforzarsi di voler conoscere queste organizzazioni al di là delle icone tipo Totò U’curtu o il Capitano Ultimo. Occorre andare avanti e superare questa fase cui ancora oggi gli italiani sono ancorati, senza sapere che le mafie sono diventate tutt’altro.
Nel libro lei fornisce una mappa di quelle che sono le organizzazioni criminali di stampo mafioso presenti in Italia. Ad inizio anni novanta, negli anni delle stragi, nei primi dieci del Duemila quale era questa mappa? Come si è evoluta fino ad oggi, gli anni della pandemia e post pandemia, e come potrebbe evolversi nei prossimi anni?
La camorra non è un’organizzazione mafiosa, ma è ormai solo un termine che indica la malavita campana e i circa 150 clan di giovanissimi che spacciano e terrorizzano il napoletano. Cosa nostra è crollata dopo le stragi ideate da Riina fino al 1993, e non ha retto ai colpi inferti dallo Stato con l’arresto di tutta la cupola. Il suo posto è stato preso dal ’93 in poi dalla ‘Ndrangheta, che ora spadroneggia e, con il denaro dei traffici di coca con il Messico, sta facendo investimenti immobiliari in tutto il mondo inquinando l’economia legale.
La mafia del foggiano è in crescita, è oggi l’unica che agisce con violenza diretta, mentre le mafie calabrese e siciliana agiscono nell’ombra senza farsi né vedere, né sentire.
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2023-05-08 12:30:52
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