- OMICIDIO LEA GAROFALO: i «festosi» funerali per l'ergastolano Curcio
- OMICIDIO LEA GAROFALO, si è impiccato in carcere a Opera l'ergastolano Rosario Curcio
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Avevamo contattato diversi giorni fa (clicca QUI per leggere l'articolo con l'intervento del capo dell'opposizione) Giovanbattista Scordamaglia, il candidato sindaco uscito sconfitto dalla ultima competizione elettorale a Petilia. Riportiamo il suo punto di vista: «Non credo sia un argomento da opposizione ma sicuramente è una cosa inopportuna. Nonostante la tragedia dei parenti non credo che l'Amministrazione possa dimostrare il cordoglio attraverso dei manifesti».
- OMICIDIO LEA GAROFALO: i «festosi» funerali per l'ergastolano Curcio
«Non credo sia un argomento da opposizione» ci disse Scordamaglia. Per noi, ovviamente, lo è. E, sempre ovviamente, anche noi siamo convinti che (con tutte le scuse di questo mondo) in politica certi errori si pagano a caro prezzo. Le dimissioni, per noi, (che siamo stati i primi a porre l'attenzione sulla questione), sono un atto dovuto.
Anzi, sempre per noi, non solo sono necessarie le dimissioni dei rappresentanti del Comune di Petilia Policastro. Ma chi ha autorizzato e non ha controllato il "festoso" funerale per il killer che ha partecipato alla distruzione del corpo di Lea Garofalo, la fimmina calabrese massacrata nel novembre del 2009?
In un Paese serio si dovrebbero dimettere anche i rappresentanti dello Stato sul quel territorio che, in questa storiaccia, non hanno fatto il proprio dovere.
Pubblichiamo la lettera con il cambio di strategia politica dei rappresentanti della minoranza del Comune di Petilia Policastro.
- OMICIDIO LEA GAROFALO: i «festosi» funerali per l'ergastolano Curcio
- OMICIDIO LEA GAROFALO, si è impiccato in carcere a Opera l'ergastolano Rosario Curcio
- Giornalismo italico. A cosa servono le «regole» e i corsi di formazione?
Caro sig. Sindaco Avv. Simone Saporito, è con estrema delusione e desolazione che ci ritroviamo a scrivere questa lettera.
Mai avremmo voluto vivere tale situazione, vedere ancora una volta sbattuta in prima pagina su tutte le testate regionali e nazionali, il nome della nostra bella Petilia, ancora per fatti di cronaca, ancora per avvenimenti non di certo lusinghieri.
La cosa che più fa rabbia, è che questa volta non è per colpa di eventi dettati da quella merda (come ha giustamente definito lei) di criminilatà organizzata; no, questa volta portiamo il peso della vergogna a causa di colui che più di tutti dovrebbe portare onore e buona nomea per la nostra cara città.
Questa volta ci ritroviamo ad essere additati a causa del primo cittadino, che più di chiunque altro, dovrebbe sapere quanto,un timbro tanto indelebile, quanto profondo, quale è l'omicidio di Lea Garofalo, non può essere cancellato;e a maggior ragione non dovrebbe essere riportato alla ribalta in questo modo, a causa della sua incompetenza, o se vuole, superficialità.
Questa volta il giovane, il portatore di un nuovo corso, eletto poco meno di due anni fa, in così poco tempo, affidandosi agli "automatismi", piuttosto che alla tanto decantata, quanto nella realtà dei fatti nulla, competenza, ci ha rigettato nell'ombra della vergogna.
Non si amministra con algoritmi, i cittadini di Petilia non possono essere in balia di automatismi, la gente onesta, i Petilini tutti non possono portare il peso del fango che lei e tutta la sua amministrazione avete gettato sulla nostra città. I cittadini di Petilia non sono numeri, sono persone, uomini e donne che non meritano manifesti buttati lì, senza reale e viva partecipazione, non meritano di essere il risultato di puri AUTOMATISMI.
Petilia è fatta di gente onesta, che lavora e che ripudia ogni forma di violenza, di persone che ogni giorno si ritrovano, pensiamo, a dover smentire, ai nostri cari emigrati, un'etichetta che hanno ritrovato attaccata addosso, e che lei con l'incompetenza e la superficialità di chi si arroga il diritto di sapere, ha rispolverato e appeso ancora una volta al collo dei nostri compaesani.
Come si può pensare dopo un danno di simile portata di poter rilasciare interviste e pubblicare video sui social dove, piuttosto che chiedere solo umilmente scusa, si accampano alibi vari che rendono una magra figura contemporaneamente anche ridicola. Sottoscriviamo il discorso, apprezziamo e comprendiamo il sentimento con cui è stato professato, ma le scuse per avere valenza, non devono mai essere accompagnate dal "ma", mai.
Da piccoli ci hanno insegnato che piuttosto che cercare giustificazioni agli errori, si reagisce cercando di porre rimedio, cercando una soluzione, ove è possibile.
In questo caso, troppo grossa è la frittata, ma non era possibile, forse, cercare di "porre una pezza su una diga distrutta" facendo togliere i manifesti che per giorni sono rimasti appesi? Non era questa una possibilità?
Se errore è stato, se questo errore è stato riconosciuto, ci chiediamo e le chiediamo, non era il caso forse di fare un atto minimamente simbolico eliminando l'oggetto della discordia?
Non pensiamo fosse cosa impossibile, un uomo lo avrebbe fatto, ma capiamo che gli automatismi impongono che questi vengano coperti dal prossimo funerale o addirittura detoriatati dal tempo.
In questi giorni gli alberi della legalità è come se fossero stati tagliati, la definizione di "città del coraggio femminile" offuscata, come se la pagine del libro sulla vita di Lea fossero state strappate.
È grave quanto successo, è di una gravità inaudita, un danno d'immagine talmente grande, che neppure le sue dimissioni, che al parere di noi tutti appaiono atto dovuto, possono cancellare o oscurare.
Ma è inutile chiedere ciò che in realtà non farà, sarebbe fiato perso. Ma una cosa sentiamo di dover chiedere o addirittura pretendere, che lei continui ad amministrare con una maschera, una maschera che ogni giorno ricordi a lei, a chi amministra con lei e al popolo di Petilia tutto, ciò che è accaduto. Una maschera che la accompagnerà per il resto della sua carriera politica, in modo che possa portare lei il peso di tale vergogna.
No, non siamo tutti uguali dinnanzi alla morte, possiamo assicurarlo. Noi e i nostri compaesani non siamo ciò che l'Italia tutta ci sta definendo, siamo ben altro.
Noi siamo Petilia Policastro e anche questa volta sapremo riscattarci, con o senza di lei alla guida della nostra città.
Viva Petilia, viva i Petilini, viva chi lotta e si sacrifica ogni giorno contro la crimininalità organizzata.
I consiglieri di minoranza
Giovanbattista Scordamaglia
Carmine Mangano
Antonella Ierardi
Marinella Cistaro
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OMICIDIO LEA GAROFALO. Il suo assassino è ritornato per quattro ore in paese, a Pagliarelle (Crotone). Ufficialmente per fare visita a sua madre "moribonda". La donna, Piera Bongera, solo qualche giorno prima è stata vista arzilla e serena in un supermercato. Cosa hanno in mente questi criminali? Perchè sul territorio è rientrato anche il cugino Vito Cosco, implicato nella strage di Rozzano? Per l'avvocato Guarnera: «Hanno preparato l'ambiente per dare un segnale allo stesso ambiente».
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