Dopo tuttte le parole utilizzate per raccontare i fatti restano ancora dei punti interrogativi: dall'impiccaggione e morte del killer Rosario Curcio (il massacratore di Lea Garofalo) sino ai manifesti comunali (le condoglianze dell'Amministrazione locale e del primo cittadino Simone Saporito), senza dimenticare il "festoso" funerale organizzato – e molto partecipato – di un assassino di 'ndrangheta. Allo stesso tempo, lo ricordiamo ancora una volta, si è registrata la presenza di una assessora del Comune di Petilia, con delega alle frazioni. E proprio in una frazione, a Camellino, si è svolto il funerale con i palloncini lanciati in aria, le rose bianche buttate dai balconi, la bara roteante, gli striscioni. Anche i social sono stati riempiti dai post demagogici e senza vergogna delle persone presenti. Proprio un funerale strappacuore.
Ma restato i tanti punti interrogativi che abbiamo posto nei giorni scorsi. Noi continueremo a proporre le nostre domande sempre, anche nei prossimi giorni.
Alla fine di ogni nostro pezzo troverete le nostre domande. Qualcuno, forse, un giorno risponderà.
Il prossimo 27 luglio il presidente del consiglio comunale, Ferdinando Moliterno, ha convocato il consiglio comunale post manifesti e funerale. Si affronterà anche il tema che ha causato il forte clamore mediatico?
Ricordiamo che proprio il Moliterno, insieme al presidente della Provincia (che è anche Sindaco di Cirò), non hanno risposto alle nostre telefonate. Due figure istituzionali non hanno voluto prendere posizione. E questi sono fatti.
«Ogni volta che viene a mancare una persona la ditta che si occupa di onoranze funebri accanto al manifesto ci mette quello dell’amministrazione». Queste le parole del sindaco, rilasciate lo scorso 13 luglio a WordNews.it
Poi abbiamo scoperto – secondo un'altra versione – che aveva pure telefonato, il giorno prima, alla "ditta che si occupa di onoranze funebri" per tentare di bloccare le stampe. Bene, ma i fatti sono altri: Curcio, l'ergastolano assassino si "uccide" il 29 giugno (diciamo così, anche se noi abbiamo posto una ipotesi: Ma se Curcio non si fosse suicidato?), il partecipato e "festoso" funerale si è svolto giorno 11 luglio. E siccome, come dice il primo cittadino, a Petilia si è sempre fatto così ("perchè i morti sono tutti uguali"), perchè non si è interessato prima? Perchè non ha chiamato la ditta agli inizi di luglio per dire: "questo manifesto non s'adda fare" e, soprattutto, "questo manifesto non s'adda affiggere"?
Facciamo un'altro ragionamento ipotetico: non c'è stato il tempo materiale per chiamare la "ditta", e lo possiamo anche capire (ma non comprendere). Sempre il primo cittadino poteva dire, nella stessa telefonata, che non era proprio il caso di procedere alla seconda fase: l'affissione.
Proprio su questo punto abbiamo registrato il punto di vista di una ex parlamentare e componente della commissione parlamentare antimafia, Angela Napoli: «Intanto, se fosse vera la telefonata da lui fatta a quello che ha stampato i manifesti alla risposta il manifesto, io Sindaco, sarei uscita immediatamente da casa e l'avrei strappati tutti con le mie stesse mani. Poi trovo assolutamente anomalo il fatto che ci sia questa specie di appalto, non so come chiamarlo, definito dal sindaco per tutti, per qualsiasi lutto. Un appalto che, intanto, mi piacerebbe conoscere la ditta aggiudicataria di questo appalto e, nello stesso tempo, mi piacerebbe sapere se questo appalto è stato affidato in maniera ufficiale e se all'interno dell'affidamento dell'appalto non ci siano clausole di alcun genere. In un paese come Petilia Policastro non si può affidare un appalto sapendo che è un paese, per carità pieno di gente per bene, ma anche pieno di tanti criminali. Allora che non mi si venga a dire che il sindaco, affidando questo appalto non abbia almeno messo la clausola di non fare manifesti di alcun genere nel caso in cui la persona deceduta fosse un criminale.»
