Agosto volge al termine e così le vacanze, il periodo dell’anno simbolo del divertimento e del relax, del riposo e dell’allegria, il mese della «folla a Ferragosto», «immagine della frenesia più insolente» nel porre «impegno nel divertirsi a tutti i costi, che parevano in uno stato di raptus» riprendendo le parole della risposta di Pasolini all’allora Presidente della Repubblica Leone, pubblicate su “Il Mondo” e poi nel 1976 in “Lettere Luterane”. «Era difficile non considerarli spregevoli o comunque colpevolmente incoscienti», cittadini dell’Italia, «non solo l’Italia del Palazzo e del potere», «Paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue: «contaminazioni» tra Molière e il Grand Guignol».
Pasolini attaccò in quell’articolo la colpevole incoscienza e l’ipocrisia frenetica italica. Sono passati quasi cinquant’anni e la landa desolata è rimasta identica, se non peggiorata.
Quel che ci circonda, l’incubo della guerra nucleare, della crisi economica, l’apocalisse che potrebbe incombere per le decisioni di sgovernanti sempre più ebbri della frenesia bellica e armata ne è una plastica dimostrazione.
In questo mese di Agosto, mentre l’Italia era immersa nella frenesia descritta da Pasolini, i tamburi di guerra hanno continuato ad avanzare incessanti. E chi vi si oppone ad essere perseguitato e a vivere tutto tranne che una vita di vacanze, divertimento, riposo ed allegria. Sull’attuale conflitto bellico tra Russia e Ucraina un flusso informativo (o supposto tale) ci sta invadendo sugli schermi televisivi e degli smartphone, dai computer e dai quotidiani. Sappiamo tutto, o quasi, sulle mosse e sulle intenzioni di Putin, Zelensky e dei loro governi, sappiamo tanto sull’evoluzione del conflitto sul campo. Molto meno su coloro che sono i veri protagonisti di questa guerra, che ne subiscono quotidianamente gli effetti, ovvero i civili. Tranne rarissimi casi le popolazioni russe ed ucraine sembrano non esistere, se non in alcuni bilanci di morti e feriti di alcuni attacchi. Anche se l’informazione main stream alle nostre latitudini sembra non accorgersene esiste una società civile che si mobilita e prende posizione, che chiede a gran voce di essere ascoltata.
Ed è in larga parte contraria alle politiche dei propri governi, cercando di costruire un avvenire di pace. Nel febbraio scorso Europe for Peace e il Movimento Nonviolento hanno ospitato per una settimana tre esponenti delle società civili russa, ucraina e bielorussa. Kateryna Lanko (Ucraina), Darya Berg (Russia) e Olga Karach (Bielorussia) insieme sono intervenute in vari incontri pubblici per portare in Italia la voce dei loro popoli. Affratellate e unite dagli stessi ideali, sentimenti e speranze per il futuro dei tre Stati. In queste settimane la sorte di un altro esponente della società civile ucraina sta mobilitando anche organizzazioni italiane impegnate nella solidarietà internazionale: il 15 agosto scorso il segretario del movimento pacifista ucraino Yurii Sheliazhenko è stato arrestato e posto ai domiciliari dal del Distretto di Solomyansky, Kiev.
Un appello per la fine della persecuzione contro il pacifista ucraino è stato lanciato dal presidente dell’associazione PeaceLink Alessandro Marescotti, dal missionario comboniano Alex Zanotelli (da decenni voce del Sud del mondo in Italia e per la nonviolenza e la solidarietà internazionale, per tanti anni vissuto accanto ai più poveri in una baraccopoli di Nairobi), dal presidente nazionale di Pax Christi Mons. Giovanni Ricchiuti e tantissimi altri esponenti della società civile italiana. La colpa di Sheliazhenko secondo le autorità ucraine è quella di essersi espresso contro la guerra scrivendo il testo “Agenda per la Pace” che fu inviato anche al presidente ucraino Zelensky. Un testo in cui, ha sottolineato Marescotti, non c’è «nulla di illegale ai sensi della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (1948) e della Carta di Nizza (2000)» e ai sensi della Costituzione italiana, in base alla quale l’associazione PeaceLink ha chiesto l’intervento a difesa dei diritti umani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Sul sito dell’associazione PeaceLink sono pubblicati il testo “Agenda per la Pace” e alcuni attestati di solidarietà a Yurii Sheliazhenko.
Questo il commento di Alessandro Marescotti dopo la condanna di Sheliazhenko.
«Oggi 15 agosto a Kiev un giudice ha condannato Yurii Sheliazhenko "colpevole" di aver lottato contro la guerra. Yurii Sheliazhenko è un pacifista gandhiano. Ed è un ricercatore universitario. Da un anno era spiato dai servizi segreti ucraini e veniva considerato un pericolo per la sicurezza nazionale per via delle opinioni pacifiste che condivideva pubblicamente in tutto il mondo tramite social network e videoconferenze. PeaceLink ne condivideva le prese di posizione traducendo i suoi articoli in italiano. Yurii Sheliazhenko era ed è apprezzato in tutto il mondo per il suo coraggio, la sua cultura e la sua coerenza.
Quella di oggi è una pagina nera per l'Ucraina. La società civile ucraina viene criminalizzata per aver lottato per la pace. Un potere poliziesco spia le voci difformi e limita la libertà allo scopo di dare un segnale forte e autoritario a tutti. I paesi che forniscono armi all'Ucraina stanno di fatto sostenendo un presidente responsabile dei servizi di sicurezza e quindi di questa azione liberticida. Zelensky guida una società dove non c'è spazio per il dissenso pacifista. I nonviolenti come Yurii Sheliazhenko vengono spiati, perquisiti e posti agli arresti domiciliari. Da oggi in poi vi sono ragioni sufficienti per dire che l'Ucraina non può entrare in Europa in quanto criminalizza il pacifismo, arresta il segretario del Movimento Pacifista Ucraino e processa le sue opinioni. Massima solidarietà con Yurii Sheliazhenko».
Qui https://www.peacelink.it/conflitti/a/49605.html PeaceLink ha riassunto le “accuse” contro Sheliazhenko riassumibili in una sola lineare frase: è colpevole di sostenere l’obiezione di coscienza alla chiamata alle armi, ad impegnarsi per il disarmo e la Pace. Sono passate due settimane dall’incarcerazione del segretario del movimento pacifista ucraino nel quasi totale silenzio in Italia. Un silenzio che puzza di censura, di omologazione bellicista. Alla fine di questo mese, mentre i tamburi di guerra continuano a rullare, è importante non dimenticarlo, rilanciare la mobilitazione di PeaceLink e non lasciar cadere nel vuoto la voce di chi si oppone al moloch della guerra.
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2023-08-31 20:04:23
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