“Non giudicatemi per i miei successi ma per tutte quelle volte che sono caduto e sono riuscito a rialzarmi”.
Quanto affermava Nelson Mandela diventa una certezza incontrovertibile per il colonnello del Ruolo d’Onore dell’Esercito Italiano Carlo Calcagni.
Senza dubbi o tentennamenti, né perplessità di alcun genere, è innegabile che quest'Uomo, provato da oltre venti anni di malattia cronica, degenerativa ed irreversibile, stremato da lunghi anni di dolore, fisico e psicologico, sofferenza e spossatezza emotiva, avvilito da inenarrabili manifestazioni di indifferenza e noncuranza da parte di chi avrebbe dovuto tutelarlo e proteggerlo, frastornato da un silenzio assordante a fronte di urla di Giustizia e Verità, ogni volta che è caduto, sia riuscito poi prontamente a rialzarsi.
Come ha fatto? Domanda più che legittima, dal momento che i più, al suo posto, si sarebbero abbattuti, poiché non avrebbero trovato il coraggio di rialzarsi, né la forza, né la voglia, né lo spirito, per continuare a lottare per vivere.
Lui, invece, lo ha fatto sempre, proprio in virtù del suo “Mai Arrendersi”: un vademecum, un mantra, un vero e proprio stile di vita.
Mai Arrendersi, nonostante tutto e tutti.
Mai Arrendersi, nonostante le difficoltà e le traversie di cammini impervi e tortuosi.
Mai Arrendersi, nonostante il mare tempestoso del viaggio della vita.
“Quello stesso mare tempestoso – dichiara Calcagni – può divenire mare in bonaccia e, allora, la ricchezza degli affetti che ti circondano, la stima e l'ammirazione delle persone che ti reputano un faro, un saldo punto di riferimento, una fonte di ispirazione, la tua forza d’animo, la tua tenacia, la tua determinazione e ferrea volontà ti spingono a pedalare senza sosta sul triciclo volante, come un abilissimo acrobata su quel filo d’acciaio che (r)esiste con te”.
L’amore smisurato per la Vita, nella sua mirabile fusione di dolce e amaro, non lo fa fermare dopo aver conquistato i numerosissimi titoli nazionali e mondiali, né, dopo aver stabilito ben 5 record del mondo, l’ultimo proprio qualche giorno fa, l’11 giugno 2023, nel canottaggio indoor.
“Ogni traguardo raggiunto – afferma Calcagni – non lo vedo come un punto d’arrivo, ma per me è soltanto un nuovo punto di partenza verso obiettivi ancor più importanti”.
La sua casa è piena di coppe, nelle teche, sui mobili, sulle mensole, e di centinaia di medaglie appese alle pareti nel salone dei trofei, ma per Calcagni le medaglie più belle ed importanti sono le mani tese per aiutare gli altri.
Le sue vittorie sono le vittorie di tutti.
Il luccichìo dell’oro di quelle medaglie, conquistate con duro e pesante lavoro, costanza, sacrifici, gli dà la carica per continuare a vedere sempre una luce abbagliante nel fondo del tunnel oscuro.
Quell’oro sfavillante delle medaglie appese al collo continua a brillare su un cuore palpitante di emozioni, di amore – per le persone, per lo Sport e, soprattutto, per la Vita – anche in questi giorni, a Bordeaux.
La costante ricerca di sfide, infatti, lo aiuta a restare in piedi per continuare a segnare una traccia indelebile della sua esistenza.
Le terapie quotidiane gli consentono di sopravvivere, ma è solo lo Sport che lo fa vivere veramente.
L’importante sfida che ha portato avanti in queste giornate di sport, durante la 24a edizione degli European Company Sports Games “Bordeaux 2023”, in svolgimento dal 14 al 18 giugno, è stata appunto quella di essere ammesso a “partecipare” ai Campionati Europei, nonostante le sue condizioni di salute, tra i 7500 atleti “normodotati”, per dimostrare ancora una volta il suo “essere” Atleta assoluto al di fuori di schemi, classificazioni e categorie, ed avere l’opportunità di cimentarsi alla pari con tutti gli altri.
