NON CAPISCI NIENTE!
NON VALI NIENTE!
SEI UNA PUTTANA!
TU DEVI!
PER COLPA TUA!
NON CI SEI MAI!
FACCIO SEMPRE TUTTO IO!
VAFFANCULO!
Sono Ria e da più di dieci anni mi viene continuamente ripetuto questo dall’ex. Non voglio usare la parola “mio” perché nessuno è di nessun altro e in questo caso ancora peggio. Non voglio usare la parola “marito” perché non gli si addice, né chiamarlo “padre” dei miei figli perché mi verrebbe il voltastomaco affibbiandogli una parola così grande.
Sono Ria e da più di dieci anni sono separata, oggi anche divorziata e mi viene ripetuto continuamente:
NON CAPISCI NIENTE!
NON VALI NIENTE!
SEI UNA PUTTANA!
TU DEVI!
PER COLPA TUA!
NON CI SEI MAI!
FACCIO SEMPRE TUTTO IO!
VAFFANCULO!E proteggere i figli non è facile. Dimostrare che si può essere migliori e allo stesso tempo non piegarsi, mostrare la fermezza di un rifiuto nella sottomissione, puntarsi senza armi al centro senza timore d’essere colpiti e allo stesso tempo dialogare con il male rimandano bene.
Sono una folle a non seguire degli schemi, a non aver fatto pile di denunce che avrebbero riempito ancora di più gli scaffali di quei luoghi dove le divise vanno indossate per quattro spiccioli e l’orgoglio è più alto di quei pennacchi utilizzati nelle grandi cerimonie.
Sono illegale nel linguaggio, tanto da essere ricercata data la mia condizione da divorziata. I miei luoghi sono distanti, tanto da sembrare ridicola nei sorrisi accennati di chi vive la mia terra. Sono Ria e non cerco un santino futuro né mani giunte perché anche in questo non sono protese.
Voglio lucidità nelle cose, saggezza nei comportamenti, rispetto della persona, onestà nelle parole, gentilezza nelle chiusure.
La vita non è propria e neppure di qualcun’altro e io vorrei liberarla da ogni vincolo di maldicenza per renderla pura finché non si ridona indietro.
Sono Ria, dalla pelle lucida e dal cuore sanguinante.
Liberamente parlo di questo con chi instaura un rapporto di amicizia con me, con chi amo confrontarmi, con la famiglia, qualche volta anche in caserma sono stata a parlare.
Mi arrabbio, piango, resto in silenzio, maledico, poi rinasco.
Sono Ria e chiunque ha sentito il mio dolore l’ha lasciato dov’è: nel mio petto, nelle mie meningi, nei miei occhi, nel mio respiro, nei miei nervi.
Lo si lascia scorrere per non sporcarsi e ci si lava per non restare macchiati. Forse poi lo si riprende, inneggiando la propria ipocrisia nella fine altrui, rimarcando la vergogna e la meschinità nei termini scagliati addosso.
La mia pelle è lucente, il mio cuore sanguinante, eppure fiorisco, fiorisco ogni giorno in quella fine che tarda ad arrivare.
Sono Ria e la mia colpa è quella di proteggere i miei figli da un’immagine violenta che è parte del loro stesso sangue, quel sangue che ogni giorno decanto, filtro e depuro con ciò che in me si è incarnato: l’amore.
La mia colpa è dimostrare che quando vi sono vie impervie si possono attraversare senza distruggerle, si possono attraversare in punta di piedi, anche se doloranti, e lasciarle così come sono: buie, spinose, aride, dando la possibilità a chi le guarda, i miei figli, di scegliere cosa essere.
Se attraversassi la strada con lancia e spada sarei la sua parallela, invece voglio essere un sentiero dove al passaggio si respira ristoro.
Continuamente:
NON CAPISCI NIENTE!
NON VALI NIENTE!
SEI UNA PUTTANA!
TU DEVI!
PER COLPA TUA!
NON CI SEI MAI!
FACCIO SEMPRE TUTTO IO!
VAFFANCULO!
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2023-06-05 10:56:07
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