«La decisione di Francesco Schiavone detto "Sandokan" di collaborare con gli inquirenti inizialmente mi ha sorpreso, dopo quasi ventisei anni al carcere duro, penso che questa decisione abbia spiazzato tante persone e molte altre le abbia impensierite. Certo, spero che una collaborazione di tale livello sia proficua e possa restituirci un po' di verità sull'enorme business del traffico di rifiuti che hanno avvelenato i nostri territori, sui rapporti tra criminalità organizzata e politica, tra criminalità e imprenditoria, tra criminalità e colletti bianchi. Rapporti che sono serviti alle organizzazioni criminali, capeggiate da Francesco Schiavone, ad ampliare il loro potere, i loro business, la loro immensa ricchezza. Io spero che si arrivi a un po' di verità». Comincia così la nostra conversazione con Paola Villa, già sindaca di Formia e sempre in prima linea nel contrasto (non solo a parole) alla criminalità organizzata presente sul suo territorio.
Paola è una insegnante, con la sua Associazione non ha paura di fare nomi e cognomi. E, soprattutto, ha il coraggio di denunciare.
Chi è per te Sandokan?
«Francesco Schiavone, detto Sandokan, è uno spietato criminale, uno che ha costruito tutta la sua ascesa criminale pianificando omicidi e massacri. Uno che con scaltrezza ha saputo prima imitare il suo "mentore", Antonio Bardellino, per poi scalzarlo e prendere il suo posto. Addirittura pianificando il suo omicidio. Francesco Schiavone è una persona senza scrupoli e non merita considerazione e tentennamenti, se la sua collaborazione sarà proficua si procedesse come prevede la legge, se sarà solo uno specchietto per le allodole ritornasse al 41bis, nonostante la malattia».
L'ex capo dei casalesi prese il posto di Antonio Bardellino, ufficialmente ucciso in Brasile. Oggi molti esponenti sono residenti a Formia.
«La storia processuale ci dice che fu proprio Sandokan a chiedere a Mario Iovine di uccidere Antonio Bardellino nel maggio del 1988 in Brasile. Ma già verso gli inizi degli anni '80 la famiglia Bardellino aveva esteso i suoi interessi sul sud pontino e in particolare sulla città di Formia. Il fratello di Antonio Bardellino, Ernesto Bardellino, ex sindaco di San Cipriano d'Aversa, si è trasferito a Formia, investendo nell'attività edilizia, costruendo il complesso immobiliare nella traversa di Via Unità d'Italia, oggi conosciuta come Via Giorgio La Pira. Ancora oggi, Ernesto Bardellino, la moglie Flora Gagliardi e i loro tre figli vivono a Formia. Anche l'altro fratello di Antonio Bardellino, Silvio Bardellino, si è trasferito nel sud pontino, con i figli. Gustavo, uno dei due, è stato coinvolto nel febbraio del 2022 in una sparatoria presso una concessionaria di Formia. Sparatoria di cui, ancora oggi, non ne sappiamo motivi e movente, ma che proprio nell'estate scorsa ha rappresentato un filone di indagine legato alla scoperta del covo di Antonio Bardellino, un luogo dove presumibilmente, il capo della famiglia Bardellino vi trascorreva i giorni che passava in Italia durante questi 35 anni in cui era stato creduto morto».
Perché hanno scelto Formia?
«Formia e tutto il sud pontino rappresentano per la famiglia Bardellino un punto di riferimento. Il nostro territorio li ha accolti e la politica non li ha mai ostacolati, anzi con facilità hanno messo su affari e business di elevato valore economico. Basti pensare che i Bardellino costruirono e gestirono con diversi prestanome, la più grande discoteca d'Europa, il Seven up di Formia, dove i rappresentanti della criminalità organizzata e lo stesso Francesco Schiavone erano di casa».
Pochi mesi fa, proprio a Formia, hanno trovato uno dei nascondigli di Antonio Bardellino. Che idea ti sei fatta?
«Proprio a luglio dello scorso anno è stato scoperto, grazie ad una vasta indagine guidata dalle DDA di Roma e Napoli, il probabile covo di Antonio Bardellino. Il covo si trova all'interno di una villetta nell'amplissimo complesso immobiliare denominato "Villaggio del Sole". Questa scoperta ha solo rafforzato l'idea che abbiamo da sempre: che Antonio Bardellino non sia morto nel maggio 1988. Che tutta la sua esecuzione in Brasile sia stata una grande messa in scena, per consentirgli di vivere tra l'Italia e il Sud America, portando avanti i suoi interessi. E allo stesso tempo consentendo a tutti i suoi familiari di vivere serenamente, anche ai figli avuti oltre oceano. Il "covo" rappresenta come Antonio Bardellino sia sempre rimasto legato al territorio del sud pontino, come la famiglia Bardellino identifichi in Formia il suo "porto sicuro" ed ancora oggi rappresenti la loro città di riferimento e il luogo dove sentirsi in sicurezza».
Credi nella "collaborazione" di Sandokan?
«Sandokan dovrà dimostrare la sua "collaborazione", dovrà fornire agli inquirenti tutti gli elementi utili per garantirsi i "vantaggi" da collaboratore di giustizia. Il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, è e resta una garanzia nel certificare che tale collaborazione possa essere proficua o nel certificarne l'inutilità per lo Stato».
NELLE PROSSIME ORE L'INTERVISTA ESCLUSIVA A LORENZO DIANA (già componente della Commissione parlamentare Antimafia, per il suo impegno minacciato di morte dal clan dei casalesi).
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2024-04-15 12:00:17
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