Anche questa volta, Calcagni ha dimostrato di essere un Atleta straordinario, nel vero senso etimologico del termine: extra-ordinem, fuori dall’ordinario, singolare, unico ed eccezionale.
Il 15 giugno ha vinto la prima medaglia d’oro nel ciclismo, nella cronometro individuale.
Il 16 giugno ha vinto la seconda medaglia d’oro, ancora nel ciclismo, nella gara in linea.
Nella serata del 16, durante l’assemblea generale, a corollario dell’eccezionalità dell’uomo, atleta e soldato, Calcagni è stato, inoltre, premiato da Didier Besseyre, presidente della Federazione Francese dello Sport d’impresa e presidente della European Federation for Company Sport, come l’atleta simbolo del campionato europeo, per essere “un Atleta ed un Uomo d’ispirazione per tutti”.
Successo, infatti, non è solo ciò che realizzi nella tua vita, ma anche ciò che ispiri nella vita degli altri.
E il Colonnello, in questo senso, è davvero un modello esemplare ed un ineccepibile “magister vitae”, lui che non poteva concludere in maniera migliore di questa i suoi Jeux Européens FFSE, con una strabiliante vittoria conseguita nella gara Running 5 Km organizzata da ProTiming, a chiusura dei Campionati: primo assoluto su 323 partecipanti, con una media di 19 Km/h, in 15’45’’.
Sarà un caso? Sarà una coincidenza? Segno del Fato?
Come afferma Calcagni: “Nulla accade per caso!”.
Le somme di queste cifre danno come risultati numeri o multipli di numeri altamente simbolici, emblematici, magici, paradigmatici: il 10 e il 3, ovvero la perfezione, la sacralità, la totalità cosmica, nella triade cielo – terra – uomo.
“Se non puoi volare, allora corri, se non puoi correre, allora cammina, se non puoi camminare, allora striscia, ma, qualsiasi cosa fai, devi continuare ad andare avanti”.
Calcagni ha fatto propria la lezione di Martin Luther King e la impartisce a tutti e a ciascuno, quotidianamente, con il suo esempio di vita.
Cicerone affermava che “la gratitudine è non solo la più grande delle virtù, ma la madre di tutte le altre”. Ecco, allora, il GRAZIE di Carlo Calcagni al termine di queste dense e intense giornate:
“Ringrazio CSAIn Italia e tutta l’organizzazione dei Campionati Europei d’Impresa ‘Bordeaux 2023’ per avermi dato l’opportunità e la possibilità di mettermi in gioco e per avermi premiato con un prestigioso riconoscimento: la medaglia per l’atleta-uomo che riesce ad ispirare tutti.
Di solito, per i vincitori sembra tutto semplice e ricevono onori e gloria.
Sicuramente la vita è più difficile per chi non salirà mai su un podio, ma non per questo si deve rinunciare a viverla. È proprio negli affanni del quotidiano vivere di un’esistenza normale che si misura il senso più autentico del nostro cammino comune. Un uomo che cade offre la possibilità di tendergli una mano per aiutarlo a rialzarsi e possiamo essere un riferimento per colui che cerca una strada. Così tutti noi, a seconda delle circostanze, siamo colui che cade o la mano di chi lo aiuta, quello che cerca una via o il dito di colui che gli indica la direzione. Nessuno basta a se stesso. Insieme possiamo farcela, perché uniti si vince sempre. Ogni premio o riconoscimento individuale non ha senso se non è condiviso!
Ecco perché anche questa prestigiosa medaglia voglio dedicarla ai miei figli ed alla mia compagna Eleonora, perché, senza il suo supporto, non avrei potuto raggiungere questi traguardi. La vita è piena di sventure, ma anche di infinita bellezza ed il nostro non può che essere un gioco di squadra”.
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2023-06-19 12:48:46
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