Non esistono più certezze consolidate, si fatica a individuare quali differenze vi siano, nei progetti e nei programmi, tra i vari partiti e le diverse aggregazioni. Non ci si misura con le ideologie, ormai tramontate e, purtroppo, sempre meno con i Valori.
L'agire politico è dettato da un esasperato realismo, guarda al particolare e al contingente, volto alla ricerca di ciò che giova alla "bottega" di alcuni leaders e alla loro carriera personale, piuttosto che all'interesse collettivo.
Talora è frutto di rancore e arroganza. Se è così, perché meravigliarsi del progressivo disinteresse dei cittadini, e soprattutto dei giovani? Vi è un disagio che si manifesta nel crescente astensionismo, e rappresenta un rischio per la nostra democrazia.
Il dato di fondo da cui partire è che il sistema politico italiano ha una notevole dose di vischiosità, una inesauribile capacità di aggiustamento, di compromesso, sia all'interno delle singole organizzazioni che tra di esse.
Vi è, poi, una diffusa tentazione a chiudere gli occhi, a rimuovere le nefandezze, passate e presenti, di alcuni protagonisti della politica, a liberarsi dalle ferite, dai dolori, dai rimorsi di coscienza
A perdere la memoria.
Il sistema delle illegalità, sia delle varie mafie che della corruzione politico-amministrativa, è stato solo parzialmente svelato e colpito, ma è ancora intatto.
Esso ha potuto sopravvivere in quanto un rilevante numero di persone, a diversi livelli, ha colluso con i grandi briganti e speculatori, non solo sul piano materiale ma anche "ideologico".
Occorre una politica nuova, che parta dal basso, che susciti un evento di coscienza collettiva al quale corrispondano mutamenti adeguati sul piano dei comportamenti sociali.
Solo una politica coniugata all'etica può contrastare l'illegalità.
Una politica che consenta l'irruzione di nuovi protagonisti, che metta assieme culture, storie, sensibilità diverse, unite dai Valori e da un progetto comune
Una politica che si apra alla società, specie a quella dei deboli, degli emarginati, dei nuovi poveri.
Una politica che rielabori le forme dell'agire, incardinandole nella democrazia e nella partecipazione, piuttosto che nel leaderismo e nella delega.
Una politica per la quale la questione morale torni ad essere centrale, e divenga questione della qualità del progetto, della qualità delle risposte, della qualità dei servizi, nuova forma delle istituzioni.
In caso contrario si sarà perduta la scommessa.
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2024-02-16 17:12:49
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