Altre domande si aggiungono. E le risposte latitano.
E ancora: non basta dire "in passato abbiamo fatto…, abbiamo detto…, siamo stati…, noi siamo…". E non serve a niente aggiungere: "le mafie fanno schifo e sono una montagna di merda". Tutto quello che è stato fatto precedentemente, che non deve diventare una etichetta da mostrare in continuazione, è andato a finire nel cesso dopo le condoglianze pubbliche da parte di una istituzione pubblica e di un uomo di Stato.
Come se a Palermo avessero messo i manifesti funebri per la morte di Riina o Provenzano.
Passiamo al funerale e cominciamo con le nostre prime domande:
– Chi ha autorizzato e non ha controllato il "festoso" funerale?
– Perchè nessuno, ancora oggi, si assume le proprie responsabilità dopo un messaggio devastante che è passato su quel territorio?
Noi restiamo in attesa delle risposte da parte delle Istituzioni, come le ha definite Angela Napoli, "più alte" (ovvero Questura e Prefettura di Crotone).
Abbiamo un altro fatto che sembra essere passato in secondo piano, forse più grave dei manifesti. Perchè una assessora, con delega alle frazioni, ha sentito la necessità di essere presente al funerale di un mafioso, assassino (insieme ad altri, tutti del posto), della giovane donna di Petilia Policastro Lea Garofalo, il simbolo in questi ultimi anni della lotta alla 'ndrangheta.
Quale necessità istituzionale, politica o personale nel partecipare al "festoso" funerale?
Anche su questa vicenda vergognosissima non abbiamo nè il punto di vista dell'assessora (abbiamo telefonato innumerevoli volte ma non abbiamo mai ricevuto alcuna risposta) nè le sue dimissioni. Richieste, negli ultimi giorni, sempre sulle colonne di WordNews.it dall'attuale componente della commissione antimafia Stefania Ascari: «Queste sono responsabilità gravissime. Le Istituzioni non possono partecipare a un funerale di un uomo di mafia. Anche questa signora si dovrebbe dimettere. Ma che messaggio dà alla popolazione di quel paese? Che bisogna dare rispetto un uomo di mafia? Ripeto, la morte non ci rende tutti uguali.»
Tutto ciò ovviamente non è ancora accaduto.
Forse le dimissioni saranno depositate durante il consiglio comunale convocato il prossimo 27 luglio? Staremo a vedere.
Ma le nostre domande non sono certo finite. Abbiamo illustrato la nostra ipotesi nei giorni scorsi. Curcio, il protagonista di tutto questo "circo" dell'antimafia, si è suicidato, come sostiene la versione ufficiale, o è stato indotto al suicidio?
Da questa storia maledetta non certo escono vittoriose le istituzioni del posto. E non ci riferiamo soltanto al Comune di Petilia Policastro. L'esempio non è edificante. E non può diventare un alibi per la cittadinanza del posto: in queste ore da parte dei cittadini si è registrata vicinanza, silenzio, indifferenza. Questi sono tutti gli elementi che fortificano le mafie e la loro cultura criminale.
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OMICIDIO LEA GAROFALO. Il suo assassino è ritornato per quattro ore in paese, a Pagliarelle (Crotone). Ufficialmente per fare visita a sua madre "moribonda". La donna, Piera Bongera, solo qualche giorno prima è stata vista arzilla e serena in un supermercato. Cosa hanno in mente questi criminali? Perchè sul territorio è rientrato anche il cugino Vito Cosco, implicato nella strage di Rozzano? Per l'avvocato Guarnera: «Hanno preparato l'ambiente per dare un segnale allo stesso ambiente».
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