La morte si accetta, perché è un evento naturale di questa vita.
Chi non può accettarla è chi ha avuto un collega, una persona cara, un familiare, che è stato ucciso in un attentato o in un agguato di mafia.
Se riflettiamo un attimo, ci rendiamo conto che un giudice, un poliziotto, un carabiniere, un giornalista, un imprenditore, un politico e molti altri, hanno pagato con la loro vita la lotta e la ribellione contro "cosa nostra", cercando di difendere il nostro popolo degli onesti e cercando di fare il proprio dovere nell'informare correttamente i cittadini o non piegandosi al principio dell'arroganza e della sopraffazione mafiosa, motivo per cui non è possibile accettarne la morte.
Ora, pensate un attimo che un rappresentate dello Stato, che dovrebbe essere vicino alle persone che hanno sacrificato la loro vita nella lotta alla mafia, si rivolga ad un esponente di "cosa nostra", dopo che questi hanno minacciato politici di primo piano e dopo che avevano ucciso per vendetta due loro sodali legati ad una precisa parte politica e dopo che avevano compiuto la strage dove trovava la morte Falcone, la moglie e gli uomini della scorta, proponendo, tramite il mafioso a cui si rivolge, di chiedere ai suoi vertici mafiosi, in quel momento rappresentati da Riina, un accordo con quella maledetta frase: "COS'È QUESTO-MURO CONTRO MURO-, NON SI PUO' PARLARE CON QUESTA GENTE…?".
Io ho fatto il poliziotto, ho avuto decine di confidenti e qualcuno mi accusa che anch'io ho parlato con mafiosi e che quindi è normale che un investigatore cerchi di avere notizie per finalizzare un'operazione di Polizia Giudiziaria.
Vero, ma non ho mai cercato accordi tra lo Stato che io rappresentavo e che aveva avuto vittime tra i miei colleghi e in tutte le classi sociali che ho elencato sopra, per "trattare" un accordo con la mafia. Il massimo che si poteva fare, chiunque abbia fatto il mio lavoro, era una possibile agevolazione personale a chi ti forniva una notizia e ti aiutasse a colpire una componente mafiosa.
Quello che ha fatto Mario Mori e Giuseppe De Donno, è cosa diversa, consentitemi di dirlo e non credo che non si possa configurare un gravissimo reato, cioè quella ricerca di una "trattativa" tra una parte dello Stato e la mafia, tramite mandanti politici o giudiziari verosimilmente collusi, e proprio con coloro che poco prima, come da sempre accaduto, si rendevano responsabili di gravissimi delitti, consistenti in omicidi o stragi verso uomini giusti, che credevano di difendere onesti componenti dello Stato, scevri da ogni possibile collusione.
Io non posso accettare, e sono pronto a qualsiasi conseguenza, che il generale Mori oggi, dopo una sentenza di assoluzione assolutamente discutibile, visto una condanna in primo grado e un'assoluzione di secondo grado che non condanna ma attesta come ci siano stati, dopo quei colloqui, comportamenti "strani" da parte dei suoi uomini, in occasione della mancata perquisizione al covo di Riina, la mancata cattura di Provenzano a Mezzoiuso, la "strana" sparatoria a Terme Vigliatore, il falso suicidio di Attilio Manca e Antonino Gioè, l'omicidio di Gino Ilardo e tantissime altre cose che potrei citare, affermi che: "… MI MANTENGO IN BUONA SALUTE PERCHÉ VOGLIO VEDERE MORTI I MIEI NEMICI…"!!
NO, da uomo che ha sempre fatto il proprio dovere, cercando di difendere gli onesti di questo Paese, NO, non posso accettarlo e non dovrebbero accettarlo neanche tutti coloro, e sono l'assoluta maggioranza del nostro popolo, che si dichiara onesta e che non ha mai colluso e che si è sempre comportata secondo i dettati di Legge.
BUON NATALE A TUTTI…!!!
Mario Ravidà
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2023-12-24 18:20:07
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