Report ha portato alla luce la parentela dell’assessore regionale, in Sicilia, alla Famiglia Nuccia Albano in quota Dc, proposta proprio da Totò, ‘Vasa Vasa‘, Cuffaro. L’assessore è figlia del capomafia degli anni ’40 Domenico Albano, morto in ospedale mentre era detenuto ed implicato nella vicenda del bandito Salvatore Giuliano.
“Assessore, io le devo fare una domanda un po’ delicata. A me risulta che lei sia figlia di Domenico Albano, ovvero il capomafia di Borgetto che protesse Salvatore Giuliano. È così?”
– è questa la domanda fatta dalla giornalista di Report fuori dalla scuola dello Sperone dove era stata convocata una seduta aperta della Commissione Regionale Antimafia, con tema sulla droga, e dove l’assessore stava partecipando.
A questa domanda l’assessore risponde così:
“Non posso rinnegare mio padre. Ero soltanto una bambina, di questi fatti ne sono venuta a conoscenza da grande. Non rinnego la storia di mio padre, non ha avuto nessuna influenza: né su di me né sulla mia famiglia. Volete buttare ombra sulla mia vita? Voi volete portare a casa lo scoop. Tutto questo ha un rilievo pubblico? Sono mafiosa?”
Ma chi è l’assessore Nunzia Albano?
Nunzia Albano è stata la prima donna medico-legale in Sicilia e ha condotto l’autopsia su Giovanni Falcone, Libero Grassi, quindi una valida professionista, ed è stata candidata in Parlamento siciliano nel settembre 2022 tra le fila della DC di Totò Cuffaro, nominata poi assessore, della giunta Schifani, alle politiche sociali e alla famiglia. Proprio perché ha detto di non rinnegare la storia di suo padre sono state richieste le dimissioni da diversi parlamentari siciliani. Di chi ha richiesto le sue dimissioni e della sua nota ne abbiamo parlato qui «Un assessore regionale figlia di un capomafia condannato»
Adesso è ovvio che le colpe dei padri non possono ricadere sui figli, però si è peccati di trasparenza soprattutto da parte di chi l’ha candidata, cioè Totò Cuffaro.
“Non abbiamo nascosto nulla”
afferma Totò Cuffaro.
“Quando sento la signora Albano che dice ‘io non rinnego la storia di mio padre’ non è proprio quello che mi vorrei sentire dire da parte sua, perché lei fondamentalmente era una ragazzina e le colpe non possono ricadere su di lei, ma nello stesso momento, da testimone di giustizia mi fa male sentire dire che non si rinnega la storia del padre”.
A dire queste parole ai microfoni di Report è la testimone di giustizia Piera Aiello.
Nel frattempo, nella puntata di Report, sono stati ricostruiti i ruoli di Salvatore Giuliano e di Domenico Albano.
Il padre dell’assessore era stato condannato in primo grado a 10 anni per associazione a delinquere aggravata, poi è morto.
“Il boss di Borgetto (Domenico Albano) appare l’anticipatore di quella guerra fra le gang mafiose che doveva poi insanguinare la città e il retroterra di Palermo fra il 1958 e il 1963. nessuno saprà mai da lui che fine abbia fatto il tesoro di Giuliano, del quale la madre di Turiddu gli chiese sempre, invano, la restituzione.”
scrive così il giornalista Mauro De Mauro, all’epoca, sul quotidiano l’Ora.
Quello che viene chiesto all’assessore Albano e Totò Cuffaro era la trasparenza verso gli elettori, durante la campagna elettorale delle regionali nel 2022, che però è mancata da entrambi le parti.
Un’altra posizione, in tutta questa storia, è il ruolo del fratello dell’assessore, Giovanni Albano. È un potente presidente di una fondazione, la Fondazione Giglio, che gestisce l’ospedale di Cefalù. Ecco Totò Cuffaro coinvolto nella sanità prima e dopo.
Ma cosa è accaduto, durante la campagna elettorale della sorella, in quell’ospedale (e in quelli siciliani) e che ruolo ha avuto?
“Cuffaro viene spesso in ospedale e viene accompagnato dal presidente in diversi reparti. Siamo tutti invogliati a votare la sorella dicendo ‘Siamo una famiglia, bisogna dare una mano, affinché possa andare a governare in Regione’ perché avremmo avuto dei vantaggi, nel senso che avremmo acceso i riflettori sulla struttura e potevamo avere anche una continuità del nostro lavoro. Ho partecipato alla campagna elettorale perché pensavo di fare una cosa buona per garantirmi il posto di lavoro. A molti colleghi sono arrivati il messaggino col volantino dove si diceva ‘Aiutateci’”
a dirlo è un dipendente della Fondazione Giglio. Continua dicendo
“I volantini venivano distribuiti anche dentro gli ospedali, gli spogliatoi. Le persone che a noi chiedevano il voto erano la responsabile dell’ufficio infermieristico, il direttore del personale ma anche quelli della direzione amministrativa. La dirigente infermieristica subito dopo si è candidata alle comunali di Cerda dove è stata eletta come consigliere comunale, anche lei cuffariana della DC, ed è salita, ha preso circa 600 voti.”
Nel 2015 Giovanni Albano è stato nominato presidente della fondazione dal Presidente della Regione Rosario Crocetta e confermato, nel 2018, dal Presidente Nello Musumeci.
Inoltre negli ultimi due anni, come si apprende da Report, la fondazione Giglio ha ampliato il suo raggio d’azione grazie alle convenzioni con altri ospedali pubblici.
“Questa convenzione non garantisce le emergenze-urgenze, tra l’altro la procedura di pre-ospedalizzazione deve essere fatta a Cefalù e non a Mistretta.”
afferma Livio Andronico, segretario generale UIL-FPL Messina.
Oltre alla convenzione della fondazione Giglio con l’ospedale di Mistretta, la convenzione è stata estesa con l’ospedale di Sant’Agata di Militello.
“Oggi questo ospedale è morto d’inedia. È un contenitore quasi vuoto, e in questa situazione di inedia si innesta il salvatore della patria che in questo caso ha un nome e un cognome: Fondazione Giglio. Fondazione, quindi stiamo parlando di privato. Noi vorremmo che il nostro ospedale funzionasse con i nostri dipendenti, professionisti, medici e infermieri.”
afferma Antonio Trino, segretario provinciale funzione pubblica CGIL Messina.
“Alla fine quel che è certo è che oggi la Fondazione Giglio si presenta come il salvatore della sanità siciliana. Quella stessa sanità che già nel 2005, governatore della Regione Cuffaro, aveva accumulato 4 miliardi di euro di debiti all’incirca. Insomma ‘todo cambia’ perché nulla cambi.”
chiude così Sigfrido Ranucci.
immagine di copertina tratta dal sito di Report
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